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Quanto manca all’arrivo dell’uomo forte?

00lasvoltaGli ingredienti ci sono tutti e non serve essere dei bravi analisti per conoscere i fattori che portano inevitabilmente un paese verso una svolta autoritaria. In primo luogo la disoccupazione, il malgoverno, la criminalità e la micro criminalità, il disagio sociale e la sofferenza crescente di larghe fasce della popolazione. Sono molti di più in questo  momento gli elementi in grado di far fare un parallelismo con l’Italia post prima guerra mondiale. La situazione politica era ad essere lievi assai confusa, le dimostrazioni di piazza e i disordini non mancavano, la disoccupazione era a livelli elevati e le fabbriche venivano occupate. Con queste premesse e l’inefficacia e l’inefficienza dei partiti la strada per il fascismo era spianata. Lo stesso ragionamento potremmo farlo per la Germania, sempre nel periodo post bellico, dove le forze politiche avevano forse una maggiore credibilità rispetto all’Italia, ma la zavorra della disoccupazione bastò da sola a far salire al potere il partito nazista, con tutto quello che ne scaturì. Sono solo due situazioni storiche molto vicine a noi e molto studiate, ma non sono le sole a dimostrare che un mix pericoloso ed esplosivo di tensioni sociali generate da non governo o malgoverno, disoccupazione, corruzione, paura e disagio sociale generano svolte autoritarie. L’Italia è in pericolo, grave pericolo. La disoccupazione è a livelli mai raggiunti fino ad ora e non vi sono vie di uscita a breve, complice l’assenza di segnali di ripresa economica. Quanto al non governo, se non vogliamo parlare di malgoverno, certo non si fanno scelte per risolvere le emergenze “vere” del paese, ci si aggroviglia tra maggioranza e opposizione intorno alle questioni elettorali, al Jobs Act, forse una qualche riforma della giustizia, nulla di concreto per contrastare il declino del Paese, eliminare la burocrazia, tagliare la spesa pubblica improduttiva, cancellare davvero Provincie e Regioni Autonome, accorpare i Comuni, cancellare le città metropolitane, altra fonte di spese e futuri sprechi, chiudere la maggior parte delle municipalizzate ed attuare seriamente una politica di rigore nella spesa, non come stanno facendo le Provincie riformate, spendendo in pochi mesi più di quanto hanno speso nell’anno precedente. Renzi eviti le risse e le zuffe in Parlamento e fuori, rispetti nei limiti del corretto confronto le parti sociali, privilegi il dialogo all’azione muscolare e renda davvero efficace la nostra povera depauperata democrazia. L’Italia è davvero in pericolo, il rischio di non farcela a risalire la china alla luce degli indicatori economici è molto forte. La nostra unica fortuna è quella di non avere davvero un uomo forte o una forza politica in grado di assumere da sola la guida del Paese. D’altro canto gli accordi e le scaramucce di questi giorni dimostrano ancora una volta l’inadeguatezza di questa classe politica, seppure in parte rinnovata e lo scarso senso di responsabilità verso il Paese, verso i milioni di disoccupati soprattutto giovani, ma più in particolare verso il disagio di tanti, tantissimi imprenditori che ogni due giorni e mezzo si tolgono la vita perché non riescono più a mandare avanti le loro aziende e garantire un salario ai loro dipendenti. A tutti questi nessuno degna attenzione, i fari sono accesi sull’Italicum, l’elezione del presidente della repubblica, la riforma del Senato, mentre i Consiglieri regionali ricorrono ai giudici amministrativi contro il taglio dei vitalizi, questa classe politica vuole solo acconciarsi a gestire l’ultimo scampolo di potere prima della fine prossima annunciata.

ARES