Economia

Snigdha Nag: “Lo smart working non è così ovvio da generalizzare. Anche se si lavora da casa bisogna pensare alla salute e alla sicurezza dei propri dipendenti.”

Febbraio 2021. Spotify, la famosa piattaforma di streaming on demand, ha recentemente annunciato che permetterà ai suoi dipendenti di scegliere dove lavorare – in ufficio o principalmente da casa – e dove vivere. Quanto spesso, se mai, un dipendente debba recarsi in ufficio sarà deciso dal dipendente stesso, dal manager e dal proprio team. Un’idea che potrebbe tentare altre aziende. Ma il lavoro in modalità smart working non è esente da problematiche legate al diritto del lavoro, alla sicurezza e alla salute dei dipendenti.

Vi proponiamo, di seguito, il punto di vista di Snigdha Nag della City Law School (City University of London).

SNIGDHA NAG, avvocato e docente esperta di diritto del lavoro e gig economy:

“L’iniziativa di Spotify battezzata “Work From Anywhere” fa molto 2021. Ma si tratta di un grosso evento o di un fuoco di paglia? Nel Regno Unito, molti datori di lavoro hanno dovuto piegarsi a consentire al proprio personale di lavorare da casa. Generalmente, il motto di Spotify “lavora da ovunque” è più tipico delle firms digitali, dei media e di altri mestieri in cui si può lavorare da casa a patto che si disponga di un computer, di un telefono e di una connessione internet performante. Tuttavia, non è così ovvio generalizzare questo tipo di approccio per tutti i dipendenti e gli impiegati del Regno Unito e altrove.

Anche dal punto di vista del diritto del lavoro, esistono questioni importanti che riguardano la salute e la sicurezza sul lavoro. Stare a lungo chini fissando, dal proprio divano, lo schermo del pc può causare problemi di salute, come mal di schiena, occhi affaticati, disturbo degli arti superiori da lavoro (Repetitive Strain Injury, RSI). Anche se si lavora da casa, bisognerà fare alcune considerazioni sulla copertura sanitaria dovuta dai datori di lavoro ai propri dipendenti. Alcuni di essi si sono dimostrati proattivi nel dotare i propri dipendenti dei mezzi informatici necessari, di poltrone ergonomiche da ufficio, di scrivanie e secondi schermi. Altri, invece, sono stati presi alla sprovvista…

L’orario di lavoro sarà un’altra questione impegnativa per le aziende. Limite di 48 ore settimanali, pausa quotidiana (per dormire) e settimanale (il “weekend”). Tuttavia, molti di essi, poiché la linea di demarcazione tra casa e lavoro si è assottigliata, si ritrovano ad essere costantemente “a disposizione” e a gestire mail e chiamate anche la sera e a volte persino di notte.

Con la campagna di vaccinazione di massa che è stata lanciata nel Regno Unito, si spera che i lockdown e le restrizioni più severe non saranno più necessarie. Vedremo allora se il lavoro da casa o il “lavora da ovunque” resterà. In passato, in UK, la cultura del lavoro ha avuto un forte elemento di “presenteismo”: si sta veramente lavorando solo se si è fisicamente presenti alla propria scrivania. Vedremo se i datori di lavoro reclameranno un ritorno al posto di lavoro convenzionale pre-pandemia, o se il rapporto di fiducia che avranno costruito con i propri dipendenti in questi due anni di lavoro da casa resterà tale.”