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Assenti ingiustificati

Curiosi e addetti ai lavori osservano all’interno del Viminale i simboli presentati per le elezioni politiche del 2013, Roma, 12 gennaio 2013.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Gli elettori italiani chiamati alle urne il prossimo 4 marzo ne stanno sentendo di tutti i colori. Propaganda elettorale da far impallidire la più aggressiva campagna pubblicitaria. Promesse mirabolanti e per tutti i gusti, in grado di “accontentare”  tutti i palati elettorali. Non manca niente al ricco menù delle ricette elettorali: volete la flat tax, la volete al 23% , oppure al 15%, c’è, volete il veterinario per i vostri animali ogni 15 giorni, c’è, volete il ponte sullo stretto, c’è, volete cancellare la legge Fornero, c’è, volete una pensione decente di almeno 1.000 euro, per tutti e per le mamme, c’è, volete meno immigrati, c’è, volete il condono fiscale, c’è, volete la chiusura di Equitalia, c’è, volete i poliziotti di quartiere, c’è, asili nido, ci sono, revisione dei trattati europei, c’è, e c’è molto altro ancora nei “programmi” delle oltre cinquanta formazioni politiche presenti nella bacheca del Viminale. Ci sono pure almeno due assenti illustri e ingiustificati, il debito pubblico e il lavoro. Il debito pubblico nel nostro Paese ha sforato i 220 mld di euro, una cifra monstre di cui nessuno parla e nessuno svela la ricetta segreta per “almeno” ridurlo. Tutti, nessuno escluso, parlano di nuove spese, di grandi opere, taglio delle tasse, tutte operazioni da finanziare con il debito già di per se insostenibile. Nessuno, dico nessuno parla dello spread dei BTP decennali italiani rispetto ai BUND tedeschi, in questo periodo intorno ai 140 punti, con la conseguenza per l’Italia di un aumento dell’1,40 dei tassi di interesse rispetto alla Germania, le conseguenze ognuno può immaginarle. Inoltre provate a guardare qual è lo spread dei BONOS spagnoli rispetto ai Bund tedeschi, solo 90 punti, con la conseguenza pratiche che la Spagna si finanzia ad un tasso di interesse inferiore dello 0,50 rispetto all’Italia. Questo vuol dire conseguenze dirette sulle esportazioni, conseguenze sul sistema produttivo del paese, sul sistema complessivo de debito e delle modalità di rifinanziamento e pagamento degli interessi. Eppure nessuno, ribadiamo nessuno, ha il coraggio di affrontare l’argomento. Stesso schema per il lavoro. Le statistiche rivelano un calo della disoccupazione, ma realmente il numero dei disoccupati o sottoccupati non cala, se è vero, come è vero, che tra gli occupati vengono conteggiati quanti lavorano anche saltuariamente o solo a chiamata per brevi periodi. In nessun programma elettorale troviamo fino ad ora una ricetta seria e non finanziata con nuovo insostenibile debito pubblico in grado di lenire la piaga della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Tutto questo rende irrealistica questa tornata elettorale, con la netta sensazione di una tornata non utile alla governabilità del Paese, la possibilità di un ritorno alle urne in autunno e la formazione di un governo “autorevole” con alla guida una personalità in grado di fare scelte difficili e imporre agli italiani sacrifici “utili” in un’ottica di risanamento e di rilancio dell’economia, finalmente fuori dalla favola bella e dalle pirotecniche trovate elettorali.

Ares