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Da Infolampo: I nonni…, La Carta dei diritti

infolampo_banI nonni al centro della vita dei bambini. Ma impreparati su sicurezza, prevenzione e buone abitudini

L’Italia risulta essere il paese dove il 33% dei nonni si prende cura quotidianamente dei nipoti, contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia. Il 63% degli accessi pediatrici avviene in compagnia dei nonni. Ma solo il 44% dei nonni sa che la posizione giusta per far dormire il piccolo è sulla schiena e il 49% non ritiene pericoloso lasciare peluche o altri giocattoli nel lettino mentre vi sta dormendo un neonato.

Dalla Società italiana di pediatria preventiva e sociale un richiamo all’importanza che i nonni vengano istruiti su sicurezza, alimentazione infantile, puericultura, pedagogia e aspetti socio-educativi.

Ancora oggi i nonni sono figure al centro della vita dei bambini. E’ infatti a loro che, in caso di bisogno, i genitori si rivolgono la maggior parte delle volte per accudire il bimbo. Anche per questo la complicità tra nonni e nipoti è ancora oggi forte. Lo spiega la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). “L’indagine Eurispes 2004 ‘L’identikit del nonno italiano’, ancora attuale – dichiara in una nota Leo Venturelli, Pediatra di Famiglia di Bergamo, referente per l’Educazione sanitaria e la comunicazione della SIPPS – mette in luce come il nonno italiano venga percepito dal nipote con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni: è una figura che comunica affetto, che comprende le sue necessità, che trasmette esperienze. Di contro, i nipoti che si sentono viziati dai nonni sono una minoranza, anche se discreta (il 27%), e quelli che invece che si sentono trattati in modo autoritario rappresentano circa 1/3 degli intervistati. Insomma, i nonni italiani sono amati dai loro nipoti e passano con loro quasi la metà del loro tempo”.

Da uno studio europeo del 2011 (SHARE: The Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe-2011), l’Italia risulta essere il paese dove il 33% dei nonni si prende cura quotidianamente dei nipoti, contro l’1,6% della Danimarca o il 2,9% della Svezia. “Questa situazione, giudicabile positiva sotto l’aspetto umano, nasconde però una realtà in cui le famiglie giovani si devono appoggiare a quelle di origine per poter accudire i figli, in tempi di difficoltà economiche ed occupazionali e di carenti investimenti nel settore della famiglia e dei servizi sociali: anche in questo l’Italia rappresenta il fanalino di coda tra i paesi europei nella percentuale del PIL dedicato al welfare della famiglia”, denuncia Venturelli.

Ecco allora che, per l’esperto della Sipps, i nipoti di fatto risultano “sulle spalle dei nonni, non solo come accudimento, ma anche dal punto di vista economico: un’intervista del 2012 al vice presidente di

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«La Carta dei diritti, proposta innovativa per i precari»

Il segretario del Nidil, Claudio Treves, parla a RadioArticolo1 del nuovo Statuto dei lavoratori. “Un testo di straordinario valore. Finalmente si dice che servono diritti uguali per tutti, a prescindere dall’impresa e dal contratto del lavoratore”

La Carta dei diritti universali del Lavoro è “una proposta di straordinario valore innovativo: è la prima volta che un sindacato prova a rimettere al centro il tema del lavoro, dei suoi diritti, in una logica universale rispetto a un quindicennio nel quale l’ideologia dominante ha messo al centro l’impresa”. Lo afferma il segretario generale del Nidil Cgil, Claudio Treves, ai microfoni di RadioArticolo1 nella trasmissione “Italia Parla” (ascolta il podcast integrale).

“Dalla Costituzione in poi – riflette Treves – il rapporto di lavoro è una relazione diseguale tra due soggetti diseguali: il compito del diritto della legislazione è quello di tutelare il contraente debole, ovvero il lavoratore”. I risultati delle politiche di questi anni, che hanno agito in senso contrario “li vediamo sotto gli occhi proprio in questi giorni”. Il testo della Cgil dunque “ha lo straordinario coraggio di provare a ribaltare questa impostazione, attraverso una Carta che dice che bisogna riconoscere i diritti di tutti, a prescindere dal lavoro svolto, dalle dimensioni dell’impresa e dalle caratteristiche del lavoro. Una grande novità che è il cuore della Carta”.

Il segretario del sindacato degli atipici parla poi della natura della Carta. “E’ un lungo documento di 64 pagine e 97 articoli – spiega -, è fatto sinteticamente di tre parti: la prima di rango costituzionale, che prevede il riconoscimento dei diritti a prescindere dalla modalità con la quale la prestazione lavorativa viene svolta. Si afferma il diritto al lavoro, al lavoro dignitoso, il divieto di discriminazione, il riconoscimento in caso di malattia, maternità, infortunio, e il diritto all’aggiornamento che è nuovo rispetto ai diritti ‘storici'”. La seconda parte riguarda lo strumento per esercitare questi diritti: “Si stabilisce la disciplina dell’attività di contrattazione, con un punto di approdo rilevantissimo che è quello dell’applicazione degli articoli 39 e 46 della Costituzione, ovvero il riconoscimento del valore universale della contrattazione svolta da soggetti che operano in un regime democratico. Si afferma il diritto al ruolo che i lavoratori possono svolgere nei confronti della loro impresa, che va sotto il titolo “partecipazione””.

La terza parte si applica a declinare le nuove forme di impiego, contratti e tipologie occupazionali. “C’è un punto che di solito è assente nella discussione pubblica – così Treves -, ovvero che questa parte affronta le forme con cui l’impresa si è trasformata. Negli ultimi anni le aziende sono diventate sempre più una coabitazione tra forme di lavoro diverse, e qui torniamo al nostro sindacato degli atipici. Oggi un’impresa è un insieme di imprese: ci sono quelle che lavorano in appalto, le esternalizzate, le cessioni di un ramo d’azienda e molte altre. All’interno troviamo lavoratori dipendenti, autonomi, a tempo indeterminato, precari. Tutelare queste persone – conclude – è il vero nodo che il sindacato ha di fronte”.

Ascolta il podcast integrale

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