Disoccupazione al 12%, giovani oltre 40%
Da settimane, anche di fronte alle fibrillazioni della politica, abbiamo più volte richiamato l’attenzione su un problema centrale della nostra società e della nostra economia, la disocuppazione, ed in particolare quella giovanile. I livelli attuali, rilevati dall’ISTAT lo scorso Agosto non lasciano scampo a considerazioni di sorta, la componente di giovani dissoccupati tra i giovani e giovanissimi è la più alta di sempre, ma sopratutto cresce la disaffezione e lo sconforto tra le giovani generazioni oramai rassegnate ad una vita da precari. La congiuntura economica, l’assenza di misure concrete per il rilancio di almeno alcuni comparti economici non lasciano molto scampo all’ottimismo. Senza contare il continuo e costante flusso di deindustrializzazione del Paese, chiudono più aziende di quante potenzialmente ne vengono aperte ed anche tra le aziende avviate negli ultimi anni il tasso di default è molto alto e la vita media di queste aziende non supera i tre anni di vita. Perchè? Perchè questo Paese non ha trovato e non trova la strada della semplificazione burocratica e amministrativa, non riesce a dotarsi di un sistema bancario funzionale allo sviluppo di una imprenditoria basta sull’ingegno, ma sopratutto non ha gli strument per “accompagnare” e tutorare le nuove attività. In totale oggi i disoccupati sono 3.127.000 e con un PIL negativo e un tasso di crescita dell’economia equivalente ci vorranno decenni per riassorbire anche solo una parte di essi. Si aggiungaa questo il dimagrimento necessario della Pubblica Amministrazione, la scomparsa di alcune attività, la esternalizzazione di altre e gli obiettivi delle aziende di contenere sempre più il costo del lavoro, ci pare pura utopia pensare ad una svolta nel breve-medio periodo. Occorre pure far qualcosa, ci sono settori in profonda crisi come l’edilizia che trarrebbero benefici anche occupazionali se solo ci fossero progetti e programmi di risanamento e di messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, se si pensasse al risparmio energetico, all’adeguamento a norme sismiche, piuttosto che continuare a costruire il nuovo per rimpinguare le casse dei comuni e aumentare il consumo di suolo. Si potrebbe ipotizzare un nuovo sviluppo nel settore dei servizi affidati a cooperative di giovani, adeguatemente supportate e tutorate, così come potrebbero essere pianificati e studiati insediamenti commerciali mirati all’interno di determinati quartieri o piccoli centri, supportati anch’essi da sgravi fiscali. Serve un briciolo di fantasia e di buona volontà, è in ballo il futuro di questo Paese, delle nuove generazioni, della nuova classe dirigente, che non può partire con un gap occupazionale,
ARES