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TAGLI ALLA SPESA E INTEGRAZIONE EUROPEA: IL MESSAGGIO DI FINI AL FERMANO

Il Presidente di Fli tra progetti futuri e radici annacquite
Ci prova, sfodera la sua indiscutibile dote dialettica, è cordiale e stringe mani. Il presidente di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini le tenta tutte pur di recuperare anche nel Fermano quei consensi che il suo partito ha progressivamente perso nel corso dei mesi dopo la scissione dal Pdl diventando dall’oggi al domani acerrimo nemico del berlusconismo. Ma per un leader di partito che ancora riveste la carica di presidente della Camera dei Deputati ritrovarsi a parlare a una quarantina di persone non deve essere stato di certo entusiasmante. Tante infatti, se si escludono le forze dell’ordine, il codazzo della sicurezza e i candidati di turno, erano le persone che oggi pomeriggio si sono sedute sulle poltroncine del teatro comunale per ascoltare il messaggio di Fini. Al via i temi più in voga, sicurezza vacillante e Province in bilico: “Bisogna tagliare le spese improduttive per garantire più sicurezza, anche nel Fermano. Quando si parla di tagli alla spesa pubblica non ci si può di certo riferire alla spesa che garantisce i servizi essenziali per il cittadino. Dobbiamo concentrarci su una politica di tagli della spesa improduttiva, ossia di tutto quello che non è strettamente collegato a un bisogno primario. E per garantire la sicurezza, oltre a un maggior controllo del territorio serve anche la certezza che chi commette il reato paghi la colpa che ha nei confronti della società. Sulle Province invece dovrà inevitabilmente pronunciare il prossimo governo. Sul loro riassetto la posizione di Fli la decidono i dirigenti provinciali e regionali. Il dibattito sul loro mantenimento o meno ha ormai una caratura di livello nazionale e sicuramente sarà uno dei problemi su cui si dovrà pronunciare il prossimo parlamento e il futuro governo”. Insomma, se non fosse per la sottile diplomazia da politico di razza, quelle del presidente della Camera sarebbero parole da tutto e niente allo stesso tempo. Non una presa di posizione, non un proclama. Ma forse, di questi tempi, è addirittura meglio non sbilanciarsi rispetto alle laconiche promesse da politicante. Inevitabile la riflessione sulla crisi economica che sta progressivamente asfissiando l’imprenditoria, anche marchigiana. La ricetta di Fli passa dall’integrazione europea, dalla riduzione delle tasse da raggiungere con il contenimento della spesa, e dalla lotta all’evasione: “Quello marchigiano – continua Fini – è un territorio che più di altri dimostra la necessità di infrastrutture e di maggiore integrazione europea. Quando a pochi chilometri dalla costa adriatica ci sono dei paesi dell’Unione che hanno un minore carico fiscale, minor costo del lavoro e incentivi per chi apre nuovi stabilimenti, all’imprenditore locale bisogna dire che così come c’è una moneta condivisa, devono esserci politiche economiche e fiscali altrettanto condivise”. Il dito del destrorso torna però nella piaga dell’uomo e del suo partito che da candidati ideali a raccogliere l’eredità della fiamma tricolore, ora si collocano al centro del Transatlantico, si alleano col Monti delle tasse e dialogano, al grido di riforme, con la sinistra. E come se non bastasse ad originare trastorno e confusione nella mente e nei cuori dell’elettore di destra ci si è messa una incontrollabile e progressiva parcellizzazione delle forze di centrodestra: Pdl, Fratelli d’Italia, Futuro e Libertà, la Destra. E chi più ne più ne metta: “La coalizione di cui fa parte Futuro e Libertà è l’unica novità di questa campagna elettorale anche perché – schiva il colpo Fini – se non fosse per la candidatura di Mario Monti saremmo ancora a un confronto tra le sinistre e Berlusconi, e viceversa. E il bipolarismo muscolare ha creato solo tante illusioni senza risolvere i problemi. Bisogna capire cosa l’elettore intende per centrodestra. La destra non può limitarsi ad essere la caricatura berlusconiana. Purtroppo aveva ragione Indro Montanelli quando un giorno disse che Berlusconi rischia di rendere impronunciabile la parola “centrodestra” per molti anni. Gli amici o ex amici di Fratelli d’Italia sono rimasti sull’uscio. Hanno deciso di uscire dal Pdl perché non garantiva legalità coesione nazionale, non manteneva gli impegni presi. E poi fanno parte di una coalizione che ha come candidato Silvio Berlusconi. Mi sembra un’evidente dimostrazione di scarsa coerenza. Non esistono assi tra Monti e Bersani come neppure tra Monti e Berlusconi. Abbiamo più volte detto che se non ci sarà la maggioranza noi non decideremo con chi allearci contro chi ma decideremo di confrontarci con tutti coloro che, insieme a noi, vorranno fare delle riforme. O la politica italiana cambia passo da questo punto di vista o rischiamo di rivedere un film già visto”. Ci prova Gianfranco Fini. Chissà se alla piazza basterà.
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