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Legge di Stabilità: Canone RAI in un unica soluzione?

000attentialcanoneIl canone Rai si pagherà tutto insieme in un’unica soluzione, con la prima bolletta dell’anno. Niente più rate e, a quanto pare, niente più multe maggiorate, che cadranno invece sulle aziende elettriche che ometteranno di riversare gli introiti all’erario o di comunicare alle autorità pubbliche l’elenco dei morosi. La legge di stabilità, arrivata sul tavolo del presidente della Repubblica, è ancora attesa in Parlamento nella sua versione definitiva, ma le ultime bozze in circolazione continuano a mostrare modifiche rispetto ai testi precedenti.

La prima riguarda proprio la tassa sulla tv: nelle bozze circolate in precedenza il pagamento era previsto nella bolletta ma a rate. Sembrano aver preso una forma definitiva anche le risorse che le Regioni riceveranno da una parte e si vedranno sottrarre dall’altra.

Dopo il rischio di aumento delle addizionali o dei ticket nelle amministrazioni in deficit sanitario, emerge ora che, se da una parte le Regioni dovranno fare i conti proprio con il ridotto incremento del fondo sanitario (a 111 miliardi anzichè ai 113 previsti), dall’altra vedranno nel 2016 le loro casse rimpinguarsi di 1,3 miliardi. Una cifra che non colma totalmente il taglio di 2,2 miliardi previsto «a legislazione vigente», ma che comunque rappresenta un trasferimento netto da parte dello Stato. Tuttavia dall’anno successivo torneranno i tagli: quasi 4 miliardi nel 2017 ed oltre 5,4 sia nel 2018 che nel 2019. Non solo. Le Regioni che non avranno adempiuto alle disposizioni della legge Delrio, che prevedeva proprio l’assorbimento in ambito regionale dei dipendenti in esubero nelle Province in via di sparizione, saranno commissariate.

La legge assorbe inoltre le ultime modifiche annunciate sulla casa. In particolare sull’addizionale dello 0,8 per mille che potrà essere ancora imposta sulle seconde case, ma solo nei Comuni che ne hanno deliberato l’imposizione anche quest’anno. Una precisazione, dopo l’obbligo agli enti locali di non aumentare alcun tributo, resa necessaria proprio dalla volontà del governo di rispettare fino in fondo l’obiettivo di evitare qualsiasi aumento di tasse, evidente o nascosto. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, è stato ancor più perentorio: «Le tasse – ha insistito ancora una volta – devono scendere».

Ulteriore spazio di manovra per 3,3 miliardi, destinato in gran parte al taglio dell’Ires, potrebbe essere del resto assicurato se l’Ue concedesse al nostro Paese la flessibilità sui migranti, richiesta peraltro ufficialmente anche da Austria e Finlandia.

In attesa dell’avvio dell’iter parlamentare e delle audizioni in cui parti sociali e istituzioni esprimeranno il loro giudizio, un primo parere sul ddl arriva intanto dal direttore generale di Bankitalia,
Salvatore Rossi, che sposa la strategia di fondo dell’esecutivo Renzi. «Il Governo punta, a ragione, al rafforzamento della crescita: è il primo presupposto – spiega – per poter ridurre l’indebitamento».

È ancora lungo il cammino della Legge di Stabilità fino a dicembre, ma il governo deve già fare i conti con l’opposizione parlamentare, le critiche della minoranza interna Pd e con forti pressioni esterne di lobbisti e «scontenti». Oltre al canone, il tetto per l’uso del contante e i giochi d’azzardo sono fra i temi più caldi. Matteo Renzi è determinato comunque ad andare avanti.

CANONE RAI – È la norma che ha subito più modifiche nelle varie bozze circolate in questi giorni. Le uniche certezze al momento sono che l’abbonamento alla tv pubblica scenderà da 113,5 a 100 euro e che si pagherà con la bolletta elettrica. Il nodo più dibattuto è quella della rateizzazione. Nel 2016 il pagamento dovrebbe avvenire in un’unica soluzione per poi diventare bimestrale a partire dal 2017. La rata unica, però, non piace alle società elettriche che temono un aumento della morosità dei propri clienti obbligati a pagare fattura elettrica e tv.

Da dibattere anche la questione relativa alle sanzioni per i gestori elettrici che si attardano nella comunicazione allo Stato dell’elenco degli utenti morosi. Infine, c’è la questione del cosiddetto «tesoretto»: in tanti puntano ai 500 milioni di euro in più che il nuovo metodo di riscossione del canone dovrebbe garantire alla casse statali.

CASA – La Tasi viene abolita sulla prima casa con l’eccezione di abitazioni di lusso e castelli. Renzi ha accolto in parte le richieste della minoranza Pd che, però, chiede di «fare di più». Il braccio di ferro potrebbe riservare sorprese. I Comuni, invece, sono tentati dall’innalzare l’Imu sulle seconde case. La misura, infine, viene accettata contro voglia da Bruxelles che ha più volte chiesto di alleggerire il carico fiscale su lavoro.

IRES – È l’obiettivo più ambizioso: portare l’imposta sul reddito delle società dall’attuale 27,5% al 24,5%. Ma lo stesso governo ha legato la misura al via libera della Commissione Ue a un margine di flessibilità dello 0,2% (3,3 mld) concesso in virtù dell’emergenza immigrati.

CAAF – Sessanta milioni di euro in meno per il 2016 ai Caaf, i centri autorizzati di assistenza fiscale, che però promettono battaglia e si muoveranno per emendare il provvedimento.

PENSIONI – Opzione donna, settima salvaguardia degli esodati, innalzamento della no tax area per i pensionati e «part time» per chi si avvicina all’uscita dal mondo del lavoro. La coperta è corta e sono in tanti a tirarla da una parte e dall’altra. Sindacati e dissidenti dem chiedono forti cambiamenti.

FONDO SANITÀ – Lo Stato per il 2016 destinerà 111 miliardi di euro al Sistema Sanitario Nazionale: uno in più rispetto al 2015 ma ben due in meno rispetto a quanto concordato in estate con le Regioni. In otto potrebbero ricorrere a un aumento del ticket. La questione sarà uno delle più dibattute.

OK USO CONTANTI FINO A 3.000 EURO – «È una misura che vuole semplificare la vita agli italiani». Ha spiegato Renzi quando ha presentato la misura che innalza la possibilità di usare denaro contante dagli attuali 1.000 euro fino a 3mila. La misura è stata fortemente voluta da Ncd ma ha attirato le forti critiche della minoranza Pd.

GIOCHI D’AZZARDO – È la misura per quale il M5S ha dichiarato guerra all’esecutivo. Ma anche i cattolici di Ncd chiedono cambiamenti. Il governo difenda il provvedimento che mette a gara 15mila licenza per i punti scommesse. La battaglia, oltre che ideologica, si prospetta attenta ai numeri ed alla base d’asta per accedere ai bandi: i punti scommesse vendita potrebbero diminuire ma la base d’asta, ora fissata a 32mila euro, sarebbe evidentemente destinata a salire.