Graziano Rossi paga per regolarizzare la pista da cross di Valentino
La pista da cross, detta la Biscia, per la sua forma, in prossimità del ranch di Valentino Rossi non è più abusiva. Ora Valentino potrà sgasare con meno pensieri lungo quei 1800 metri di curve e rettilinei della pista di motocross costruita nel suo ranch a Tavullia. Ieri mattina, infatti, babbo Graziano Rossi è arrivato in Tribunale (con il suo avvocato, il professore Lucio Monaco) per chiedere di poter oblare, dunque pagare, il capo di imputazione relativo al reato di abuso edilizio contestato dalla Procura. Abuso edilizio che, nel caso della Biscia (di proprietà della Testa Track, società che fa capo a Graziano), è quello per così dire «lieve», ovvero si tratta di una difformità rispetto al progetto iniziale non essenziale per la quale la legge prevede una pena pecuniaria. La richiesta dell’oblazione è stata accolta e Graziano dovrà tirare fuori oltre 13mila euro per chiudere il conto con la giustizia, almeno su quel capitolo.
I reati contestati, a lui e agli altri due imputati (il geometra dei lavori e la ditta che ha realizzato la pista) sono anche quelli ambientali e il falso. Alla prossima udienza, che si terrà il 2 dicembre, il giudice Paolo De Luca dovrà prima verificare che Graziano abbia pagato tutti i 13mila euro. Poi si aprirà il processo con rito ordinario per gli altri capi di imputazione. Intanto con l’oblazione si estingue il reato. E così quello di abuso edilizio sarà cancellato a colpi di euro. Il progetto della pista ha sempre ricevuto in ogni suo passaggio burocratico (dal permesso a costruire alla Via e Vas, valutazione di impatto ambientale e valutazione ambientale strategica) il placet degli enti competenti, e cioè del Comune di Tavullia prima e della Provincia poi. Ora sarà il Tribunale a stabilire se qualcosa in quelle carte non è stato fatto a regola di legge. Non faranno intanto salti di gioia le cinque famiglie vicine di casa della Biscia che mesi fa hanno presentato un esposto in Procura. Infastiditi dai rumori si erano rivolti anche al Tar. Una guerra ancora in corso a colpi di perizie e controperizie.