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Il barometro politico di ottobre, tra politica e gossip

Se ci lamentavamo della noia, del nulla da raccontare, nei mesi che hanno preceduto la formazione dell’attuale
governo, ora si fa fatica a stare dietro a tutto quello che succede. Dal momento della prima bozza di presentazione
del Def, quella made in Tria, si è scatenato l’inferno, la levata di scudi di Salvini e Di Maio di fronte una finanziaria
equilibrata e tesa al pareggio di bilancio, e quindi per ovvii motivi priva di tutti gli elementi identificativi del
programma elettorale delle due forze, è stata così forte da far capitolare la diga eretta dal Ministro delle Finanze. Un
Def che prevede un rapporto deficit/pil al 2,4% anziché il previsto 1,6%, immettendo nel disastrato bilancio statale
ulteriori 40 miliardi di debito, è stato come lanciare il classico masso nello stagno.
Alcune considerazioni sulla salvimaionomics sono doverose per onestà intellettuale, la proposta presentata risulta
sostenibile a fronte di una crescita del pil prevista dal governo allo 1,06%, ma i punti deboli sono infiniti. Innanzitutto
il mancato rispetto dei parametri di best practices nella messa in sicurezza dei conti statali ha generato uno spread
che è arrivato a toccare quota 330 punti, per capirsi la Francia è a 33 punti, la Spagna si finanzia al 1,5%, l’Italia al
3,70%, se consideriamo che il nostro paese ogni anno deve rifinanziare 450 miliardi di euro di debiti a scadenza, è
facile comprendere come un paio di punti di interesse in più vogliano dire miliardi. Il conto è di 4,5 miliardi
quest’anno, di 9 miliardi il prossimo, poi ci sono tutte le pensioni aggiuntive da pagare se sarà attuato il superamento
della legge Fornero.
Ancora, le previsioni di crescita del governo sono più che fantasiose, tutti gli istituti e gli analisti prevedono, al
massimo, uno 0,8% con un rapporto deficit/pil al 2,7%, i declassamenti dei nostri titoli da parte di Fitch li ha portati
un pelo sopra il livello spazzatura. Per intenderci, un altro passo in basso solo gli hedge funds potrebbero
statutariamente acquistare i btp italiani, ma gli italiani hanno poca dimestichezza con spread e macro-economia. Se i
nostri connazionali facessero attenzione alle vetrine degli istituti di credito, leggerebbero che i mutui vengono
erogati allo spread+0,75%, ergo se lo spread è al 1,5% si paga il 2,25%, se lo spread è allo 3,7% come adesso, si paga
4,45%.
Il tuonare di Salvini e Di Maio contro le istituzioni europee non ha certo aiutato, oltre un andamento ondivago che
porta prima ad osannare il Governatore della BCE, poi ad attaccarlo come ‘poco italiano’, dimenticandosi che il
Governatore della BCE ha un ruolo che deve essere obbligatoriamente slegato dalla nazionalità. La poca conoscenza,
ed anche intelligenza dei due vice-premier li ha portati a dare dell’ubriacone al Presidente Juncker, ad insultare il
Commissario Moscovici, ad attaccare rozzamente la cancelliera Merkel ed il Presidente Macron. Se devi andare a
chiedere soldi in prestito con la tazzina in mano, offendere chi te li dovrebbe prestare non è certo indice di
intelligenza superiore a quella di un macaco tropicale. Ancor peggio se attacchi continuamente una nazione che
probabilmente metterà un suo rappresentante alla guida della BCE e che detiene le chiavi della Libia, avendo
intelligentemente e cinicamente puntato sull’uomo forte Haftar, anziché sul disarmato Sarraj come invece ha optato
poco avvedutamente l’Italia.
Poi abbiamo visto tutta una serie di furberie che fanno ricordare come i nodi vengano prima o poi al pettine, la
promessa della chiusura di Ilva è naufragata sulla realtà della totale e risaputa mancanza di acquirenti oltre Arcelor.
La Tap di cui era stata promessa la cancellazione, Di Maio si è finalmente accorto, risvegliandosi dal sonno profondo,
che dopo migliaia di chilometri ed un completamento al 90% era impossibile farla insabbiare sul litorale pugliese. La
Tav si sta avviando anche lei su questa strada, ma alla lista dei delusi ed arrabbiati dalle mancate promesse elettorali
aggiungiamo i ‘truffati dalle banche’, che anziché il 100% si vedono riconoscere a fatica un 30%; gli automobilisti che
continueranno a pagare le accise per le guerre mussoliniane ed i terremoti di inizio secolo, la cultura i cui fondi
vengono tagliati, ringraziano i palazzinari di Ischia ed i comici. Perché sulla querelle della ‘manina’ che ha truccato la
legge sul condono (di questo si tratta, checchè se ne dica), Di Maio, addormentato o distratto non si è ancora ben
compreso, e non si sa cosa sarebbe peggio, ha dato da scrivere copiosi copioni da avanspettacolo.
Per terminare ci sarebbe la notizia fresca della separazione tra la Isoardi e Salvini, con tanto di post della
presentatrice, forse sarebbe giusto inserire questo nel gossip piuttosto che nell’analisi politica, ma leggendo quanto
sopra risulta difficile distinguere la politica dal gossip nel mondo della salvimaionomics.
MAURIZIO DONINI