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Infolampo: Tirocini – informatori

stagetirociniTirocini, così si rischia lo sfruttamento

Cgil: “Bisogna cambiare le nuove linee guida, perché allontanano ulteriormente lo strumento dalla sua

funzione originaria favorendo la precarizzazione dei giovani”. Il sindacato metterà in campo tutte le

iniziative utili per ottenere i correttivi

Bisogna correggere le linee guida sui tirocini, altrimenti si rischia di favorire lo sfruttamento dei ragazzi

coinvolti. È l’allarme lanciato oggi dai segretari confederali

della Cgil, Giuseppe Massafra e Tania Scacchetti. Le nuove

linee guide sui tirocini extracurricolari, spiegano,

“allontanano ulteriormente questo strumento dalla sua

funzione originaria, favorendo sfruttamento e

precarizzazione a danno delle nuove generazioni e della

qualità del lavoro nel Paese. La Cgil metterà in campo tutte

le iniziative utili affinché, in questi mesi prima del

recepimento da parte delle Regioni, siano definiti i necessari

correttivi”.

Un impianto – tra l’altro – che è stato definito senza

interpellare il sindacato. I due dirigenti denunciano

“l’assenza di confronto con le parti sociali su un tema, quello

dei tirocini, cruciale per offrire accrescimento delle

competenze e maggiori opportunità occupazionali. Finalmente nelle nuove linee guida si affrontano –

sottolineano – alcuni nodi che la Cgil aveva sollevato da tempo: viene normato il tema dell’interruzione, il

ruolo e la funzione dei tutor, vengono aboliti i tirocini per i professionisti abilitati, si inibisce la possibilità

di realizzare più di un tirocinio con la stessa azienda, viene definito un sistema sanzionatorio, seppur

ancora da definire e quindi facilmente aggirabile”.

Il giudizio generale, però, resta “molto negativo”. Per i segretari il provvedimento non convince “a causa

dell’introduzione di alcune novità che riteniamo inopportune, come il possibile allungamento fino a dodici

mesi del tirocinio e la possibilità di utilizzo nei lavori stagionali, misure che rischiano di essere vere e

proprie trappole di sfruttamento per una generazione di cui si parla molto, ma a cui le politiche messe in

campo finora hanno offerto poche occasioni di miglioramento della propria condizione”.

Le nuove linee guida, come le precedenti, in assenza di un quadro complessivo di riforma degli strumenti

per le transizioni dei giovani dalla scuola al lavoro, concludono Massafra e Scacchetti, “rischiano di

favorire un uso distorto del tirocinio a discapito di altri strumenti, maggiormente tutelanti e qualificanti,

come l’apprendistato”.

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può fare

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Gli informatori, sentinelle fragili della democrazia

Mettono a repentaglio la loro vita privata e professionale per denunciare le malversazioni e le

irregolarità di cui vengono a conoscenza nel loro lavoro, eppure i whistleblower non godono della

protezione che spetterebbe loro. Ma qualcosa in Europa si sta muovendo.

di Gian Paolo Accardo for VoxEurop

Il 15 marzo la Corte di appello di Lussemburgo ha condannato Antoine Deltour e Raphaël Halet

rispettivamente a sei mesi di reclusione con la condizionale e a 1.500 euro di multa, e nove mesi di

reclusione con la condizionale e a 1.000 euro di multa per aver violato le leggi del Granducato sul segreto

degli affari. I due avevano sottratto alla società di revisione PricewaterhouseCoopers migliaia di

documenti fiscali riservati sugli accordi conclusi da quest’ultima con il fisco lussemburghese per conto di

alcuni grandi imprese multinazionali. Deltour e Halet avevano trasmesso i documenti al reporter Edouard

Perrin, che le ha poi pubblicate nell’ambito dell’inchiesta giornalistica realizzata dall’International

Consortium of Investigative Journalists battezzata LuxLeaks. Perrin è invece stato assolto sia in primo

grado che in appello.

Come quelle dei più celebri Edward Snowden o Chelsea Manning, la loro vicenda ha sollevato

l’attenzione del pubblico e delle istituzioni europee sulla figura e la disciplina del whistleblower o

informatore, chi cioè denuncia pubblicamente o riferisce alle autorità delle attività illecite o delle

irregolarità commesse all’interno dell’organizzazione alla quale appartiene. “Si tratta spesso di

professionisti, che ricoprono spesso degli incarichi elevati in un’impresa o un’amministrazione, e che, per

motivi morali, decidono di denunciare alla stampa delle informazioni di pubblico interesse”, spiega spiega

Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Federazione europea dei giornalisti. “Per noi hanno un ruolo

fondamentale per la democrazia e la trasparenza”, aggiunge: “queste persone soffrono per quello che

hanno fatto. Non ne conosco nessuna che sia uscita in condizioni economiche migliori di prima che si

mettesse a parlare. Subiscono pressioni enormi, anche dal punto di vista economico. Prendono un rischio

nell’interesse della collettività, ne subiscono le conseguenze e non vengono protette. Questo non va

bene.”

La vicenda LuxLeaks ha anche messo in evidenza “l’assenza di protezione giuridica degli informatori a

livello nazionale e dell’Unione europea”, come hanno denunciato 108 eurodeputati in una lettera aperta

nella quale esprimevano il loro “sostegno” e la loro “solidarietà” a Deltour e Halet. A giustificare questa

assenza sarebbe, secondo le istituzioni europee, la mancanza di basi giuridiche nei testi comunitari.

In realtà la Carta europea dei diritti fondamentali, che i paesi membri e l’Unione europea devono

rispettare, stabilisce, all’articolo 11, che “ogni persona ha diritto alla libertà di espressione” e che tale

diritto “include la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere

ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.” Garantendo il diritto

all’informazione, la Carta protegge anche chi di queste informazioni è la fonte – gli informatori nel caso

che ci interessa – e chi le verifica e le diffonde – i giornalisti. “È la coppia perfetta”, aggiunge Ricardo

Gutiérrez, “perché il giornalista svolge la funzione di intermediario, verifica le informazioni che

whistleblower gli trasmette e si assicura che le sue motivazioni siano eticamente valide, e che non agisca

per interesse personale.”

“La presunta assenza di basi giuridiche è il dito dietro al quale si nascondono di solito le istituzioni

europee quando non c’è la volontà politica di affrontare una questione”, afferma per parte sua Pamela

Bartlett Quintanilla, che segue la questione per conto del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo,

insieme ai Liberali fra i più attivi sul fronte della difesa delle libertà pubbliche. “In realtà, le basi

giuridiche ci sono, e sono fondate sulla necessità di proteggere il mercato interno dalle distorsioni e di

proteggere le condizioni di lavoro degli informatori contro le eventuali ritorsioni dei datori di lavoro”,

aggiunge.

Sulla prima opzione ha lavorato la commissione di controllo sul bilancio del Parlamento europeo, che ha

presentato la sua relazione (relatore Denis De Jong, GUE/NGL) “sul ruolo degli informatori nella

protezione degli interessi finanziari dell’Ue”. Relazione nella quale, tra l’altro, la commissione “afferma

che gli informatori svolgono un ruolo essenziale nell’aiutare gli Stati membri e le istituzioni e gli organi

dell’UE a prevenire e contrastare qualsiasi violazione del principio di integrità e l’abuso di potere”, e

“sollecita la Commissione a presentare immediatamente una proposta legislativa che istituisca un

programma europeo efficace e globale di protezione degli informatori.”

La commissione affari giuridici sta invece lavorando su un rapporto più ampio sulla protezione degli

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