Economia e qualità della vita, la provincia di Pesaro e Urbino continua a perdere posizioni
Oltre ai parametri macroeconomici, arretrano anche quelli relativi alla qualità della vita e alla valorizzazione delle risorse. Record per l’emigrazione ospedaliera
PESARO – In questi anni la provincia di Pesaro e Urbino ha perso terreno su più fronti e non solo dal punto di vista strettamente economico. Lo rivela una ricerca del Centro Studi della CNA che, oltre alla dinamica delle imprese, ha valutato parametri come l’energia e l’ambiente, l’inclusione sociale, la qualità della vita, l’attrattività territoriale e la valorizzazione delle risorse, la raccolta differenziata. Il risultato? Preoccupante anche se non nettamente sconfortante. In questi anni la provincia di Pesaro e Urbino ha perso terreno su quasi tutti i settori nei confronti delle altre provincie marchigiane e delle vicine province di Rimini e Forlì-Cesena. La provincia di Pesaro e Urbino è infatti al quarto posto per rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata e precede di un’incollatura Macerata; Ascoli e Fermo. Rispetto ad almeno due delle province che la precedono, però, mostra di avere una dinamica crescente anche negli ultimi anni. Un altro indicatore problematico per la provincia, che ne mette in evidenza i vincoli infrastrutturali, è quello delle interruzioni del servizio elettrico. L’indicatore della frequenza delle interruzioni accidentali lunghe del servizio elettrico (numero medio per utente) mostra come la provincia soffra particolarmente del problema e come questo sia in decisa crescita proprio negli ultimi anni. Nella provincia pesarese il tasso di disoccupazione complessivo è stato a lungo uno dei più bassi ma ha assunto una decisa dinamica di crescita dal 2011 giungendo a far peggio di tutte le altre province marchigiane e di quella di Forlì-Cesena. L’indicatore di rischio dei finanziamenti, vede la provincia di PU in posizione intermedia rispetto alle altre province considerate e caratterizzata da una tendenza alla crescita che, però, è meno brusca in corrispondenza agli anni più recenti di quanto sia per province come quelle di RN, AN, AP.
L’indice di microcriminalità premia la provincia di PU, meno affetta dal fenomeno tra le aree considerate. Occorre osservare, tuttavia, che nella provincia di PU come nelle altre delle Marche (e nella provincia di FC) il fenomeno aumenta di intensità nel corso del decennio (mentre diminuisce per la provincia di RN). La provincia di PU è stabilmente al primo posto per l’indice di emigrazione ospedaliera regionale. Disastrosi invece i dati relativi all’economia. Solo l’export tiene, mentre calano le imprese, i fatturati, il numero di addetti. Su questi dati elaborati illustrati dal professor Giovanni Dini dal Centro Studi della CNA, si è confrontata l’altra sera la direzione provinciale della CNA.
All’analisi sulle dinamiche territoriali ha partecipato anche Giorgio Calcagnini, docente di economia politica all’Università di Urbino. Calcagnini ha evidenziato come sia sempre stato stretto in questa provincia il rapporto tra sistema produttivo e sociale e come l’uno abbia sempre risentito dell’andamento dell’altro. Con l’economia in affanno in provincia di Pesaro e Urbino sono aumentati gli inocuppati, il disagio sociale e la tenuta generale del sistema. Ad aggravare le cose anche la crisi del principale istituto di credito e delle Fondazioni che hanno inevitabilmente impoverito il quadro generale del territorio. In questo momento – ha detto Calcagnini – occorre sostenere, anche attraverso le istituzioni, il sistema delle imprese. Occorre far ripartire gli investimenti in termini di energia, comunicazione, trasporti e tornare ad investire in formazione anche attraverso un rapporto più incisivo e diretto dell’Università con il territorio. Bisogna uscire dal rigore e servono politiche europee espansive e misure nei confronti del lavoro. I semi per invertire questa tendenza – ha aggiunto Calcagnini – ci sono tutti. “Si è trattato di un primo momento di riflessione – ha detto al termine della direzione il presidente della CNA, Alberto Barilari – che è servito a confrontarci sull’attuale congiuntura ma anche sulle politiche che come CNA metterrmo in campo anche attraverso un sempre più intenso dialogo con le istituzioni del territorio”.