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Infolampo: Mafia – Antimafia

La mafia c’è, la consapevolezza invece ancora no
Ancora troppo sottovalutato il fenomeno criminale, la sua presenza nei territori, la sua pericolosità
sociale. Se ne sa e se ne parla ancora poco, più nelle fiction tv che a scuola o nelle istituzioni. I risultati
di un’inchiesta di Libera
di Nuccio Iovene
Non passa giorno che un’inchiesta giudiziaria non metta in luce la presenza delle organizzazioni mafiose,
ormai a qualunque latitudine del nostro Paese, ne riveli gli intrecci con la politica e la pubblica
amministrazione, ne evidenzi la capacità di infiltrazione nell’economia legale e di controllo sociale di
interi territori. Eppure, ancora oggi, a distanza di tanti anni dalle
stragi di mafia e dai maxi processi che misero fine, una volta per
tutte, all’adagio che la “mafia non esiste” così diffuso proprio
nei territori di sua massima presenza, la percezione che si ha
della mafia è per molti versi assai labile ed indefinita.
A rivelarlo è una indagine condotta su tutto il territorio
nazionale da Libera, l’associazione antimafia presieduta da Don
Luigi Ciotti, attraverso la somministrazione di oltre diecimila
questionari i cui risultati sono stati resi noti nei giorni scorsi. Per
il 75% degli intervistati la mafia è un fenomeno globale, ma solo
l’8,5% ritiene che sia presente nel resto d’Italia e addirittura il
52% la ritiene marginale o, sebbene preoccupante, non
pericolosa socialmente. Solo il 38% degli intervistati sostiene
che la mafia è presente nel proprio territorio, è un fenomeno
preoccupante ed è pericolosa socialmente. Insomma se ne
ammette l’esistenza ma la si conosce veramente ancora poco, e le fonti principali di informazione restano
giornali, televisioni e fiction, assai meno scuola e altre istituzioni o addirittura i social. Per il 59% degli
intervistati, comunque, la principale attività delle mafie è rappresentata dal traffico di stupefacenti, per il
28% la turbativa di appalti, per il 24,5% il lavoro irregolare, per il 23% l’estorsione e a seguire, per il
21,5%, la corruzione dei funzionari pubblici.
Quando si affronta il tema dei beni confiscati alle mafie, per l’80% degli intervistati questi rappresentano
una risorsa per il territorio ed i due terzi sanno che questi beni vengono utilizzati a fini sociali o
istituzionali, ma se dai dati si estrapola il campione dei giovani sotto i 25 anni questi ultimi pensano che i
beni confiscati vengano ceduti ai privati o messi all’asta. Oltre la metà degli intervistati ritiene inoltre che
nella propria regione vi sia la presenza di mafie straniere anche se molto pochi sanno meglio precisarne
provenienze o caratteristiche.
Infine la ricerca si è occupata anche della percezione del fenomeno della corruzione, che è fortemente
intrecciato a quello delle mafie, riscontrando che per il 70% degli intervistati la corruzione è molto o
Leggi tutto: http://www.radioarticolo1.it/articoli/2018/11/22/8457/la-mafia-ce-la-consapevolezza-invece-ancora-no
La ricerca sulla percezione e la
presenza di mafie e corruzione

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Il presidente Morra ora deve dare risposte non ambigue
Si è composta la presidenza della Commissione parlamentare Antimafia, vorrei dire “finalmente”, ma
non me la sento, perché l’esito è inquietante e non basta riempire un vuoto istituzionale purchessia per
cantare vittoria. Anzi.
di Davide Mattiello
Il presidente è il Senatore 5Stelle Morra che nella scorsa Legislatura, pur essendo già Senatore, non
faceva parte della Commissione Antimafia.
Vice presidenti: Jole Santelli, coordinatrice di Forza Italia in Calabria, fedelissima, come lei stessa ha
recentemente e fieramente ribadito, di Silvio Berlusconi e Christian Solinas, del Partito Sardo d’Azione,
molto legato a Salvini, che infatti lo ha candidato alla Presidenza della Sardegna, noto alle cronache per
aver vantato una Laurea patacca, in stile Trota.
Segretari di Commissione: Wanda Ferro, calabrese, legata a Berlusconi anche se recentemente passata a
Fratelli d’Italia e Gianni Tonelli, leader del SAP (Sindacato di destra della Polizia) eletto grazie a Salvini,
noto per le sue posizioni, diciamo “crude”, su Cucchi e altri drammi simili.
Quindi: Movimento 5 Stelle 1, Destra 4. Di cui 2 chiaramente legati a Berlusconi e due a Salvini (che è a
sua volta legato a Berlusconi per diverse faccende). Centro Sinistra: non pervenuto.
Tralascio ogni considerazione di natura politica su un esito che pare molto simile a quello che ha portato
alla elezione dei presidenti di Camera e Senato e che rende plastica la sopravvissuta centralità di
Berlusconi nella scena politica italiana, ovvero: nessuna di soluzione di continuità tra il sistema di potere
che si è imposto in Italia nella stagione ’92-’94 e quello che la governa oggi, con buona pace dei 5 Stelle.
L’elezione di Salvini nel collegio di Reggio Calabria grazie soprattutto all’impegno di Scopelliti, resta per
me il segno più evidente di questa continuità infausta.
Mi soffermo invece su alcune domande che rivolgo al Presidente Morra.
L’attuale maggioranza ha approvato una modifica al Codice Antimafia, che prevede la possibilità di
vendere all’asta ai privati i beni confiscati alla mafia. Mai prima d’ora in questo modo. Questa possibilità,
formalmente presentata come estrema ratio, diventerà molto probabilmente la norma nella prassi
applicativa: sarà molto più comodo infatti lasciar spirare i termini di 90-180 giorni entro i quali devono
manifestarsi le disponibilità di soggetti istituzionali o sociali a gestire il bene confiscato, prendere atto
dell’assenza di proposte e mettere all’asta. La modalità con la quale si realizzerà il meccanismo di vendita
nulla potrà contro i prestanome dei mafiosi, che avranno buon gioco a riprendersi i beni immobili ed
aziendali, mantenendo saldo il potere e il prestigio sul territorio. Cosa Pensa il Presidente di questa
norma?
Il Parlamento ha finalmente ratificato il Trattato di cooperazione giudiziaria e di estradizione con gli
Emirati Arabi, un lavoro lungo e complicato cominciato su sollecitazione nostra nel 2014, portato avanti
dal Ministro Orlando e perfezionato in finale di XVII Legislatura. Un Trattato fondamentale per evitare
che gli Emirati Arabi continuino ad essere il paradiso dei latitanti italiani e tra questi di uno in particolare:
Amedeo Matacena. Già deputato di Forza Italia, condannato in via definitiva per concorso esterno in
associazione mafiosa, protagonista della prima stagione di Forza Italia in Calabria, della cui latitanza i
magistrati reggini si occupano traendo spunto dalle carte di una delle più importanti inchieste della DDA
di Reggio Calabria, Breakfast, che riguarda l’intreccio di interessi e relazioni tra estrema destra (alludo a
Guaglianone già tesoriere dei NAR), ‘ndrangheta e personaggi della Lega Nord, ai vertici del sistema fino
a pochi anni fa (alludo a Mafrici e Belsito) e lambisce personalità di spicco come Scajola (già Ministro
dell’Interno, attualmente Sindaco di Imperia). Cosa intende fare il Presidente Morra per sollecitare
l’applicazione del Trattato ed in particolare l’estradizione di Amedeo Matacena?
Il Parlamento ha finalmente a disposizione alcune sentenze di fondamentale importanza per fare luce sul
quello che è il nodo irrisolto del rapporto Stato mafia in Italia: la stagione 1989-1994. A cominciare da
quella ormai definitiva (2014), che ha condannato Marcello Dell’Utri come concorrente esterno di Cosa
Nostra, fino a quelle di primo grado dei processi “Trattativa” e “Borsellino quater”, le cui motivazioni
ormai depositate servono eccome a comporre il puzzle delle relazioni politiche, economiche e criminali
che hanno fatto la storia di quegli anni e che in gran parte continuano a farla anche oggi. La responsabilità
penale pretende il terzo grado di giudizio, quella politica un po’ di coraggio. Cosa intende fare il

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risposte-non-ambigue/