Sanità Marche attese record per una ecografia
Attese record per visite mediche ed esami nelle Marche. Quattro mesi di attesa per una visita endocrinologica, oculistica ed oncologica. Quasi dieci per un’ecografia mammaria o una mammografia. È la piaga delle liste d’attesa del sistema sanitario marchigiano così come fotografato dalla stessa Regione, che non può fare a meno di suonare il campanello d’allarme e correre ai ripari.
Riduzione dei tempi di accesso a prestazioni cliniche e diagnostiche e il taglio alla mobilità passiva, le due priorità che Palazzo Raffaello si è impegnato a raggiungere entro il 2015 sottoscrivendo il protocollo programmatico con i sindacati confederali lunedì scorso. Da che situazione si parte? Il contesto è da emergenza. L’attivazione del Cup, Centro unico regionale, a regime dal 2010, non ha risolto le criticità. Secondo i dati (aggiornati al 2011) riportati alla giunta regionale nell’ultima delibera di gennaio 2014, rispetto alle visite il dato più allarmante è quello di endocrinologia, con un tempo di attesa media di 125 giorni, dove il tempo massimo consentito dal sistema nazionale è di 30 giorni, derogato a 45 dalle Marche, che però non riescono comunque a rispettare gli standard.
Sono 87, invece, i giorni di attesa per una visita oculistica (30 giorni il tempo massimo consentito), 76 per una cardiologica (45 tempo massimo), 69 oncologica (30). Garantite le visite urgenti e rispettati i tempi di quelle definite brevi, per le quali il massimo consentito sono 10 giorni di attesa. Altro capitolo gli esami strumentali. Le situazioni più fuori controllo la mammografia, quasi 10 mesi (290 giorni) l’attesa media, su uno standard fissato a livello nazionale di due mesi, derogati a tre dalla Regione Marche.
Segue l’ecografia mammaria 283 giorni (90 l’attesa massima di riferimento) e poi la risonanza magnetica al cervello e tronco encefalitico che sfora di 78 giorni il limite massimo ammesso di 90 e ancora due mesi di sforamento per quella alla colonna vertebrale. Al quadro si aggiungono gli oltre 33 milioni che le Marche pagano alle altre regioni per i suoi cittadini che preferiscono farsi curare altrove, la così detta mobilità passiva. Ortopedia, oculistica e otorino i reparti che mettono in fuga i pazienti marchigiani.
La Regione si dichiara pronta a correre ai ripari. Come? Sulle liste di attesa, spiega il direttore del Servizio salute, Piero Ciccarelli, «la drastica riduzione delle prescrizioni inappropriate, in collaborazione con i medici di base, la differenziazione, sempre con l’aiuto dei medici di medicina generale, tra la prima visita specialistica e i successivi controlli periodici. Ancora – prosegue – la razionalizzazione e differenziazione delle tempistiche di follow up. Chi è affetto da malattia cronica che sa che ogni 6 o 8 mesi dovrà tornare dallo specialista, non deve più passare attraverso il Cup, ma gestititi direttamente dallo specialista».