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LO STRESS DI ESSERE MAMMA E LAVORATRICE

In occasione della Festa della Donna viene naturale una riflessione sulla condizione
delle madri lavoratrici, tra diminuzione delle nascite e aumento diffuso dello stress.
Che la soluzione sia l’home working?
Tra il 2011 al 2017, in Italia, quasi 170mila donne hanno lasciato il lavoro
soprattutto per la difficoltà nel coordinare impegni di lavoro e famiglia, lo dice
l’Ispettorato nazionale del lavoro. C’è chi ha la fortuna di avere nonni efficienti o chi
può permettersi la baby sitter e quindi può continuare a lavorare seppur con qualche
sacrificio; chi invece non ha alternativa per l’accudimento dei propri figli e si trova
costretta a lasciare il posto di lavoro.
Secondo l’ultima ricerca svolta da Sitly , piattaforma specializzata nella ricerca di
babysitter, il 72% delle mamme intervistate in Italia ammette che la
conciliazione tra lavoro e famiglia è possibile, ma non è semplice, anzi. Così
anche quelle mamme che scelgono di conservare l’occupazione non riescono a trovare
un proprio equilibrio personale. Secondo il Household Longitudinal Survey (il più
grande sondaggio di questo tipo mai realizzato in Inghilterra) è risultato che le donne
lavoratrici con figli mostrano livelli di stress più elevati del 18% rispetto alle
donne senza figli. E il 34% delle mamme coinvolte nella ricerca di Sitly ha ammesso
di essere fortemente stressato.
Denatalità
Non c’è da stupirsi se la denatalità è un processo più che mai attuale nel Bel Paese:
116mila nati in meno in Italia, nel 2019, dai dati Istat di recente pubblicati.
I fattori che aumentano il ‘fertility gap’, cioè la differenza tra quanti figli una madre
desidererebbe e quanti figli ha realmente, sono la disoccupazione, così come il grado
di istruzione, ma anche la difficoltà nel conciliare impegni famigliari e professione.
Dalla ricerca Beaujouan/Berghammer i risultati emersi in Italia sono preoccupanti: le
donne italiane vorrebbero quasi 2,1 figli a testa ma ne hanno 1,4. Cercare di andare in
aiuto alle donne lavoratrici potrebbe essere uno dei tasselli per contrastare il
fenomeno.
Stress lavoro-correlato
Secondo l’Accordo europeo del 2004, accolto nel nostro Paese da un Accordo
interconfederale del 2008, lo stress lavoro-correlato assume, a livello
internazionale, europeo e nazionale, la connotazione di ‘oggetto di preoccupazione sia
per i datori di lavoro, sia per i lavoratori’. Nessun luogo di lavoro e nessun lavoratore
può essere considerato immune dallo stress. Un tema che non dovrebbe essere
sottovalutato dunque soprattutto quando si parla di mamme, donne, lavoratrici.
Lo smart working è la soluzione?
Per i ricercatori della Household Longitudinal Survey né il lavoro da casa né quello
flessibile hanno effetti benefici sui livelli di stress delle mamme lavoratrici: la
diminuzione dello stress, da questi studi, è da correlare soprattutto al numero di ore
lavorative, oltre che alla possibilità di godere di aiuti esterni, al supporto del partner,,
al numero dei figli da accudire.

L’80% delle mamme intervistate da Sitly ritiene però che sarebbe la flessibilità
dell’orario di lavoro (che lo smart working garantisce) il primo aiuto contro il loro
stress.
Anche l’esperienza dello smart working di cui molte multinazionali si stanno facendo
promotrici mette in evidenza come il/la dipendente risparmi tempo, veda diminuire
le spese per pranzo e benzina, riesca a conciliare meglio il lavoro con la famiglia,
riducendo così lo stress. Infine, il suo essere essere più motivato porta una ricaduta
positiva sull’azienda con l’aumento della produttività.
Un caso pratico
Da una ricerca Eurostat, nel 2018 il 5.2% degli occupati all’interno dell’UE di
età compresa tra i 15 e i 64 anni ha lavorato da casa. Alzano la media Olanda e
Finlandia, con il 14% dei lavoratori che trasformano la casa in ufficio; seguono
Lussemburgo e Austria. L’Italia è sotto la media, con il 3,6%, così come la
Slovacchia e la Repubblica Ceca.
Sitly è una realtà olandese nata nel 2009 e oggi presente in 13 Paesi del mondo.
Quasi la totalità dei collaboratori (30 ad oggi) è composta da donne mamme e quasi la
totalità ha un accordo di smart working. Proprio in Olanda, notoriamente
all’avanguardia per tutto ciò che è il sostegno alla famiglia, si è sviluppata una realtà
fortemente in crescita (+47% dei genitori iscritti al sito e +75% di babysitter
registrate nell’anno 2019) e che sa supportare la donna nel suo essere lavoratrice.

Ps Viene naturale una postilla vista la situazione in cui versa il nostro Paese in questi
giorni. Tante aziende hanno promosso lo smart working per i propri dipendenti per
evitare spostamenti e occasioni di aggregazione. Che possa essere la prima occasione
per testare i vantaggi di questa modalità lavorativa andando, seppur non come
obiettivo primario, a supporto delle madri? Parlando della Cina, la rivista Bloomberg
ha definito questa scelta ‘Il più grande esperimento di smartworking mai messo in
atto’.

Laura Sciolla