Da Infolampo: Europa – Diritti
Facciamo ripartire l’integrazione europea!
A poche settimane dall’anniversario della firma dei trattati fondatori dell’Ue, e mentre quest’ultima
attraversa una crisi senza precedenti, un gruppo di oltre 300 ricercatori e personalità europee hanno
firmato questo appello, per rilanciare l’integrazione europea e invitare la società civile, gli universitari, i
giovani e i cittadini a partecipare a una grande marcia per l’Europa, a Roma, il 25 marzo.
di Alberto Alemanno for VoxEurop
Il 25 marzo 2017 si celebra il sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma, che hanno dato il
via all’esperimento di integrazione e di pace di maggior successo mai visto.
Questo giorno potrebbe essere ricordato come l’ennesima festa a
porte chiuse noiosa e autocelebrativa dei leader europei oppure
come il germe della prima manifestazione autentica, popolare e
patriottica europea. Una Marcia per l’Europa – sul modello di
quella che si era svolta a Londra all’indomani del referendum sulla
Brexit – è stata organizzata dall’Unione dei federalisti europei.
Purtroppo dietro a questa occasione unica di mostrare quanti
cittadini sostengono e condividono gli ideali, i valori e lo stile di
vita europei ci sono solo i soliti noti – un pugno di organizzazioni
filoeuropee. Malgrado la manifestazione possa davvero costituire
un appello sincero e pan-europeo per chiedere un rinnovo
dell’Unione attraverso un processo costitutivo inclusivo, il rischio
che possa fallire è pericolosamente elevato.
L’appello che segue vuole andare oltre la bolla tipicamente legata
a Bruxelles che circonda al momento al Marcia per l’Europa, e
vuole allargarne la portata a un pubblico molto più vasto.
Non c’è mai stata un’occasione migliore per federare – proprio
mentre la sua esistenza è in pericolo – la moltitudine delle associazioni, dei movimenti e dei protagonisti
sul terreno che credono nel progetto europeo. Non c’è mai stata un’occasione migliore per far sentire la
vostra voce e contribuire al nascente spazio pubblico europeo. Non c’è mai stata un’occasione migliore
per scrivere la vostra storia e quella delle generazioni future.
Ci vediamo a Roma il 25 marzo. Aiutateci a diffondere l’appello con l’hashtag #MarchForEurope2017!
Una vera Unione Europea per garantire il benessere, la sicurezza e la democrazia
Noi cittadini europei siamo preoccupati e spaventati. La crisi economica e finanziaria ha impoverito la
maggior parte di noi. La disoccupazione giovanile rischia di creare una generazione perduta. La
disuguaglianza cresce e la coesione sociale è in pericolo. L’Unione europea è circondata da conflitti e
instabilità, dall’Ucraina alla Turchia, dal Medio Oriente al Nord Africa. Il flusso di rifugiati e migranti è
diventato una questione strutturale che dobbiamo affrontare insieme, in modo umano e lungimirante. In
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Lavoratori precoci
e Ape social, si decide
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Il business all’estero dei diritti civili negati in Italia
Ciò che il nostro Paese vieta è legale oltre il confine. A pagamento. Il suicidio assistito costa 13 mila
euro. L’utero in affitto fino a 150 mila. Il divorzio veloce 10 mila. E pure la cannabis crea un giro
d’affari. Il conto.
di Francesco Pacifico
Andare all’estero per una morte dignitosa. Ma anche per trovare una madre in affitto, permettere
l’adozione a una coppia gay o divorziare in poche settimane. Nell’era della globalizzazione, quello che
l’Italia vieta sui diritti lo si può ottenere superando il confine. Basta però pagare: perché anche esercitare
le proprie libertà oggi ha un prezzo.
ANOMALIA TUTTA ITALIANA. Il caso di Dj Fabo mette ancora una volta in luce i ritardi italiani sulla
regolamentazione del fine vita. Il nostro Paese è uno dei pochi al mondo che non norma neanche il
testamento biologico o chiarisce i confini della sedazione profonda, figurarsi l’eutanasia o il suicidio
assistito. In Europa soltanto il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo garantiscono l’eutanasia attiva (dove è
direttamente il medico a somministrare la sostanza che porta alla dolce morte).
PUÒ SERVIRE LA RESIDENZA. Fuori dal Vecchio Continente l’hanno legalizzata la Cina, la
Colombia, alcuni Stati americani come l’Oregon, il Giappone, che affianca il paziente anche con
un’equipe di psicologi e medici. Per uno straniero non è sempre facile accedere ai servizi, perché queste
nazioni sono molto selettive e spesso impongono (come nel Benelux) la residenza per usufruirne. Anche
per questo dj Fabo ha scelto la Svizzera, Paese che permette il suicidio assistito a tutti i maggiorenni (in
media si paga intorno ai 13 mila euro) così come fanno Germania e Svezia. In Francia, Spagna o Gran
Bretagna è permessa l’eutanasia passiva, cioè la sospensione delle cure o delle terapie che tengono in vita.
Sempre in Italia le divisioni nella politica e nell’opinione pubblica (emblematica la spaccatura tra le
femministe) hanno portato al divieto della “surrogazione di maternità” o “gestazione per altri”. Quello
che, semplificando, si chiama utero in affitto. Il procedimento prevede che che una donna metta a
disposizione il proprio utero per portare avanti la gravidanza per conto di altre coppie o single, etero o
gay, attraverso l’inseminazione artificiale o l’impianto di un embrione realizzato in vitro.
QUI NIENTE TRANSAZIONI. Alcuni Paesi (Argentina, Australia, Belgio, Canada, Repubblica Ceca,
Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, Venezuela e alcuni Stati Usa) consentono soltanto le cosiddette maternità
“altruistiche” e vietano transazioni economiche, ma non il rimborso delle spese sostenute dalle gestanti.
In Grecia, Israele, Sudafrica e in alcuni territori di Nuova Zelanda e Australia si può regolare la
gravidanza con un contratto prima della nascita del bambino, in Regno Unito anche dopo.
INDIA A BUON MERCATO. Soprattutto India, Russia, Thailandia, Uganda, Ucraina e Stati americani
permettono pagamenti a favore delle donne. Il che ha creato un business da sempre denunciato dal mondo
cattolico: negli States costa tra i 100 mila e 150 mila dollari. Si spende un terzo, invece, andando in India
o in Ucraina.
La gestazione per altri è una pratica che spesso aiuta a superare i divieti alle adozioni gay, come dimostra
il percorso seguito dall’ex governatore pugliese Nichi Vendola e dal compagno Eddy Testa, volati in
America per diventare genitori. Anche perché la giurisprudenza della Corte di Cassazione ha applicato il
principio della stepchild adoption e ha cancellato le responsabilità penali inserite dalla legge 40 contro le
coppie che ricorrono all’utero in affitto all’estero.
“MIGRAZIONI” DI COPPIE GAY. Le adozioni alle coppie dello stesso sesso sono ammesse in Belgio,
Spagna, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Danimarca, Islanda, Malta,
Nuova Zelanda, Argentina, Brasile, Uruguay, Sudafrica, Nuova Zelanda, in 30 Stati degli Usa, in alcuni
territori australiani o del Canada. Soprattutto verso Spagna e Olanda, negli ultimi anni, si è notata una
migrazione da tutto il mondo di coppie omosessuali per poter soddisfare il proprio bisogno di paternità o
maternità.
CONTROLLI MOLTO SERRATI. Le procedure non sono semplici (in Spagna, per esempio, bisogna
essere residenti in loco da almeno tre anni) e i controlli delle autorità sono molto serrati, ma non c’è
pregiudizio verso gli stranieri. Di solito le spese legali e quelle logistiche comportano un conto di almeno
10 mila euro, però si può pagare anche il doppio se si chiede l’ausilio delle tante associazioni presenti in
quei territori.
Nel dicembre del 2015 è stato introdotto in Italia il divorzio breve, che ha ridotto dai tre anni ai sei mesi i
tempi nei casi consensuali per ottenere una sentenza. Ma non sempre i tribunali riescono a garantire questi
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negati-in-italia/208877/