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Default Banca Marche nuove ipotesi di reato: Insolvenza

00bianconiANCONA – Novità pesanti nell’inchiesta sul default di Banca Marche. La Procura anconetana negli ultimi giorni ha raggiunto un convincimento molto pesante, la Banca delle Marche deve essere dichiarata insolvente e quindi da qui emerge la proposta di inviare una richiesta in tal senso al tribunale fallimentare. Questo nuovo atto di accusa e scenario finanziario/giudiziario procurerebbe nuovi pesanti conseguenze per gli ex amministratori di BdM ed in particolare per il Dg e poi AD Bianconi.. Si ripete il copione già visto con Banca Etruria per cui in caso di dichiarazione d’insolvenza , la magistratura dovrà valutare le responsabilità dirette dei vertici aziendali nel portare l’istituto di credito al default. Nel caso di BdM l’ipotesi di reato non perviene dalla segnalazione o dall’azione degli ispettori di Banca d’Italia o dai liquidatori, ma direttamente dai vertici della Procura.
Sono infatti i  magistrati anconetani – i pm Andrea Laurino, Marco Pucilli e Serena Bizzarri, esonerati da ogni altra indagine così da potersi concentrare al meglio su BdM – hanno chiesto lo stato di insolvenza del vecchio istituto di credito, in liquidazione coatta amministrativa dal 9 dicembre, una decina di giorni fa, aprendo nel frattempo, in attesa di ulteriori sviluppi, nuovi capitoli investigativi. Tra le nuove ipotesi di reato già al vaglio c’è quella per truffa ai danni dei risparmiatori. I pm stanno analizzando la raffica di denunce presentate dalle associazioni di consumatori e dai singoli cittadini, beffati dal piano di salvataggio che ha azzerato azioni e obbligazioni subordinate, per verificare se effettivamente gli investitori, come sostengono, abbiano ricevuto pressioni per acquistare i titoli senza informazioni adeguate. Intanto il primo marzo l’ex direttore di BdM Massimo Bianconi, l’immobiliarista bolognese Vittorio Casale e l’imprenditore pugliese Davide Degennaro compariranno davanti al gup del Tribunale di Ancona, che dovrà decidere se rinviarli o meno a giudizio per corruzione. Al centro della contestazione, stralcio dell’inchiesta principale, manovre sospette attorno alla palazzina ai Parioli di proprietà di Bianconi.