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Da Infolampo: UE Turchia, immigrati, Europa, respingimenti, povertà

immigrati-accoglienza-1024x569-1429027879Accordo Ue-Turchia porta a respingimento vittime guerra, rispettare loro diritti fondamentali

COMUNICATO STAMPA UNITARIO CGIL, CISL, UIL

L’accordo UE con la Turchia porta al respingimento collettivo di vittime della guerra. L’Europa rispetti i diritti fondamentali di chi fugge dalle aree di conflitto

Esprimiamo la nostra più ferma condanna per i contenuti dell’accordo tra UE e Turchia circa il dramma dei migranti e dei rifugiati, soprattutto donne e bambini, un tema sul quale l’Europa sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso gli egoismi nazionali. 
Di fronte ad una crisi umanitaria, alle decine di migliaia di migranti e rifugiati accampati in condizioni disumane spesso anche sul suolo di Stati europei, al dramma di persone che fuggono da situazioni di guerra e di miseria, l’Unione Europea e gli Stati membri rispondono alle numerose tragedie e morti (4000 morti in mare dall’inizio della crisi), erigendo nuove barriere e trasformando un problema umanitario in una materia di scambio politico ed economico con il governo della Turchia, scambio che si configura come un  possibile grave respingimento collettivo delle vittime di guerra.

Quanto stabilito nell’accordo, infatti, contrasta platealmente con le norme internazionali in materia di rispetto dei diritti umani e contraddice nella sostanza i valori fondamentali dell’Europa e lo spirito del progetto europeo, oltre a non rispettare quanto previsto da regolamenti e normative della stessa UE in tema di diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo. 
Consideriamo inaccettabile che l’obbligo all’accoglienza e ad un trattamento umano dei migranti e rifugiati sia ridotto a una mera questione di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il flusso di profughi. Accordo con un Paese il cui governo peraltro risulta non rispettoso dei diritti umani, di quelli dei lavoratori e dei sindacati, di quelli della libertà di stampa e di informazione. Un governo lontano dal rispetto degli standard di protezione internazionali, come del resto dimostra la continua persecuzione della minoranza curda.

L’Unione Europea deve ritrovare nel suo modello sociale e nei suoi principi originari la chiave per una risposta a questa emergenza in linea con gli accordi internazionali; risposta fondata sulla solidarietà e sul principio di accoglienza, per evitare che la questione dei rifugiati – al pari delle politiche economiche

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Poverta’: Istat, in 2014 assoluta per 1,47 mln famiglie

Nel 2014, “1 milione 470 mila famiglie residenti in Italia (il 5,7% del totale) sono stimate attraverso l’indagine in condizione di povertà assoluta, si tratta di 4 milioni e 102 mila individui (il 6,8% dell’intera popolazione)”. Ad anziani l’84% delle prestazioni assistenziali. Senza dimora oltre 50 mila persone. Questi i dati presentati dall’Istat in audizione alla Camera davanti alle commissioni Lavoro e Affari Sociali per il ddl povertà.

Il fenomeno – continua l’Istat – appare più diffuso tra le famiglie residenti nel Mezzogiorno, dove si stimano in condizione di povertà circa 704 mila famiglie (l’8,6% del totale), pari a 1,9 milioni di individui poveri (il 45,5% del totale dei poveri assoluti). Livelli elevati di povertà assoluta sono stati osservati dall’Istat “anche per le famiglie con cinque o più componenti (16,4%), soprattutto se coppie con tre o più figli (16%), e per le famiglie con membri aggregati (11,5%); l’incidenza sale al 18,6% se in famiglia ci sono almeno tre figli minori e scende nelle famiglie di e con anziani (4% tra le famiglie con almeno due anziani)”.

Ad anziani l’84% delle prestazioni assistenziali – L’84% degli individui che usufruiscono delle principali prestazioni assistenziali previste dal sistema di welfare italiano è costituito da persone anziane (il 39% vive solo e il 23% in coppia). Questi i dati esposti da Cristina Freguja dell’Istat in commissione Lavoro e Affari Sociali della Camera per un’audizione sul ddl povertà. Le misure previste dal sistema socio-assistenziale italiano – ha spiegato l’Istat – “sono solo in parte finalizzate al contrasto della povertà e non si rivolgono esclusivamente a individui in condizioni di difficoltà economica”. In particolare, le politiche di intervento a favore della popolazione in povertà appartengono in prevalenza al campo degli strumenti di sostegno al reddito di specifiche categorie. Il sistema di trasferimenti sociali “agisce soprattutto nel ridurre l’esposizione al rischio di povertà delle persone sole e delle coppie senza figli, specialmente in età avanzata, ma è meno in grado di sostenere le coppie con figli minori e le famiglie numerose con almeno 5 componenti”, ha aggiunto Freguja.

Senza dimora oltre 50 mila persone  – “Si stimano in 50 mila 724 le persone senza dimora che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna nei 158 comuni italiani in cui è stata condotta l’indagine”. Questi i dati presentati dall’Istat in audizione presso le commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera in merito al ddl povertà, in cui è stato spiegato che le stime sulla povertà assoluta escludono la popolazione senza dimora. L’ammontare citato – continua la relazione Istat – “corrisponde al 2,43 per mille della popolazione regolarmente iscritta presso i comuni considerati dall’indagine, valore in aumento rispetto a tre anni prima, quando era il 2,31 per mille (47 mila 648 persone)”. Oltre metà delle persone senza dimora vive nel Nord (circa il 56%). Rispetto al 2011 l’Istat poi osserva una diminuzione della quota di persone senza dimora nel Nord-est (dal 19,7% al 18%), cui si contrappone l’aumento nel Sud (dall’8,7% all’11,1%). Rispetto al 2011, “vengono confermate anche le principali caratteristiche delle persone senza dimora: si tratta per lo più di uomini (85,7%), stranieri (58,2%), con meno di 54 anni (75,8%), con basso titolo di studio”, conclude l’Istat.

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