Meno tasse per chi affitta
Ci sono volute quasi altre due settimane per limare, correggere e rivedere il decreto legge Sblocca Italia, ma alla fine tutti i tasselli sono andati a loro posto. O quasi. Il pacchetto casa che al consiglio dei ministri del 29 agosto scorso era stato approvato “salvo intese” tra il ministero delle infrastrutture e il ministero dell’economia, alla fine è entrato nel decreto. Il ministro Maurizio Lupi ha smentito qualsiasi dissidio con il collega dell’economia Pier Carlo Padoan, ma il dialogo seppur “costruttivo” tra i due, non è stato semplicissimo.
Che il pacchetto casa sia entrato nel testo finale non è una novità da poco. Chi acquisterà una casa nuova o ristrutturata con un indice di risparmio energetico elevato e la concederà in affitto per otto anni a canone concordato, avrà un bonus fiscale dallo Stato del 20 per cento del prezzo di acquisto fino ad un massimo di 300mila euro da spalmare in otto anni. L’articolo contenuto nel decreto ha avuto la bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato. “Significa”, ha spiegato il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, “che se acquisti una casa e la concedi in affitto a canone calmierato per otto anni il Fisco ti restituisce nello stesso periodo 60 mila euro di tasse”. Un meccanismo mutuato dalla Francia, dove il meccanismo una volta introdotto è riuscito a rimettere in moto il mercato immobiliare. Certo, alcuni nodi restano da sciogliere.
I canoni concordati rimangono ancorati ad una legge del 1988 che dovrà essere aggiornata. Un lavoro che, per ora, è stato fatto solo nei grandi centri metropolitani, mentre la norma inserita nel decreto Sblocca Italia andrà applicata su tutto il territorio nazionale. Nei prossimi giorni inizieranno gli incontri con l’Anci, l’associazione dei Comuni, per iniziare a disegnare un meccanismo degli affitti calmierati che possa andare bene su tutto il territorio nazionale. Nel decreto, ha spiegato poi Lupi, non è entrato il rinnovo del bonus del 65 per cento sulle ristrutturazioni edilizie che migliorano l’efficienza energetica. Questo perché, in realtà, il bonus è ancora in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno e dunque il veicolo idoneo per confermare lo sgravio è la legge di stabilità.
Altro capitolo importante del decreto è quello che è stato ribattezzato “sblocca burocrazia”. Lupi ha ritirato fuori il vecchio motto berlusconiano “liberi in casa propria”. In pratica chi vorrà frazionare o accorpare appartamenti lo potrà fare senza più troppe complicazioni burocratiche. Non saranno più considerati interventi di ristrutturazione ma di manutenzione straordinaria. Significa che per realizzarli basterà una dichiarazione di inizio lavori e non dovrà più essere versato il contributo di costruzione al Comune ma solo gli oneri di urbanizzazione. Un discorso simile vale anche per tutti i lavori in casa che non comportano interventi strutturali. Insomma, aprire una porta, unire due stanze o ricavarne una da due, sarà molto più semplice che adesso. Basterà una semplice comunicazione da parte di un tecnico abilitato nella quale si dichiara che l’intervento non riguarda parti strutturali dell’immobile. La comunicazione sarà valida anche ai fini catastali e toccherà al Comune effettuare la comunicazione all’Agenzia del Territorio.
Ci sono poi le misure sblocca cantieri. Vengono resi disponibili 3,9 miliardi di euro per tutto un elenco di opere che sono cantierabili entro il 31 dicembre di quest’anno, il 31 giugno del 2015 e la fine del 2015. In questo sono entrate due opere che riguardano Roma: la Metro C e il ponte per collegare l’Eur all’aeroporto di Fiumicino. Si tratta in totale di oltre 300 milioni di stanziamento. Lupi ha voluto anche frenare le polemiche di chi ha ipotizzato che i fondi realmente disponibili fossero minori.
I soldi ci sono ha detto, e per renderli tutti immediatamente disponibili, il ministro incontrerà lunedì il vice direttore della Bei, la Banca europea degli investimenti, Dario Scannapieco, per negoziare una linea di credito ad un tasso dello 0,20 per cento per gli anticipi delle somme. Nei 3,9 miliardi sono compresi anche 550 milioni di euro che saranno destinati ai lavori segnalati dai Comuni che hanno risorse spendibili bloccate dal Patto di stabilità interno. I sindaci con i conti in ordine avranno dunque uno spazio finanziario aggiuntivo per effettuare i pagamenti o cantierare nuovi progetti. Il fiore all’occhiello del provvedimento, almeno secondo le intenzioni del governo, rimangono comunque due opere: la tratta alta velocità Napoli-Bari e la linea Palermo-Catania-Messina. Partiranno entro la fine del 2015 invece che nel 2018 e avranno subito a disposizione i fondi: 4,5 miliardi di euro la prima, 2,2 miliardi la seconda. Questo, secondo le stime delle Ferrovie, permetterà di creare immediatamente 6 mila posti di lavoro.