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Della Valle risponde per le rime a Moretti FS

03diegodvL’Ad di Ferrovie Moretti tira dritto nella sua campagna contro i tagli alle retribuzioni dei supermanager, afferma che il suo stipendio è già stato tagliato del 50% e contrattacca, ‘io guadagno meno di Michele Santoro’. ‘I sacrifici richiesti a tutti io li ho fatti – dichiara alla Stampa – Non mi sono mai lamentato ma faccio notare che prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato due miliardi di perdite mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile. Sono contrario ai tagli lineari, l’azienda va gestita al meglio o le perdite ricadono sui cittadini’.

“Se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene, troverebbe milioni di Italiani pronti ad accompagnarlo a casa: sono tutti i viaggiatori costretti a viaggiare con tanti disagi sui treni delle ferrovie Italiane, costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, ad usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità. Spetta a loro, infatti, il diritto di giudicare come le Ferrovie dello Stato sono gestite” dice il patron della Tod’s e socio di Ntv Diego Della Valle.

Per Della Valle “è ora di alzare il velo sulle Ferrovie dello Stato e su Moretti, per capire perché la politica è succube di questo signore”. Bisogna “fare chiarezza su tutti i rapporti che intercorrono fra le Ferrovie, Moretti e i politici che, tranne qualche rara eccezione, sono completamente appiattiti su di lui, permettendogli di fare tutto quello che vuole”. Secondo l’imprenditore marchigiano infatti “se vogliamo davvero cambiare l’Italia e riportare al centro dell’attenzione gli interessi ed i bisogni dei cittadini e non quelli delle vecchie corporazioni, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione”. Infine – conclude Della Valle – “con chiarezza ed onestà, va fatto sapere ai cittadini quanto costa loro mantenere una società come le Ferrovie dello Stato e se è giusto pagare a Moretti lo stipendio che percepisce, a fronte dei servizi che fornisce a chi viaggia”.

“Credo – commento del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi – che se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore. E’ un manager efficiente del nostro Stato, ha dimostrato di aver lavorato bene, ma se il padrone, in questo caso lo Stato – ha aggiunto Lupi riferendosi a Moretti, in visita a Chioggia ai cantieri del Mose per la salvaguardia di Venezia dalle acque alte -, decidere che rispetto a quello stipendio bisogna dare un segnale anche nella direzione dei cittadini (perché circa 50 mila euro al mese non mi sembra che siano oggettivamente pochi), giustamente siamo in un mercato libero e credo che se Moretti ha altre offerte, se vuole andare alle Ferrovie tedesche, lo può fare tranquillamente”.

Per la segretaria della Cgil, Susanna Camusso “un tetto ci vuole, non c’è dubbio. “Non intendo – ha precisato – discutere delle retribuzioni dei singoli , ma noto che in questi anni sono progressivamente diminuite le retribuzioni dei lavoratori e si è alzato il valore delle retribuzioni degli alti manager.  “Ricostruire una forbice più ragionevole – ha concluso – partendo da un innalzamento dal basso mi sembra la cosa migliore”.

 “Lo Stato può fare quello che desidera – sostiene Moretti – ma sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto” commentando l’ipotesi di riduzione dei compensi per i super-manager. A chi gli chiedeva se in caso di un taglio della sua retribuzione potesse considerare l’ipotesi di andarsene Moretti si è limitato a replicare: “ma non c’è dubbio”. Il manager delle Ferrovie ha spiegato di guadagnare “850 mila euro l’anno, il mio omologo tedesco ne prender tre volte e mezzo tanti: siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all’italiana, ma un minimo per poter fare sì che i manager bravi vengano dove ci sono imprese complicate e dove c’è del rischio ogni giorno da dover prendere”. Per Moretti insomma “ci sono forse dei casi da dover rivedere ma la logica secondo cui uno che gestisce un’impresa che fattura” oltre 10 miliardi di dollari l’anno, “come la nostra, debba stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata. Sia negli Stati Uniti che in Germania, sia in Francia che in Italia il presidente della Repubblica prende molto meno dei manager delle imprese”. Ma da Bruxelles Renzi ha confermato l’intervento dicendosi “convinto che quando Moretti vedrà la ratio sarà d’accordo con me”. Querelle che sembra chiusa in serata dallo stesso ad di Ferrovie: “Di Renzi mi fido”, ha detto, salvo poi rilanciare in una intervista ai quotidiani: “Io guadagno meno di Santoro” ha detto al Corriere della Sera, sottolineando che il suo compenso è già stato tagliato del 50%. Mentre alla Stampa rivendica i suoi successi di manager: “I sacrifici richiesti a tutti io li ho fatti – dichiara – non mi sono mai lamentato ma faccio notare che prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato due miliardi di perdite mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile. Sono contrario ai tagli lineari, l’azienda va gestita al meglio o le perdite ricadono sui cittadini”.

Ma il fronte per il premier resta aperto anche con Confindustria: ”Anche oggi mi hanno offerto il Canton Ticino per il nuovo head quarter aziendale -ha detto Giorgio Squinzi – se le lungaggini burocratiche mi fanno aspettare 4-5 anni, ci penso”. Intervistato dal governatore Roberto Maroni che gli chiede sorridendo di evitare Squinzi risponde: ”No, no, ci penso…”.