Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di luglio 2022

Dopo le idi di marzo ora abbiamo anche le idi di luglio, grazie al serafico avvocato del popolo, tal
Giuseppe Conte, additato da alcuni anche come “leader politico”, come dire che il portinaio del
condominio sia l’amministratore del quartiere insomma. A parte mal di pancia latenti e di minima
importanza come un termovalorizzatore, che in tutta Europa viene costruito senza problemi, il
motivo principale è il senso di inferiorità che l’avvocato ha patito da sempre rispetto una
personalità di riconosciuta autorevolezza a livello mondiale come Mario Draghi. Purtroppo, Conte
patisce questo paranoico senso di inferiorità, più che giustificato, e forte di una maggioranza
parlamentare, che nel paese non esiste più, ha fatto cadere il migliore governo del dopoguerra. Il
tutto senza rispetto per il momento particolare, i fondi del PNRR da gestire con scadenza fisse,
l’emergenza energetica, l’inflazione galoppante. Forse il M5S era ingolosito da fare come la
Meloni? Passare all’opposizione per raccattare voti e magari votare a favore quando comodo? In
tale modo si sarebbe valso ancora dei seggi occupati in parlamento riuscendo, allo stesso tempo, a
raccogliere voti per le elezioni a scadenza. Ma Draghi ha preso cappello da persona seria qual è e
ha tolto il disturbo relegando il milionario avvocato del popolo a una prossima insussistenza
politica ai bordi dell’arco parlamentare, con numeri che saranno infinitesimali. Esultano Travaglio
che sul presunto Conticidio si è creato una carriera teatrale, così come altri esponenti del
Movimento che ancora non hanno capito nulla del mondo. Felice Di Battista che il buon Travaglio
spedisce a fare articoli imbarazzanti in giro per il mondo, in attesa di rientrare in patria per ergersi
a icona dei maigoduti elettori malpancisti pentastellati…
Preparandosi alle elezioni del prossimo 25 settembre, la sinistra passa per cavalcare una sorta di
crociata senza fatti concreti come l’asse Putin-Salvini, immaginando possa servire, come se agli
elettori, presi da mille problemi quotidiani, potessero interessare tesi complottistiche. Ma la
confusione pare totale, si accorda con SI e Verdi, poi con Calenda che pareva intenzionato a
correre da solo, infilando una buca dopo l’altra, Letta imbarca Calenda cercando allo stesso tempo
di mantenere dentro i Verdi, peccato che uno sia pro-nucleare e gli altri per il no assoluto. Ma in
totale assenza di programmi condivisi e con la grana Di Maio ancora in bilico, senza contare
qualche nostalgico di Conte ai bordi del partito, l’unico mantra del PD pare essere: “Stiamo tutti
assieme, comunque, per non fare vincere la Meloni”, ovvero, “se non possiamo vincere, cerchiamo
di fare perdere gli altri”.
Fuori dalla realtà virtuale della politica italiana, nel mondo reale fatto di conti da fare quadrare e
bollette da saldare, Moody’s che valuta “negative” le prospettive sul rating italiano. In precedenza,
l’outlook assegnato era “stabile”. La revisione viene spiegata con il fatto che "la fine del governo
Draghi e le elezioni anticipate del 25 settembre 2022 aumentano l’incertezza politica” in un
contesto difficile, ma viene contestata dal ministero dell’Economia, che la definisce “opinabile”.
MAURIZIO DONNI