Non c’è più tempo…..
Priorità alle riforme istituzionali, poi la riforma della Giustizia, queste le principali preoccupazioni ed occupazioni del premier Renzi, che ora tenterà di accelerare sulle riforme conscio dello stato del Paese con provvedimenti da presentare nel CdM del 29 Agosto. Purtroppo è tardi, anche una cura forte, molto decisa stenterà a dare i suoi frutti su un tessuto economico ampiamente lacerato, disaffezionato, largamente conscio della insostenibilità della pressione fiscale e della burocrazia. Il Premier ha fatto delle scelte, scelte di “egemonia personale”, nel raccordo con FI sulle riforme istituzionali e giustizia, posponendo le ricette per far ripartire il Paese ed ora si troverà a dover chiedere ancora soldi ai cittadini, se non Lui direttamente certamente i Comuni, le Provincie per metà scomparse e le Regioni. I Comuni in primis per la gravità dei loro bilanci, ma anche il governo centrale avrà bisogno di trovare una cifra che oscilla tra 15 e i 20 miliardi nell’arco di un trimestre. Renzi poteva mettere mano decisamente, forte del consenso popolare al taglio effettivo delle Provincie, alla riduzione della spesa pubblica e degli sprechi, alla cancellazione delle municipalizzate, alla riforma vera della burocrazia, alla riforma fiscale, ad un piano per il lavoro, alla cancellazione delle regioni a Statuto Speciale, all’accorpamento dei piccoli comuni, alla cancellazione delle Comunità Montane e via di questo passo. Poteva e doveva farlo in forza del mandato ricevuto dagli elettori alle Europee e del largo consenso di cui “godeva” il suo esecutivo, oggi, si trova a dover fare i conti con una fase di crisi ancora più grave, con una compagine governativa non sempre in grado di dare il meglio di se e soprattutto non ha voluto toccare gli asset del potere che gli assicurano consenso, in ciò ricalcando vecchie trite politiche da prima e seconda Repubblica. Magari riuscirà a durare qualche tempo, di certo non lascerà segni eclatanti eccezion fatta per le riforme istituzionali a suo uso e consumo delle quali con molta probabilità usufruirà qualcun altro dopo di Lui, dal momento che ogni giorni lascia sul terreno qualche punto di popolarità e consenso e questo lo porterà a dover fare i conti con l’opposizione interna al Pd non certo doma. E infine la smetta con le battute, sui gufi, così come la smetta di crogiolarsi per le cattive performance degli altri paesi europei, il motto “mal comune mezzo gaudio2 qui vale poco. Faccia quello che ha promesso se ne è capace, oppure passi la mano agli elettori.
ARES