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Via la Forestale e metà Camere di Commercio

000riformapaA difendere la Forestale è sceso in campo un esercito. Se Matteo Renzi e Marianna Madia pensavano fosse semplice ridurre da quattro a cinque i corpi di polizia si sono dovuti prontamente ricredere. Da Silvio Berlusconi al ministro Dem dell’Agricoltura Maurizio Martina, da Legambiente al Wwf, oltre a decine e decine di parlamentari di tutti gli schieramenti politici, si sono schierati contro la soppressione della Guardia forestale. L’occasione è stato il sit in organizzato dal Corpo a Roma, in Piazza delle Cinque Lune, davanti al Senato dove, nel frattempo, si stava discutendo il disegno di legge di riforma della Pubblica amministrazione. Berlusconi è stato uno dei più lesti a salire sul cavallo della protesta.

«Un grave errore sopprimere il Corpo», ha detto l’ex Cavaliere. Una dichiarazione in perfetta linea con esponenti di partiti distanti anni luce da Forza Italia. I Cinque Stelle per esempio. Vito Crimi con una nutrita pattuglia di pentastellati ha promesso battaglia in Parlamento. La sinistra radicale con Loredana De Petris si è detta «ferocemente contraria all’accorpamento». Ma, seppur con toni più moderati, a far scattare un campanello d’allarme a Palazzo Chigi sono state le prese di posizione di molti deputati Dem. Ermete Realacci, per esempio. Il presidente della Commissione ambiente della Camera ha parlato di un «patrimonio di conoscenze da non disperdere». Persino il ministro dell’Agricoltura Martina è intervenuto a spezzare una lancia a favore.

Ha parlato di un «patrimonio del Paese», sostenendo che la riforma della Pubblica amministrazione consentirà una «migliore valorizzazione». Non è solo il fronte politico che si è schierato. Anche le associazioni, come detto, sono sul piede di guerra: da Legambiente al Wwf fino alla Lipu, tutti hanno difeso le prerogative del Corpo. Un fronte così ampio e compatto potrebbe essere un problema per il governo quando il testo della riforma approderà alla Camera per il secondo passaggio. Ieri intanto, al Senato, la votazione è proseguita. È stato approvato un emendamento che riduce da 104 a 60 le Camere di Commercio stabilendo anche che i presidenti degli enti non potranno più ricevere nessun compenso.
Via libera anche alle norme propedeutiche alla razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche. Resta l’ultimo nodo da sciogliere della riforma Madia, quello più delicato: la dirigenza pubblica. L’esame sarà affrontato oggi e domani il testo arriverà in aula. Tra le norme il ruolo unico, la rotazione degli incarichi, la licenziabilità dei dirigenti e il taglio degli stipendi.