LA FELTRINELLI PUBBLICA “ROMANZI” DI LUIGI DI RUSCIO.
A tre anni dalla morte, avvenuta ad Oslo il 23 febbraio 2011, esce da Feltrinelli, nella prestigiosa collana
Le Comete, “Romanzi” di Luigi Di Ruscio, che raccoglie l’opera in prosa dello scrittore di Fermo emigrato
in Norvegia negli anni ’50, a cura di Andrea Cortellessa e Angelo Ferracuti. Un volume di 550 pagine che
raccoglie i romanzi “Palmiro”, “Cristi polverizzati”, “Neve nera”, e il racconto lungo giovanile, uscito solo in
rivista, “Apprendistato”, dove lo scrittore racconta la sua infanzia fermana.
L’immagine della copertina è di Ennio Brilli, che per anni lo ha fotografato nel corso dei suoi tanti ritorni nella
città natale.
Il libro verrà presentato a Fermo venerdì 21 marzo, alle ore 18 nella Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori,
alla presenza dei curatori e di Giuseppe Buondonno, Assessore alla Cultura della Provincia di Fermo, di
Massimo Raffaeli, critico letterario del Corriere della Sera, e di Alberto Rollo, Direttore editoriale della casa
editrice Feltrinelli.
Ad organizzare l’iniziativa, nel corso della quale verrà messo in vendita il volume, la casa editrice Feltrinelli
e il Premio Paolo Volponi (che in questi anni ha tenuto vivo il ricordo dello scrittore fermano attraverso
iniziative convegnistiche, proiezioni di documentari, reading), con il patrocinio e il sostegno del Comune, la
Provincia e dell’Istituto per la Storia del movimento di Liberazione delle Marche.
Luigi Di Ruscio è nato a Fermo nel 1930, ed è emigrato in Norvegia nel 1957. Per quarant’anni ha lavorato
a Olso in una fabbrica metallurgica. Ha esordito con la raccolta di versi Non possiamo abituarci a morire
(prefazione di Franco Fortini, Schwarz, 1953). La sua produzione poetica è proseguita con Le streghe
s’arrotano le dentiere (prefazione di Salvatore Quasimodo, Marotta, 1966), Istruzioni per l’uso della
repressione (presentazione di Giancarlo Majorino, Savelli, 1980), Firmum (peQuod, 1999), L’ultima raccolta
(prefazione di Francesco Leonetti, Manni, 2002), Poesie Operaie (prefazione di Massimo Raffaeli, Ediesse,
2007). Oltre a Palmiro (il lavoro editoriale, 1986, poi Baldini&Castoldi, 1996, Ediesse, 2011), in prosa ha
pubblicato Le mitologie di Mary (Lietocolle, 2004), Cristi polverizzati (prefazione di Andrea Cortellessa, Le
Lettere 2009), La neve nera di Oslo (Ediesse, 2010), Zibaldone norvegico, Pellegrini, 2013.
Nel febbraio 2014 la casa editrice francese Anacharsis ha pubblicato La neve nera di Oslo, nella traduzione
di Muriel Morelli e la prefazione di Angelo Ferracuti.
Luigi Di Ruscio è stato poeta e narratore. Non meno di scrittori come Gadda, D’Arrigo, Roversi e Pagliarani,
ha finito per dare corpo a opere che, come dice Andrea Cortellessa, “recano su di sé le macchie, gli urti,
le ferite della storia: termometri sempre in azione, segnavento che non si fermano mai; e che, così a lungo
esposti all’infuriare degli eventi, si rivelano anche accumulatori, giacimenti, immensi archivi viventi d’una
storia che continua a passare senza essere mai passata del tutto”. “Palmiro”, “Cristi polverizzati”, “Neve
nera” e “Apprendistato”, raccolti per la prima volta insieme in questo volume, ben corrispondono a quelle
che l’autore ha chiamato “memorie romanzesche”, una complessa, beffarda immagine dell’Italia degli
anni cinquanta, l’unica Italia che lo scrittore ha di fatto conosciuto, una provincia che diventa mondo e che
soprattutto diventa fisicità di scrittura, stordimento, illusione di tempi che non si aprono, e ulcere che non
si chiudono, blasfemia e rigore demoniaco, verbale non chiuso di una rivoluzione in atto. Di Ruscio tenta
strade che tutte tornano alla sua memoria “romanzesca” e a quell’enunciato che più segna i suoi Cristi
polverizzati: “La mia infanzia divenne sempre più totalmente infanzia”.
Le Comete è una storica collana di classici contemporanei dove la nota casa editrice ha pubblicato nel
tempo opere narrative di autori come Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Boris Pasternak, Malcom Lowry, Paul
Bowles e, di recente, Jhon Cheever, Clarice Lispector, Fernando Pessoa, Giovanni Testori, Giorgio Bassani,
Vittorio Sereni e Antonio Tabucchi.