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Da Infolampo: Pedretti – Fermo

pensionatiallostremo«Pensionati allo stremo. Urgente intervenire»

«I dati che l’Inps ha diffuso ieri certificano una situazione di profonda difficoltà tra i

pensionati italiani, che ad oggi non hanno avuto le dovute attenzioni da parte della

politica». È quanto ha commentato il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti a seguito

della pubblicazione del rapporto annuale Inps 2015, nel quale si fa il punto sullo stato

della previdenza pubblica in Italia.

«E’ per questo – segue il commento di Pedretti –

che il confronto che si è avviato con il governo

dovrà necessariamente portare a dei risultati e a

delle risposte certe per milioni di persone. La

condizione degli anziani e dei pensionati italiani

non è un tema più rinviabile».

Il rapporto dell’Inps lancia l’ennesimo allarme

sulla povertà: secondo i dati infatti sono circa 6

milioni le pensioni al di sotto dei 1000 euro e i

pensionati poveri rappresentano circa il 40% di

tutti coloro che percepiscono un reddito da

pensione.

Da questo punto di vista l’ipotesi avanzata dal

governo sulla flessibilità non farebbe che

aggravare la situazione. Con l’APE, che consiste in

un prestito da restituire in vent’anni, si sostiene da

fonti Inps, si andrebbe incontro, di fatto, a un

taglio permanente dell’assegno previdenziale.

Un altro aspetto sottolineato nel rapporto è il grande flop del part-time agevolato:

sarebbero state fino a questo momento circa 100 le persone che hanno accettato questa

forma di ‘agevolazione’ previdenziale.

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Contratti, è il giorno dei delegati

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Omicidio Emmanuel, Fermo spezzata in due

La morte di Emmanuel divide Fermo. Mentre Mancini dona i suoi terreni a Chimiery ma resta in carcere.

Con una ricostruzione dei fatti ancora incerta.

di Massimo Del Papa

È difficile fare il cronista a Fermo dove tutti si conoscono. «Ah tu sei quello che ha scritto quella robaccia

su di noi, eh già ma tu mica sei di qua, chi ti ci ha mandato?». Come no, ho scritto che Fermo non è

razzista ma ha un problema di violenza e di chiusura, di troppa solidarietà. «Ma quale violenza, quale

chiusura, noi siamo superospitali, tu che ne sai che è successo». È successo che uno è morto, un nero, e un

altro, uno di qua, è in galera. «Se quello se ne stava a casa sua non succedeva, basta con le invasioni». Ma

qui non c’è nessuna invasione, e poi che significa? Che uno se tiene alla pelle non deve venire, deve

restare dove lo torturano? «Intanto quando succede a un italiano nessuno ne parla, siccome è successo a

un nero state a fare tanto chiasso». Scusa, l’omicida è uno che va allo stadio a pestare, se con un pugno

accoppava uno di san Benedetto o di Gallipoli, dicevi basta con le invasioni di italiani? «Che c’entra, li è

allo stadio, non hai capito».

UNA CITTÀ DIVISA IN DUE. Già, non è facile fare il cronista in un posto dove la metà dice che il

razzismo non esiste e l’altra metà fa manifestazioni antirazziste, dove hanno lanciato un hashtag

#afermosolobellezza che chiude ogni questione e la morte violenta di un foresto fa storcere le bocche:

«Bisogna sentirle tutte le campane, l’autopsia ha detto che è stato il nero a cominciare». E serve a niente

spiegare che no, l’autopsia non ha ricostruito gli stati d’animo né i presupposti ma solo i riscontri fisici,

sono ancora coperti gli atti, ci sono indiscrezioni, anticipazioni che un avvocato difensore abile e

preparato – «Ma come fa Mancini che è un poraccio a permettersi De Minicis che è un principe del

Foro?» – ha saputo anticipare, sulla base di una testimonianza da soppesare e di riscontri immediati, con

una sostanziale conferma dal procuratore capo, Domenico Seccia, mentre i due sostituti titolari

dell’indagini non parlano, secondo regola gerarchica che a Fermo è molto osservata. Cosa che ha fatto

alzare qualche sopracciglio.

E LUI SALUTA CON LA MANO DALL’AUTO DELLA POLIZIA. Il giorno dopo, l’autopsia ha

confermato il colpo decisivo, un pugno violento in pieno volto che avrebbe originato un contraccolpo,

insomma Emmanuel sarebbe morto da solo battendo di nuca sul selciato. La classica fatalità che rende

quasi tutti contenti e che s’è fatta largo nella vox populi: «Ma sì, lui è uno che…». Uno che salendo nella

macchina della polizia saluta con la mano, chissà se le telecamere o gli amici. «Un ignorantone», l’ha

definito il sindaco. «La vera vittima», dicono altri.

Il legale di Chiniery: «Siamo al principio dei preliminari»

Anche il legale di Chiniery sposa di Emmanuel, l’avvocatessa Letizia Astorri, è molto quotata e per uscire

dall’angolo di una vox populi che ha già deciso, sulla base di suggestioni e fraintendimenti da bar e da

social, sabato 9 luglio ha convocato una conferenza stampa: «Siamo al principio dei preliminari, è assurdo

tirare conclusioni in questa fase, gli atti sono ancora tutti secretati. Quello che si può dire, è che i colpi

riscontrati su Emmanuel lasciano pochi dubbi e, se sarà confermato l’uso del palo di ferro, questo

potrebbe addirittura integrare l’ipotesi di omicidio volontario».

UNA SOLA CERTEZZA: L’INSULTO RAZZISTA. Nel fossato tra la preterintenzione e il dolo

perlomeno eventuale si giocherà una partita giudiziaria ancora da intraprendere. Niente concorda tra i due

dominus salvo un presupposto, l’insulto razziale alla ragazza, «Scimmia africana», ammesso dal Mancini

e confermato dalle dichiarazioni pubbliche del fratello: «Lui è un allegrone, tira le noccioline ai neri ma

non lo fa per razzismo, solo per scherzo, ha un Daspo, una vita difficile».

Per De Minicis, l’insulto ha originato una reazione furibonda della coppia, culminata nella controreazione

dell’italiano. Per la Astorri, è complicato credere che un soggetto erculeo, temprato da scontri fisici che

anzi gli hanno fatto guadagnare una certa fama, possa subire, come riferisce la teste, «per 4-5 minuti» un

assalto violento da una coppia, lui sui 70 chili, lei una ragazza minuta in scarpe da ballerina, venga steso a

terra a randellate di palo stradale, poi si rialzi come l’Uomo Ragno e, «con un colpo ben assestato»,

chiuda lo scontro.

DUE VERSIONI DISCORDANTI. De Minicis, che si rifà agli esiti autoptici, sottolinea che c’è stato un

solo cazzotto che non ha neppure lesionato l’arcata dentaria, e poi una disgraziata ricaduta sul cordolo del

marciapiede, mentre Mancini ha una ferita sul costato, non di lancia ma presumibilmente di palo, e i segni

di un morso. La Astorri ribatte che non risultano cure mediche prestate a Mancini, pur visitato nel carcere

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due_43675253016.htm