Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di luglio 2023

Un luglio decisamente interessante quello della politica italiana, con i nodi della ciurma meloniana
che stanno venendo man mano al pettine. Esponenti del suo partito che diffondono notizie
riservate e ora finiscono, ovviamente, indagati, fra lo stupore di Nordio e dei camerati di partito…
Una Santanchè mai molto amata da Queen Giorgia, che ora è diventata un callo fastidioso di cui
non si sa come liberarsi con eleganza, se persino il suo mentore, Cirino Pomicino, una garanzia
insomma, l’ha definita “priva di vergogna”. Sommersa da debiti, contributi non pagati, affari
condotti come se fossero affidati a Paperoga, accuse da parte di ex-dipendenti, agenzia delle
entrate, inchieste della magistratura, sommersa da un’onda scura sempre più alta, la ‘pitonessa’
non molla. Decidete voi se sia un merito o una colpa…
La povera Giorgia corre a destra e a sinistra per riparare i danni fatti dai suoi alfieri, uno difende il
figlio con dichiarazioni inascoltabili, ultima serie di parole gettate al vento su argomenti variegati e
imbarazzanti, manca solo che torni a santificare il ventennio mussoliniano per le bonifiche
renane… Un altro farnetica di una BCE assassina senza nemmeno sapere la differenza tra
inflazione e infrazione, ma in caso contrario non sarebbe Salvini… Ma le melonate si sprecano, per
fingere un anima green deal infila un comma nascosto che permette ai comuni di imporre assurdi
limiti a tangenziali e autostrade che attraversano la città, come limiti di permanenza oraria nel
centro, che dire, dopo la “Milano da bere” vedremo la “Milano a ore”?
Eppure, tutto questo non sposta che 1 o 2 decimali sulla bilancia elettorale, tutti sono sempre lì, il
tanto esaltato effetto Schlein, così caro a testate nazionali e salotti televisivi, si è sgonfiato ancora
prima di raggiungere l’apice. La tornata elettorale è stata un bagno di sangue ed Elly messa sulla
graticola. Scelte allucinanti, temi lontani dalla gente comune, un’Europa che va sempre più a
destra per via di un principio sacrosanto, la neutralità climatica, ma perseguito con estremismo
cieco. Ora persino il pasdaran Timmermans è sceso a più miti consigli dopo l’ultima bastonata, e
sta proponendo un sistema più sostenibile per il green deal. Ma se il PD è tornato appena un pelo
sopra quota 20% non deve stupire, una delle poche città ancora in mano alla sinistra vede un
partito che ha imposto una soluzione devastante, inutile, costosa, senza ascoltare la maggioranza
dei cittadini che sono contrari a questo obbrobrio. Non pago, il neo-sindaco petroniano ha voluto
inventarsi la prima città a 30 kmh., accontentando i soliti comitati di condominio, guadagnandone i
50 voti, ma perdendone 5.000, divenendo il primo protagonista dei meme sui social. Come ha
dichiarato Lepore, “Per la città a 30 kmh. sono disposto a perdere le elezioni”; molto
probabilmente sarà accontentato se l’opposizione presenterà un candidato credibile, come già
successo in tante altre parti d’Italia.
MAURIZIO DONINI