Renzi a grandi passi verso la palude
Solo alcune settimane fa avevamo preconizzato un pericolo incombente per il Presidente del Consiglio, rapido a mettere ogni settimana un problema nel mirino, ma lento nel districarsi nel ginepraio romano che diverse amarezze gli sta riservando. Non solo la burocrazia e il sottobosco della politica fatta di gruppi e sottogruppi, il potenziale alleato sulle riforme istituzionali si va man mano sfilando alla luce della debolezza crescente del premier. Un premier al quale non solo resta difficile tenere insieme la maggioranza come si è visto sul Dl sulla casa, ma il suo stesso partito, il Pd sempre in preda alla sindrome tafazziana. Ovvio in questo contesto registrare il pericolo connesso con il risultato elettorale del 25 maggio, il rischio di un forte recupero del M5s in grado di avvicinare un Pd fermo intorno al 33%, lo sfilarsi di FI dall’accordo per le riforme e un potenziale riavvicinamento all’NCD con conseguente forte condizionamento dell’esecutivo. Per Renzi si avvicina la palude. D’altro canto su molte cose il premier ha tutte le ragioni possibili per voler perseguire una modernizzazione ed una semplificazione di questo Paese, stupisce non sia avveduto nel capire come le resistenze sarebbero state molteplici e le forze contrarie tali da frenare il carro delle riforme. Inoltre senza una vera autentica politica di spending review, ossia taglia veri ai costi della politica, della pubblica amministrazione, accorpamento delle regioni, eliminazione effettiva delle provincie, cancellazione delle regioni a statuto speciale e via di questo passo il Paese non riparte e al premier non resta che l’unica arma finale, le elezioni in autunno o al massimo in primavera. Ma, c’è un ma, potrà andare alle elezioni se riuscirà a tenere il Pd, seppure con delega, perché altrimenti avrà entrambi i piedi nella palude e la sua sorte non sarà diversa da quella di quanti lo hanno preceduto, trovandosi a fare i conti, come sempre, con quanti anche della sua parte hanno preferito e preferiscono l’attuale andazzo all’incognita del nuovo che avanza, si ma verso il nulla.