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La delega al Governo in materia di disabilità di Federico Girelli

Se giustamente l’attenzione dell’opinione pubblica è polarizzata sulla elezione del nuovo Presidente
della Repubblica, l’attualità politica offre elementi di riflessione anche su temi diversi, non meno
importanti.
Uno di questi è la disabilità; anzi le disabilità. Questione cruciale per misurare il reale livello di
avanzamento di una determinata società e cui lo stesso Presidente Sergio Mattarella ha sempre
dimostrato sensibilità e concreta attenzione.
Proprio sul finire del 2021 è stata approvata la legge n. 227 del 2021 “Delega al Governo in materia
di disabilità”, ora pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 309 del 30 dicembre 2021.
In forza di questa legge il Governo è delegato ad adottare «uno o più decreti legislativi per la
revisione e il riordino delle disposizioni vigenti in materia di disabilità», in conformità ai principi
costituzionali, al diritto internazionale e a quello eurounitario.
Apprezzabile è l’indicazione metodologica che fa da “premessa” ed al contempo è corpo dei
principi e criteri direttivi cui il Governo dovrà attenersi nel dare seguito alla delega: al primo
comma dell’art. 2 è stabilito che nell’opera di riordino e coordinamento della normativa vigente il
Governo dovrà «semplificare il linguaggio normativo».
Di una semplificazione francamente si avvertiva veramente il bisogno, poiché le famiglie delle
persone con disabilità quotidianamente si trovano a confrontarsi con una congerie normativa ove
l’interprete più esperto incontra serie difficoltà a districarsi, con conseguente ed evidente sofferenza
sul piano della concreta fruizione di servizi o del godimento di diritti pur formalmente riconosciuti
alle persone con disabilità e a chi vive loro accanto.
Le aree ove intervenire sono individuate all’art. 2, secondo comma: a) le definizioni concernenti la
condizione di disabilità; b) l’accertamento della disabilità e la revisione dei suoi processi valutativi
di base; c) la valutazione multidimensionale della disabilità e la realizzazione del progetto di vita
individuale, personalizzato e partecipato; d) l’informatizzazione dei processi valutativi e di
archiviazione; e) la riqualificazione dei servizi pubblici in materia di inclusione e accessibilità; f)
l’istituzione di un Garante nazionale delle disabilità; h) il coordinamento, tramite discipline
transitorie, delle norme introdotte dai decreti legislativi con quelle già vigenti, specie con
riferimento alle provvidenze economiche di sostegno e ai livelli essenziali delle prestazioni.
Come in quest’ambito capita spesso, la nota forse dolente è data dalle prudenti «Disposizioni
finanziarie» recate dall’art. 3, ove, tra l’altro, si indicano «le risorse disponibili nel PNRR».
Un passo in avanti, in ogni modo, è obiettivamente stato fatto: confidiamo che il nuovo Presidente
della Repubblica vigili sull’opera di attuazione della delega che ora il Governo è chiamato a
realizzare.
Peraltro, il 28 febbraio 2019 il Consiglio dei Ministri aveva approvato il disegno di legge recante
“Delega al Governo di semplificazione e codificazione in materia di disabilità”, un progetto forse
ancora più ambizioso di regolamentazione complessiva dei diversi ambiti di vita delle persone con
disabilità rispetto a quello che ora si è prescelto di portare avanti. Su quel primo disegno di legge la
dottrina già ha offerto il proprio contributo di riflessione critica nello studio curato da Elena Vivaldi
e Andrea Blasini intitolato «Verso il “Codice per la persona con disabilità”». Chissà se le
considerazioni svolte dagli studiosi che hanno partecipato a questo lavoro possono tornare utili ad
orientare adesso il legislatore delegato.
Quel che è certo è che quando si interviene anche normativamente su quanto interessa le persone
con disabilità, bisogna sempre tener a mente che di persone ci si sta occupando, molto diverse fra di
loro, che in quanto esseri umani hanno diritto ad aspirare anche alla propria autorealizzazione,
perseguibile naturalmente tramite le dovute misure di sostegno, che, per quanto possibile, si
conformino al paradigma dell’autonomia “protetta”, come messo in luce di recente in un bel libro di
Giuditta Matucci.
Insomma, impariamo presto a vivere bene tutti insieme su questo nostro piccolo terzo pianeta.

*Professore di Diritto Costituzionale
Delegato del Rettore per le Disabilità e i DSA
Università Niccolò Cusano – ROMA