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Caro Presidente non siamo d’accordo

0002mattarella«Le discussioni, la dialettica anche acuta, sono preziose, ma le liti esasperate creano sfiducia, contribuiscono a creare sfiducia e allontanano la partecipazione dei cittadini», ha detto al termine di un concerto di Riccardo Muti nel salone dei Corazzieri del Quirinale. E per evitare che qualcuno non capisca – o faccia finta di non capire – premette di riferirsi alla «vita istituzionale» del Paese.  Perché  «senza adeguata partecipazione dei cittadini» alla politica «la democrazia si impoverisce molto». E in questi mesi ci sono stati molti esempi di eccessi di litigiosità, e non solo all’interno dei partiti. Le tensioni si sono avvertite anche ai livelli alti delle istituzioni, tra Consulta e Governo per la sentenza sulle pensioni, tra Governo e Parlamento sulle riforme fino all’esplosivo rapporto della Commissione anti-mafia sugli «impresentabili» pubblicizzato alla vigilia delle elezioni amministrative.

Non siamo d’accordo sull’analisi del Presidente Mattarella. Troppo facile e riduttivo attribuire al dibattito acceso o alle liti la non partecipazione di metà degli italiani al voto. Occorre in primo luogo riconoscere che senza il contributo decisivo degli elettori disaffezionati e stanchi del M5s e in parte della Lega sarebbe potuta andare anche peggio. E poi Presidente noi crediamo che molta parte degli italiani non vadano a votare perché stanchi delle solite vecchie facce. Non vadano a votare perché arcistufi di ascoltare le solite promesse di riforme mai realizzate. Perché stanchi di credere ad una rappresentazione della realtà che non corrisponde allo stato reale del Paese. Sfiduciati dall’atteggiamento dell’esecutivo in tema di ordine pubblico, criminalità, immigrazione selvaggia (con interessi palesi di benemerite istituzioni). Gli elettori non tollerano più l’ondivago atteggiamento sulle riforme che toccano direttamente la vita dei cittadini, dibattito stucchevole sulle pensioni, le tasse che non calano mai, anzi salgono, ma a tassare non è più il governo centrale, ma Regioni e Comuni uniti nel tartassare. Gli elettori non sono ciechi e sordi, quindi non votano alle Regionali dopo gli scandali a ripetizione, non votano dopo le promesse di soppressione delle provincie mai realizzate, anzi, o la promessa soppressione del Cnel anche quella chissà quando sarà realizzata. Gli elettori caro presidente sono convinti in larga misura che con il nuovo assetto costituzionale le cose peggioreranno e i poteri di controllo e di incidenza dell’elettorato saranno sempre minori, vedi il nuovo Senato composta dai Consiglieri regionali. Gli elettori caro  Presidente sanno che le Regioni sono fonte di spesa e di sprechi, ma non hanno una valida alternativa per opporsi a questa situazione, infatti gli oppositori all’attuale “regime” si oppongono ma non si coinvolgono per fermare il degrado. Ecco, caro Presidente, perché non sono solo ed unicamente le liti ad irritare l’elettore, sono le facce di bronzo, ma come abbiamo detto più volte il paragone è improprio, il bronzo è un metallo nobile, queste sono facce di pietra e senza una vera svolta a breve la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente con la coesione sociale oramai ai minimi storici.

ARES