Ripulitura dei fiumi, dopo l’ok della Regione
CAGLI (PU) – Ci voleva un’altra alluvione per sbloccare un provvedimento che chiedevamo inutilmente da tempo? Le imprese dell’edilizia aderenti alla CNA di Pesaro e Urbino salutano con favore la decisione della Regione Marche di dare il via (seppure in via temporanea), ad interventi di ripulitura dei corsi d’acqua prevedendo anche forme di valorizzazione di una quota parte del materiale inerte.
“Finalmente – dice il responsabile provinciale di CNA Unione Costruzioni, Fausto Baldarelli – anche se in maniera tardiva si potranno mettere in campo tutta una serie di interventi per i quali le nostre imprese sono già disponibili a partire”.
E Oscar Moretti, presidente CNA di Cagli (che comprende la zona che ha subìto più danni ovvero quella di Cantiano e Acqualagna), rimarca: “Se si fosse consentito alle nostre imprese di operare prima, forse le esondazioni non ci sarebbero state. Avevamo infatti presentato a suo tempo una osservazione al Piano Cave regionale che prevedeva la possibilità da parte delle nostre imprese di costruzioni di ripulire l’alveo dei fiumi in cambio di materiale inerte e di risulta”. “Purtroppo quelle osservazioni – precisa Moretti – si sono impantanate nella burocrazia degli uffici regionali. Dopo la protesta dei sindaci e delle imprese speriamo ora che non debbano accadere più fatti come quelli recenti per sbloccare provvedimenti che, come questo, vanno in una sola direzione: quella del buon senso”.
E Moretti ricorda che “Si tratta di un intervento a costo zero che consente di ripulire gli argini ed il letto dei fiumi e di mettere in sicurezza i tratti più pericolosi dei corsi d’acqua”. “Una soluzione semplice – precisa Moretti – rispettosa dell’ambiente che permette di raggiungere più risultati. Primo: la messa in sicurezza dei fiumi; secondo, l’utilizzazione del materiale inerte proveniente dalla ripulitura degli alvei dei corsi d’acqua locali per le imprese del settore costruzioni (a km zero); terzo, un minor impatto ambientale derivato anche dalla non utilizzazione di inerti provenienti da cave tradizionali o dalla movimentazioni di ghiaie dall’estero”.
“Finalmente ad Ancona, seppur tardivamente – conclude Fausto Baldarelli – hanno preso esempio dall’Emilia Romagna. Quella proposta di riutilizzo degli inerti dagli alvei dei fiumi è già operativa da tempo nella Valmarecchia e sta dando ottimi risultati”.