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Promoveatur ut amoveatur

Quanti hanno avuto modo di seguire gli ultimi interventi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non può non aver notato un crescendo emozionale e un salto di “qualità” impressionante rispetto alle comunicazioni precedenti.

In particolare l’ultima esternazione, nel corso della sua ultima visita nel nord del Paese produttivo ha toccato livelli emozionali molto alti e aspetti intimi dei suoi concittadini. Sembra quasi che il Presidente abbia cambiato il suo speech writer, ovvero abbia aggiunto di suo alcune considerazioni degne di grande considerazione.

Vero è che nulla ha aggiunto il Presidente sulla sua volontà di cessare dall’incarico a fine mandato, nel 2022, senza possibilità di essere rieletto, ma vero è che l’azione lucida ed illuminata del Presidente Mattarella è ancora molto utile a questo Paese. Lo è ancor di più in questi frangenti, particolari, unici, con una mole di lavoro da fare e una altrettanto montagna di euro da non sprecare.

Il ticket Mattarella – Draghi è quanto di meglio possa esprimere il Paese in momenti di grande e rapida transizione come questi.

Molti, troppi, vorrebbero tornare alle vecchie logiche partitiche e sgombrare il campo da i capaci! Quindi come si conviene in vaticano “promoveatur ut amoveatur”, Draghi al colle e Mattarella fuori dai giochi! Purtroppo per tanti questo non è uno schema che si addice ad un Paese che ha necessità di “risorgere” economicamente, socialmente e politicamente, ha necessità di non buttare dalla finestra neppure un euro, ricreare una coesione sociale, etica, fatta di valori  e deve ritrovare la capacità propositiva e selettiva delle forze politiche quali mediatrici degli interessi collettivi.

Questo non sta avvenendo! Troppi e nemmeno troppo limpidi i movimenti e le tattiche per chiudere con la fine del settennati di Mattarella anche l’esperienza del governo Draghi, complice l’assenza di azione politica di alcuni “partiti”, la debolezza delle loro leadership e lo scarso radicamento sociale, dal momento che spesso si tratta di movimenti o partiti ampiamente commissariati dove il dibattito politico è assente da anni.

Ecco allora prevalere non il bene del Paese, ma l’interesse di parte, che può non essere il male assoluto, solo quando risponde anche  ad un interesse collettivo, ma oggi l’interesse collettivo qual’è?

Uno portare il paese fuori dalle secche, risolvere almeno in parte il fardello del debito pubblico che frena la ripresa, creare lavoro, sicurezza nelle nostre città, combattere la malavita economica e non, battere la corruzione, il malaffare, in una parola lasciare ai giovani una Italia migliore, proprio quella ipotizzata da Mattarella nell’ultimo discorso.

Allora caro Presidente, mi perdoni la franchezza…… per il bene del paese, per il quale tanto si è speso e tanto ha contribuito la sua famiglia…. CI Ripensi, lotti insieme a noi, per qualche anno ancora… Grazie.

ARES