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Agricoltura anno zero!

Crisi-agricola-immagine-simbolica-300x279L’Agricoltura italiana nonostante le costanti tirate di ottimismo del Ministro Martina è nelle condizioni peggiori degli ultimi decenni. Non solo le cervellotiche direttive europee, la burocrazia interna, il forte frazionamento dei fondi agricoli, anche e soprattutto le concomitanti ragioni geopolitiche, economiche e per ultimo ci si è messo anche il clima a dare un amano in senso negativo. La situazione attuale è tale per cui i produttori non ricavano dalla vendita dei loro prodotti neppure la copertura dei costi di produzione. Solo le sanzioni verso la Russia sono costate al solo comparto agricolo oltre 260 milioni di euro. I prodotti di punta della nostra produzione in questa stagione vengono pagati molto meno del passato. Le arance sono quotate un buon 30% in meno rispetto alla stagione precedente, i pomodori il 43% in meno, il grano duro il 26% in meno e il ricavato non è sufficiente neppure per pagare i concimi. Per non parlare del latte, alla produzione il costo è stimato in 44 centesimi, ma l’allevatore ne ricava a malapena solo 35, con la conseguenza che negli ultimi 15 anni sono scomparse 170 mila stalle. In questo scorcio di anno ha pesato in maniera sensibile anche il clima, un inverno caldo ha prodotto una anticipazione della vegetazione e un conseguente anticipo delle produzioni, con fragole già mature a febbraio e ciliegie ad aprile, l’accavallarsi di produzioni tardive e precoci ha prodotto un corto circuito nell’offerta non giovando ovviamente alla tenuta del prezzo. Questa situazione potrebbe anche far gioco ai produttori, dal momento che ad una situazione di sovrapproduzione seguirebbe di fatto una fase di scarsità del prodotto con giovamento sui prezzi. Purtroppo così non è, in quanto la GDO, forte acquirente di prodotti agricoli, al momento della scarsità di prodotti sul mercato nazionale, pur di mantenere una forte competizione sul prezzo tende ad acquistare prodotti sui mercati esteri aumentando le impostazioni con ulteriori forti danni alla nostra economia agricola. Tutto legale e consentito grazie ad accordi bilaterali, tra la UE e i Paesi asiatici o del bacino del Mediterraneo, con la conseguenza di una forte sovrapposizione della loro produzione alla nostra negli alimenti come pomodori, agrumi, aglio, fragole, olio d’oliva, cetrioli, uva, pesche, zucchine o carciofi. Il vero problema è rappresentato dalle tipologie produttive dei paesi di provenienza di quest prodotti. La possibilità per i loro produttori di utilizzare fitofarmaci e pesticidi da noi vietati, ma molto economici con una diretta concorrenza sleale nei costi di produzione. Sarebbe opportuno un cambio di passo a livello europeo, ma al punto pare improbabile. Oramai da anni in Europa siamo rappresentati da figure di scarso peso e la capacità di incidere da parte dell’agricoltura mediterranea è pari a zero. Diverso il discorso e fossero toccati gli interessi dei Paesi del nord o le produzioni di Birra, Formaggio, mai e poi mai avrebbero consentito l’importazione di tali prodotti in esenzione di dazi.

ARES