Ecco il tax free day: il 25 agosto gli artigiani maceratesi iniziano a lavorare per se stessi e non per lo Stato. Pressione fiscale al 64,6%
Gli artigiani e i piccoli imprenditori delle Marche pagano più tasse e sono più poveri. E’ quanto emerge
dall’ “Osservatorio permanente sulla tassazione di artigiani e piccole imprese in 112 Comuni d’Italia”:
realizzato dal Centro Studi della Cna nazionale, raccoglie tutti i dati fiscali del 2011, del 2012 e del 2013,
comparati con le previsioni di quello che succederà nel 2014.
Secondo i dati diffusi la pressione fiscale complessiva media in Italia nel 2014 è pari al 63,1% (nel 2011
era del 59,1%): gli artigiani più tartassati saranno quelli di Roma (74,4%), mentre nelle Marche la pressione
fiscale più elevata graverà sulle spalle dei pesaresi con il 67%.
Agli imprenditori artigiani del Maceratese (al 33° posto nella classifica nazionale) il fisco peserà per il
64,6%, con un aumento di 5.1 punti percentuali rispetto ai dati del 2011 (59,5%).
Il Centro Studi della CNA Nazionale, attraverso l’osservatorio istituito, è inoltre in grado di capire fin dove
arriva, in dodici mesi, la mano del fisco sulle piccole imprese.
Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio, infatti, è il 25 agosto il giorno in cui gli artigiani maceratesi
iniziano a lavorare per sé stessi e non più per lo Stato. Nel 2011 la data da segnare sul calendario era il 6
agosto. Nel 2014 la liberazione dalle tasse arriva 19 giorni dopo.
Ma cosa resta nelle tasche degli artigiani dopo aver pagato tutte le tasse? Sempre meno, secondo lo studio
della Cna. Brutta sorpresa per gli imprenditori artigiani di Macerata e provincia: nella classifica regionale
sono penultimi, con un reddito d’impresa di 17.707 euro davanti ai colleghi pesaresi che si mettono in
tasca solo 16.517 euro. Al 79esimo posto nella classifica nazionale, i maceratesi perdono ben 2.530 euro
annui rispetto al reddito 2011 (20.237 €), pari al -12,5%.
I calcoli sono stati fatti ipotizzando di considerare come modello un’impresa manifatturiera individuale, con
un laboratorio di 350 mq, un negozio di 175 mq, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito
d’impresa di 50mila euro/anno.
“Le imprese e gli artigiani – commenta il Presidente provinciale di CNA Giorgio Ligliani – sono stanchi
di sentire il peso di quello che è un vero e proprio socio occulto che, alla fine dei conti, non fa nemmeno
bene il proprio lavoro. Siamo convinti che debba esistere una tassazione equa, che serva davvero a
reggere il sistema Italia, le cui risorse vadano al reale beneficio della collettività e non di qualche gruppo
di interesse. Quello che invece avviene oggi nel nostro Paese non è giustificabile né più sostenibile per
nessuno.
Ecco perché – prosegue Ligliani – come CNA chiediamo, ad esempio,di ridurre progressivamente la
tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, rivedere i criteri per l’attribuzione
dei valori catastali degli immobili, ridurre il peso dell’IMU sugli immobili strumentali d’impresa quando
vengono utilizzati per l’attività produttiva e, soprattutto, semplificare e ridurre gli adempimenti che
determinano costi indiretti per le imprese, causando minore produttività e quindi, minore competitività”.
Ecco le 8 proposte della CNA:
1. Ridurre progressivamente la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro
autonomo;
2. Rivedere la tassazione delle imprese personali e degli autonomi, riducendo l’aliquota Irpef
all’aumentare del reddito dichiarato (chi più dichiara, meno paga);
3. Aumentare la franchigia dall’imposizione Irap a 25mila euro;
4. Rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili per allinearli
periodicamente ai valori di mercato, a invarianza di gettito;
5. Ridurre il peso dell’IMU sugli immobili strumentali d’impresa quando vengono utilizzati
per l’attività produttiva;
6. Rendere pienamente deducibile l’Imu dal reddito d’impresa e dall’Irap;
7. Rendere obbligatoria per i comuni la previsione di tariffe Tari (la nuova imposta sui rifiuti)
commisurate alle quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e conferiti in discarica;
8. Semplificare e ridurre gli adempimenti, sia a livello centrale sia a livello locale, che
determinano costi indiretti sulle imprese, minore produttività e minore competitività.