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La Febal si trasferisce a San Marino

febalUn marchio storico da sempre legato al territorio, ma ora arriva l’ufficialità: Febal lascerà Pesaro per trasferirsi a San Marino. Ieri la riunione tra dirigenti del gruppo Colombini, la Provincia di Pesaro e i sindacati Cgil e Uil in Confindustria.
«Avevamo timori già da tempo – spiega Giuseppe Lograno, sindacalista Fillea Cgil – fino ad oggi l’azienda, di proprietà Colombini dal 2009, aveva valutato diverse opzioni, tra cui anche quella di poter trovare un altro stabilimento a Pesaro. Ma siamo venuti a sapere che in fabbrica c’erano movimenti particolari. E così dopo una serie di risposte evasive, tramite la Provincia, abbiamo deciso di aprire un tavolo di confronto per chiarire la situazione. L’azienda ha ufficializzato che dopo l’estate trasferirà la produzione di cucine a San Marino, mentre resterà a Pesaro un presidio di verniciatura. In pratica saranno circa 50 i lavoratori che verranno distaccati, mentre ne resteranno sul territorio una ventina più qualche impiegato. Un esito molto negativo perché ci hanno comunicato tutto a cose fatte, senza coinvolgere nelle decisioni le parti sociali».
Tutto è iniziato a luglio dell’anno scorso quando furono collocati in mobilità 32 dipendenti. Il gruppo contava 130 dipendenti e la cassa integrazione straordinaria era finita dopo tre anni. Di qui il tempo degli esuberi. «Già all’epoca furono trasferiti circa 15 dipendenti a San Marino, ora la decisione sembra irrevocabile, ma vogliamo fare di tutto per poter cercare una soluzione alternativa. Il tavolo non è chiuso, ci sono tanti aspetti da discutere. Se la Febal dovesse andare via sarebbe una sconfitta per tutti, ne perderebbe tutto il territorio anche in termini di indotto che crea e dell’occupazione intorno a un’azienda così, basti pensare ai tanti fornitori».
Simona Ricci, segretaria Cgil, era al tavolo. «Si stanno verificando i nostri peggiori timori. Il problema è che lo siamo venuti a sapere oggi, quando in realtà la proprietà aveva già deciso tutto da tempo. Questo è inaccettabile, pensavamo che il sacrificio dei 32 licenziamenti fosse una base per ripartire nel territorio». Provincia e sindacati hanno avanzato una proposta. «Ci impegneremo a cercare un nuovo stabilimento, più piccolo e con minori costi per l’azienda nel Comune di Pesaro. Questo porterà all’abbattimento della tassazione locale per i primi tre anni. È una manovra urgente perché il contratto di affitto nel capannone attuale scade nel 2015 e non abbiamo garanzie che quei 20 occupati restino a Pesaro oltre quella data. Intanto cercheremo di gestire anche la partita dei dipendenti, garantendo loro lo spostamento a costo dell’azienda a San Marino e garanzie come frontalieri. Rischiamo di perdere un altro marchio storico pesarese, che tutt’ora si sta rilanciando sul mercato con nuovi prodotti e campagne marketing»