Attualità a cura di Maurizio DoniniHome

Renzi e Poletti rimandati in matematica

Riforma-pensioni-Poletti-thumb-400xauto-43199Si è abituati a considerare la matematica una scienza esatta, il luogo comune che i numeri non mentono,

1+1 fa 2 e 2+2 fa 4, sembra tutto facile e scontato, ma non nell’aritmetica leopoldiana di Renzi e Poletti….

Un giorno sì e l’altro anche la strana coppia di cabarettisti che governa l’economia italica si presenta sui

media, di solito nei consessi di esperti vengono sbeffeggiati meglio evitare, sproloquiando di successi ed

incrementi in doppia cifra o comunque assolutamente incredibili, peccato che, proprio perché i numeri non

mentano, vengano regolarmente smentiti dalla realtà.

A fronte dei numeri elargiti a mani piene da Poletti, uno che si è trovato improvvisamente  catapultato dalla

scrivania di una coop al trono ministeriale senza sapere per quali meriti, secondo il Ministro l’incremento

dell’occupazione a seguito del jobs act era roba che neanche negli anni del boom si era arrivati a tanto,

peccato che ben presto si è scoperto che i mirabolanti numeri erano per il 90% da accreditare alla

trasformazione di contratti a tempo determinato in tempo indeterminato, positivo finché si vuole , ma i

posti di lavoro creati erano nell’ordine di una riunione condominiale. Sono poi arrivati i dati Eurostat, non

del M5S per sgombrare il terreno da ogni polemica, nel terzo trimestre 2015, il tasso di disoccupazione è

sceso all’11,5%, ma in Germania era al 4,5% e nel Regno Unito al 5,2%. La Spagna segnava ancora un grave

21,6%, con Madrid che ha recuperato 4,7 punti contro 1,6 punti di Roma. L’Italia è infine fanalino di coda

nell’occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni con un tasso del 15,1% contro il 28% della Francia, il 43,8%

della Germania, il 48,8% del Regno Unito e il 17,7% della Spagna. Rispetto ai picchi negativi della crisi il

recupero è stato di 0,9 punti, contro 1,9 della Spagna, 2,7% della Germani a 4,2 della Gran Bretagna. A

fronte di questa Caporetto è arrivata la dichiarazione del Mise che si è proclamato ottimista scrivendo che i

dati Eurostat “dimostrano che l’Italia ha ingranato la ripresa”, lucida follia o sconsideratezza?

Ma non finisce, qui, è di pochi giorni fa l’annuncio fra squilli di trombe ed entusiastiche urla di una

correzione al rialzo dell’incremento del Pil ad un sorprendente 0,8%, ovviamente tutto merito delle

politiche messe in attica da questo governo da cabaret. Già, un gran successo, peccato che le cose non

stiano esattamente così…. Gli economisti sono una razza puntigliosa ed attenta, se puoi prendere in giro i

tuoi elettori che non aspettano altro che di essere rassicurati dall’essersi affidati ad un partito che ora si

regge sulla stampella verdiniana, chi è dentro la materia non può non rimanere subito perplesso di fronte a

questi dati a fronte dei disastri sopra riportati. Così la stessa Istat è costretta ad ammettere di avere dato

una “aggiustatina” ai propri conti, se si depurano i conti dai giorni lavorativi che si sono avuti l’anno scorso

in più ecco scendere il tasso di incremento e non di poco, poi lo 0,8 in realtà era uno 0,75% graziosamente

arrotondato verso l’alto, non parliamo di spiccioli, ma di miliardi. In conclusione il tasso di incremento reale

si è fermato al misero 0,6% previsto inizialmente, svelato il trucco e svelato l’inganno.

MAURIZIO DONINI