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CONCORSO DIRIGENTI: SI RISPETTI LA LEGGE E SI DIANO OPPORTUNITA’ AI GIOVANI LAUREATI

0pertoldiE’ trascorso più di un anno da quando l’Assessore regionale Luigi Viventi ci comunicava la

decisione di abrogare la norma di legge regionale che la Funzione Pubblica CGIL aveva

apertamente e pubblicamente contestato per palese violazione della normativa in materia di

pubblico impiego con la quale la Regione Marche intendeva stabilizzare 16 funzionari incaricati

a tempo determinato di posizioni dirigenziali, senza procedere attraverso il pubblico concorso.

Norma fra l’altro che era stata impugnata dal Governo.

Ora il tema ritorna alla ribalta per un ricorso al TAR. I ricorrenti in sostanza vorrebbero che tutti i 13

posti di qualifica dirigenziale, oggetto del concorso bandito dalla Regione, fossero riservati ai già

dipendenti regionali, ipotecando quindi anche la quota riservata ai concorrenti esterni.

Basterebbe rispondere con un richiamo alla vigente normativa (art. 52 del D. Lgs. n. 165/2001

come modificato ed integrato dall’art. 62, comma 1, del D.Lgs. n. 150/2009) per sostenere che al

personale interno, ovviamente in possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno,

può essere riservata una quota di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi

a concorso. O citare la sentenza della Corte Costituzionale dove sostiene non giustificarsi la

sostituzione al concorso aperto di meccanismi selettivi esclusivamente interni.

Ma la questione per noi ha una valenza che va oltre gli aspetti giuridici.

Infatti, basterebbe citare le statistiche sulla disoccupazione giovanile o la “fuga dei cervelli”, i tanti

giovani laureati costretti a lasciare il nostro Paese.

Come FP CGIL ribadiamo che si dovrebbe dare un maggiore spazio a forme di reclutamento che

consentano di immettere nei ranghi dirigenziali della pubblica amministrazione una quota rilevante

di giovani dotati di una qualificata formazione universitaria e post-universitaria.

Se da una parte è ragionevole che le amministrazioni consentano il passaggio alla dirigenza

dei loro impiegati che, sulla base di un’attenta selezione, appaiano adatti a ricoprire le relative

funzioni, dall’altra appare indispensabile inserire nella dirigenza di un’amministrazione un numero

significativo di giovani preparati, fortemente motivati dalla volontà di porsi al servizio della “cosa

pubblica” e portatori di una cultura innovativa, di un nuovo modo di intendere il ruolo dei poteri

pubblici, che li ponga in grado di essere elemento propulsivo rispetto alle istanze e alle tendenze di

sviluppo della società contemporanea.

Se in merito a questa tormentata vicenda in passato abbiamo fortemente contestato il tentativo

della Regione di procedere senza concorso obbligando la Giunta a fare marcia indietro, oggi

dobbiamo riconoscere che la decisione di destinare il 50% dei posti dirigenziali all’accesso

dall’esterno non solo è rispettosa della legge ma è un’occasione per dare una risposta

occupazionale ai nostri giovani laureati troppo spesso costretti a lasciare il nostro Paese.

a. pertoldi F P  CGIL