Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di febbraio 2024

“Chi ha meno ragione, grida più forte”
Dall’originale “Chi ha manco ragione, grida più forte”, questo proverbio che ha origine dall’opera di Giulio
Cesare Croce, “Le sottilissime astuzie di Bertolo”.
Un motto che è diventato normalità e modus vivendi nel premierato di destra-centro guidato da Giorgia
Meloni, come si è visto recentemente con il caso degli agricoltori delusi. Dopo essere corsi dietro i 1.500
balneari, qualche centinaio di tassisti, ordini professionali e notarili di ogni sorta, tutti caratterizzati da
bassa incidenza numerica, ma ricchi del potere dato dalla compattezza, i destroidi e legaioli si sono
prostrati anche agli agricoltori traditi e delusi. La sensibilità della Meloni alle corporazioni è nel dna delle
sue radici, così come il rimestare nel malcontento di Salvini, che sosterrebbe anche i coltivatori di cachi di
Roccacannuccia se questi protestassero per il coloro sbiadito dei loro prodotti.
Un popolo italico che parla soprattutto di quello che non conosce, affascinato dalle variopinte affermazioni
sulla qualità dei prodotti della terra, non si accorge che non si tratta della protesta degli agricoltori intesi
come comunità, ma di piccole frange riottose verso l’ineffabile cognato d’Italia, supportati da una Lega allo
sbando e con il supporto di frange estremiste di destra, prendono di mira un Lollobrigida catapultato a
incarichi di prestigio più per meriti dinastici che professionali. Piccolo gruppo di scontenti, pur se con
motivazioni di fondo anche condivisibili in certi punti, ma che si fanno forza con i trattori per impedire la
circolazione agli altri cittadini e usare la violenza per farsi sentire. Risultato? In anno di elezioni i politici
sono sempre sensibili alle proteste, e il popolino che non si informa invece di prodotti migliori otterrà di
cibarsi con alimenti coltivati con fitofarmaci, glifosati, antibiotici, pesticidi, tutti elementi che sarebbero
dovuti sparire, ma per piegarsi alla protesta sia il governo Meloni che una traballante Ursula Von der Leyen
hanno rimandato il tutto a tempi migliori (per loro). E mentre la Francia ricorda ai propri agricoltori che
ricevono 8,5 miliardi di euro dall’Unione Europea, la Meloni scarica tutte le colpe sull’Europa,
evidentemente alla Garbatella non è arrivata la notizia che la PAC non è più materia di competenza
esclusiva dell’UE, ma si agisce in maniera concorrente seguendo il principio di sussidiarietà, ad maiora.
E il PD? Potremmo dire che la Schlein batta un colpo… Su molti argomenti sensibile vale il principio di non
esporsi, l’unico che l’ha fatto è stato Boccia che ha definito i richiedenti del terzo mandato dei satrapi. E
giustamente, perché sia a destra che a sinistra l’idea di tornare a lavorare, timbrare il cartellino come una
persona normale dopo avere fatto 8 dorati anni nelle stanze del potere, è visto come qualcosa di nefasto.
In mancanza di ulteriori 4 anni di auto blu e poltrone di pelle, i politici si consoleranno, come di norma, con
qualche ben remunerato posto nei CdA delle municipalizzate piuttosto che un seggio a Bruxelles, dove gli
altri mandano stimati professionisti, noi spediamo politici trombati.
Ma la cosa più sorprendente è la nuova crociata del PD verso il limite dei 30kmh nelle città, perché se la
destra corre dietro le corporazioni, il PD è innamorato dei comitati di condominio. Chiunque formi un
qualsivoglia comitato con meno di 50 aderenti e che voglia preservare il proprio condominio, trova ascolto
presso Lepore piuttosto che altri sindaci afferenti. Persino una stimata e bravissima giornalista come
Milena Gabanelli, dopo avere pubblicamente dichiarato il suo sostegno alla città30 ha usato la sua
trasmissione per sostenere le proprie idee, come se questo argomento fosse più importante di mafie e
corruzioni. I sostenitori di questa baggianata strumentalizzano dati per sostenere le proprie inaffidabili tesi,
ma facendo ordine con serietà, si vede che la tanto nominata Parigi, dopo l’introduzione del limite dei
30kmh, ha visto scendere la velocità media da 12,9kmh a 12,4kmh, variazione irrisoria e figlia solo
dell’integralismo ideologico pseudo-ambientalista di una Hidalgo in caduta libera. Dati terzi e

incontrovertibili sono forniti dall’indipendente ISTAT, ove notizia che la prima causa degli incidenti urbani
non è attribuibile alla velocità, ma alla mancata precedenza o rispetto dei semafori (26.000 sinistri per il
16%); segue la guida distratta con il 13% e 21.000 incidenti; l’eccesso di velocità si siede solo al terzo posto
con 13.000 incidenti per un misero 8%. Con buona pace di Lepore, Sala e variegati sindaci radical chic senza
problemi di spostamenti e lavoro con figli da portare e riprendere.

MAURIZIO DONINI