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Infolampo- nuovismo – fake

L’irresistibile fascino del nuovismo
Nel dibattito politico si tornano a cavalcare i cavalli di battaglia della meritocrazia e dell’attacco al
pubblico impiego, del superamento della distinzione destra-sinistra, della difesa della globalizzazione
neoliberista e delle sue politiche anti-redistributive: una risposta nel merito ai “nuovisti”.
di Carlo Gubitosa
Nel dibattito politico di questi giorni si è riaffacciato il tema della meritocrazia, un concetto piuttosto
vago che nell’immaginario collettivo evoca premi per chi si impegna e sanzioni per chi batte la fiacca,
carriera per chi dimostra capacità e licenziamenti per chi non
produce risultati.
Questo discorso pubblico, tanto generico quanto condivisibile,
è utilizzato da tempo come un cavallo di Troia per
cambiamenti strutturali di paradigma nelle relazioni di lavoro:
non più categorie di lavoratori che rivendicano condizioni
migliori, ma singoli professionisti che competono per
emergere grazie al proprio merito, o anche in rapporto alle
disgrazie o alle mancanze altrui; non più contratti collettivi di
categoria dove la forza della rappresentanza compensa il
potere contrattuale del datore di lavoro, ma trattativa
individuale in cui ciascuno può illudersi di bilanciare il
rapporto asimmetrico tra azienda e lavoratore grazie alle
proprie doti individuali.
La meritocrazia nella pubblica amministrazione non è spargere pubblicamente pece e piume sui
fannulloni, per i quali ci sono già leggi e sanzioni vigenti (nel 2018 il numero di licenziati nella pubblica
amministrazione è aumentato del 62,8% rispetto a 5 anni prima) ma valorizzare, formare e stabilizzare il
pubblico impiego eliminando ogni sacca di precariato, anche in chiave di moltiplicatore economico e
sostegno alla domanda interna.
Chi vuole il pubblico impego di qualità (dopo aver preso atto dati alla mano che quello italiano non è tra i
più scadenti d’Europa, e sia in proporzione che in valori assoluti pesa molto meno sui conti pubblici di
quanto accade in Francia e UK) può valorizzare il merito chiedendo contratti di qualità, retribuzione di
qualità, ambienti di lavoro di qualità (si pensi al 54% delle scuole senza certificato di agibilità) e
soprattutto più qualità nel riconoscimento sociale della funzione pubblica, che nell’immaginario collettivo
viene ormai associata a privilegi, imbrogli, furbizie del cartellino e svogliatezza.
A chi continua a ripetere che le categorie di destra e sinistra sono superate, e che in una società moderna
bisogna spostarsi sulle coordinate tra il merito e il demerito, possiamo far presente che l’asse politico del
900 e le categorie di filosofia definite da Norberto Bobbio sono valide oggi più che mai, se è vero com’è
vero che il conflitto tra capitale industriale nazionale e lavoro contrattualizzato in categorie si è inasprito
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Napoli è pronta per le giornate
nazionali dei servizi pubblici

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www.strisciarossa.it
Re delle fake news fa lezione ai giornalisti contro le fake
news
Corso di aggiornamento professionale per giornalisti sulle fake news: roba tosta.
Insomma, i giornalisti prima di rilanciare notizie che vedono Hillary Clinton partecipare
a cene sataniste con artiste che utilizzano “vernice composta da sangue di maiale,
sperma, urina e latte di donna” (cena mai esistita, secondo un accreditato sito di fact
checking), o di retwittare le bufale sui migranti (per esempio quella dello smalto sulle
unghie di Josefa, la migrante salvata dalla Open Arms o sul fatto che la giovane uccisa a
Macerata fosse stata cannibalizzata per riti voodo) o, ancora, prima di apparire in video e
assumere saccenti posizioni no-vax, o condividere articoli di politica internazionale su
Trump scritti da teorici del complotto… dicevamo: prima di far proprie queste
informazioni, i giornalisti dovrebbero contare fino a 1000 e poi informarsi, approfondire,
studiare… e poi forse buttare.
di Silvia Garambois
Un lungo elenco di scivoloni
Abbiamo ripreso questo elenco di bufale dal “Foglio”, perché tutti questi “scivoloni” sono
attribuiti a Marcello Foa. E Foa non è un giornalista qualunque, è a capo della più grande
azienda culturale del Paese. È vero che sono state raccontate alla vigilia della prima
Commissione di Vigilanza sulla Rai convocata sulla sua nomina a presidente della tv
pubblica, quella finita con una sonora bocciatura per l’ostilità di Berlusconi (il via libera
arriverà solo a settembre), ma le cose restano.
E in realtà strisciarossa, a proposito di Foa, ha raccontato anche di più, dai suoi rapporti
con Putin al fatto che il Guardian lo abbia definito “fake news journalist” (LEGGI QUI e
QUI ).
E il presidente sale in cattedra
Ora però con i corsi di aggiornamento dedicati per giornalisti si mette un bel punto a
questo andazzo. Un corso che parte da Roma, col titolo “Fake news”, e che sarà proposto
in contemporanea anche a Torino oltre che a Milano e Palermo (dove il titolo è un po’ più
pomposo: “media manipulation through images”).
Tema: “L’uso distorto delle informazioni e delle immagini è il vero pericolo di un tempo
dove le fonti di informazione sono plurime. Per questo chi è a capo di una grande azienda
editoriale si trova ad affrontare sfide sempre più difficili. Quali strategie per una
informazione sempre più attenta?”
La bufala su Berlino apparsa sul Corriere del Ticino, all’epoca diretto da Marcello Foa
(poi smentita dal giornale)
Chi è il docente? Il presidente della Rai, Marcello Foa, of course.
P.s. È vero, ci sarà anche il direttore della Bbc. È vero, nel frattempo Foa ha scritto un
libro contro le fake news. Ma a montare in cattedra, diciamolo, ha un bel coraggio… Per
una informazione completa: i posti per il corso romano sono già esauriti, ci sono le liste
d’attesa.

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contro-il-pericolo-delle-fake-news/