M5s programma per le elezioni Regionali
Il programma con cui il candidato presidente e i candidati consiglieri del
Movimento 5 Stelle si presentano per la prima volta alle elezioni regionali del 31
Maggio 2015, è la sintesi dell’azione politica che i 72 consiglieri comunali, i 4
parlamentari e gli attivisti delle Marche hanno svolto e continueranno a svolgere
sul territorio.
Le tematiche e i contenuti di questa azione politica, scaturita da un confronto
continuo con i cittadini per conoscerne difficoltà, bisogni ed aspettative, sono state
raccolte ed elaborate da “gruppi di lavoro” formatisi sul territorio per far conoscere
agli elettori le linee guida con le quali il Movimento si candida a governare questa
regione.
Tutti i candidati 5 Stelle, scelti con una votazione “online”, sono persone
incensurate che hanno firmato un impegno di ridurre il proprio compenso mensile
a 2.500 Euro e di non ricandidarsi dopo aver svolto due mandati. La politica infatti
deve essere un servizio alla collettività non un lucroso mestiere come i partiti
l’hanno ridotta.
Onestà, legalità e trasparenza delle persone e del programma sono i punti di forza
del Movimento 5 Stelle e i presupposti per un buon governo.
Giovanni Maggi
Candidato presidente della Regione Marche per il Movimento 5 Stelle.
LEGALITÀ, ONESTÀ E
TRASPARENZA
GOVERNO TRASPARENTE E PULITO
La cultura della legalità e della trasparenza sono presupposti imprescindibili su cui si fonda uno Stato ed una
comunità. Finora, amministratori disonesti, con l’ausilio della scarsa trasparenza, hanno potuto impunemente
favorire amici degli amici anche perseguendo illeciti arricchimenti a scapito del bene comune.
La trasparenza consente una partecipazione consapevole ed informata dei cittadini, come soggetti capaci di
esprimere indirizzi per le scelte degli amministratori e di effettuare il controllo del loro operato. Permette di
scongiurare la disinvoltura con cui sono stati assegnati certi lavori o certe consulenze e, più in generale, su come
sono stati spesi i nostri soldi.
La totale trasparenza sarà anche presupposto per l’introduzione di criteri di merito all’interno degli uffici
amministrativi.
Anche la nomina degli amministratori di società ed enti di secondo livello deve avvenire in base a selezioni
pubbliche, basate su esperienza e merito e non può più rientrare in logiche di spartizione partitocratica che hanno
ingessato e paralizzato completamente questo Sistema. La politica deve ritornare ad essere un SERVIZIO, in cui
un cittadino mette a disposizione della collettività il proprio tempo e le proprie competenze, nell’interesse unico ed
esclusivo della intera comunità.
Anche la totale trasparenza negli appalti pubblici e la lotta alle infiltrazioni criminali, le spese rendicontate, il
contrasto al gioco d’azzardo, sono azioni che il Movimento 5 Stelle porterà avanti.
1. Fuori i condannati (anche in primo grado) dal Consiglio Regionale e adozione di tutte le azioni affinché lo
stipendio sia ridotto ai 2.500 euro mensili, uniformandosi così all’impegno già firmato dai consiglieri regionali
del M5S.
2. Abolizione dei vitalizi dei Consiglieri regionali, così come previsto dalla proposta di Legge regionale
presentata dal MoVimento 5 Stelle il 5 marzo 2012 (riduzione dell’indennità di funzione, eliminazione dei
rimborsi forfettari e abrogazione dell’assegno vitalizio) mediante proposta di iniziativa popolare firmata nel
2012 da 5.832 cittadini residenti nella regione Marche.
3. Gli assessori e i consiglieri devono essere impegnati a tempo pieno nel loro incarico
4. Taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici: revisione dei massimali di contratto dirigenziale assegnati,
rivisitazione dei criteri e delle modalità di valutazione previsti, al fine di economizzare, ma anche di
raggiungere una maggiore qualità dei servizi e del lavoro.
5. Rivalutazione delle competenze interne all’Ente per ridurre e nel caso cancellare l’ipotesi di utilizzo di
consulenze esterne, con relativo contrasto al clientelismo e a influenze di qualsiasi genere, nonché il
miglioramento della qualità dei servizi e del lavoro
6. Rispetto e attuazione delle Leggi in merito alla trasparenza, per la Regione e per le Partecipate della
Regione.
(D.Lgs n. 150/2009): obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di redigere il Programma Triennale per la
Trasparenza e l’Integrità);
(LN 190/2012 ed il D.Lgs n. 33/2013) di attuazione della stessa legge anticorruzione;
(LN 114/2014 di conversione del D.L. 90/2014) riordino organico di tutti gli adempimenti in materia di
pubblicità, trasparenza e diffusione dei dati informativi da parte delle pubbliche amministrazioni;
(Art. 11 del D.Lgs. n. 33/2013, come modificato dall’art. 24/bis della Legge 214/2014) le stesse norme sulla
trasparenza e sull’anticorruzione che si applicano alle pubbliche amministrazioni, debbono essere
applicate da:
a) Enti di diritto pubblico non territoriali nazionali, regionali o locali, comunque denominati, istituti, vigilati,
b) Enti di diritto privato in controllo pubblico per l’attività di pubblico interesse;
c) società ed altri enti di diritto privato che esercitano funzioni amministrative, attività di produzione di
d) Enti nei quali siano riconosciuti alle pubbliche amministrazioni, anche in assenza di una
finanziati dalla pubblica amministrazione che conferiscono l’incarico, ovvero i cui amministratori siano
da questa nominati;
beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici, sottoposti a
controllo da parte delle pubbliche amministrazioni;
partecipazione azionaria, poteri di nomina dei vertici o dei componenti degli organi.
7. Rispetto e attuazione dell’accesso civico, (Art. 5 del D.Lgs n. 33/2013): con l’accesso civico chiunque può
vigilare attraverso il sito web istituzionale, non solo sul corretto adempimento formale degli obblighi di
pubblicazione, ma soprattutto sulle finalità e le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche da parte delle
pubbliche amministrazioni e degli enti destinatari delle norme.
8. Istituzione di una Commissione con lo scopo di avviare delle iniziative legali, azioni di responsabilità, nei
confronti di tutti gli amministratori e dirigenti interni e delle società pubbliche, in carica negli ultimi 10 anni, al
fine di addebitare le eventuali responsabilità riconducibili a non corretta gestione, e causa di perdite di bilancio
e patrimonialità. Azzeramento di tutti i Consigli di amministrazione riconducibili a società di proprietà regionale,
in caso di mala gestio e di illegalità manifesta, con momentanea nomina di Amministratori unici da reclutarsi
con evidenza meritocratica, e con la partecipazione dei lavoratori, anche tra le professionalità presenti negli
organici aziendali.
9. Ottimizzazione dei lavori di controllo dell’Osservatorio Appalti Pubblici (OAP) per la Prevenzione di
Fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata, con particolare attenzione agli appalti per servizi, lavori
pubblici e forniture.
10. Consulenze esterne: divieto di assegnazione di consulenze esterne, per la Regione e per tutti gli Enti
regionali e/o a partecipazione regionale, a candidati delle ultime elezioni, segretari, funzionari di partito e a
società al cui interno siano presenti dipendenti regionali o loro familiari fino al secondo grado.
11. Favorire l’applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa rispetto al criterio di
massimo ribasso nei lavori pubblici.
12. Prevenzione e contrasto al gioco d’azzardo, alle slot-machine e al videolottery.
13. Videoriprese e registrazione dei consigli regionali e delle sedute di commissione consiliare disponibili da
visionare in streaming attraverso il sito internet della Regione.
14. Inserire, tra i criteri di valutazione preferenziale di tutti i dirigenti delle pubbliche amministrazioni,
l’applicazione delle norme sulla trasparenza ed il raggiungimento degli obiettivi ivi previsti.
15. Pubblicazione immediata di ogni atto prodotto dagli uffici e dagli organi amministrativi e di governo in una
sezione dedicata del sito, organizzata in modo da rendere facilmente accessibili e fruibili le informazioni.
Pubblicazione degli atti che saranno portati in discussione e votazione in Consiglio Regionale e nelle
Commissioni con modalità e tempistiche adeguate affinché i cittadini possano essere resi pienamente
consapevoli delle questioni che saranno trattate.
16. Organigramma regionale facilmente accessibile, che permetta ai cittadini di conoscere le responsabilità e
le competenze di tutte le cariche e le mansioni dirigenziali, delle Posizioni di Funzione e di tutti i funzionari.
17. Promozione della cultura della legalità e trasparenza, come materia scolastica nella scuola dell’obbligo
primaria e secondaria. Anche mediante l’organizzazione di convegni e tavole rotonde all’interno delle scuole,
collegati al sistema dei crediti formativi.
18. Utilizzo e sviluppo degli strumenti di partecipazione quali: forum, istruttorie, referendum senza quorum,
possibilità di proposta d’atto da parte dei cittadini.
19. Verificare l’utilizzo attuale dei socialnetwork (facebook, twitter, ecc.) per avvicinare maggiormente la
popolazione e il contatto diretto con i portavoce.
20. Bilancio partecipativo e bilancio sociale: creare e gestire un percorso aperto di valutazione e definizione
del bilancio attraverso la partecipazione dei cittadini e della società civile, spiegare al cittadino come sono
state impiegate le risorse, come sono stati fatti gli investimenti, quali progetti si sono realizzati, con quali
risultati e soprattutto l’efficacia di tali progetti.
LAVORO: DIRITTO, STRUMENTO FONTE DI BENESSERE E DIGNITÀ
Il MoVimento 5 Stelle propone il reddito di cittadinanza per dare dignità a tutti i cittadini.
La proposta di legge è stata presentata e contiene tutte le coperture finanziarie. Oltre ad essere uno strumento di
dignità per tutti i cittadini, ha il pregio di disinnescare la tensione attorno a chi un lavoro lo ha e lo vuole difendere.
Anche nella nostra Regione ci sono esempi di ritorno al caporalato, soprattutto nel settore della logistica (operai
che dormono nei magazzini, bassi salari, lavoro nero). Il fenomeno si sta estendendo al lavoro artigiano e
professionale (taxi, autonoleggio, studi professionali misti, ecc.). Il Movimento 5 Stelle contrasta e continuerà a
contrastare le politiche sul lavoro del Governo, a partire dall’abolizione dell’art. 18. Il Governo è diventato
l’esecutore dei piani di Confindustria e siamo in presenza di una precarizzazione generale del lavoro che
comporterà un ulteriore aumento della disoccupazione.
Inoltre la tassazione stringente e la crisi che ha investito tutti i settori della regione Marche rendono oggigiorno
quasi impossibile l’accesso al lavoro. Il Movimento 5 Stelle intende garantire un vero programma di sostegno alle
imprese atto a rilanciare l’economia locale ed al contempo incrementare l’offerta dei posti di lavoro, perché
nessuno deve rimanere indietro!
1. Creazione immediata di una Commissione che si occupi dei primi interventi urgenti da effettuare per
aiutare le aziende in difficoltà ed evitarne la chiusura. Incentivi per stimolare nuovi insediamenti di PMI,
fornire sostegno al commercio locale e alla diffusione dei mestieri tradizionali, artigianali e a favore
dell’ambiente.
2. Ridefinizione delle aliquote IRAP per favorire l’occupazione senza limiti di età e rimodulazione
dell’addizionale regionale all’IRPEF secondo scaglioni di reddito.
3. La Regione Marche come supporto amministrativo e burocratico per le Start Up innovative: raccogliere,
sviluppare e promuovere le idee imprenditoriali più innovative e sostenibili es. Green Jobs e Green
Economy.
4. Sportello di aiuto regionale per le pratiche di accesso ai fondi europei e regionali per le imprese in crisi
5. Contrasto alla delocalizzazione e incentivazione a nuovi contratti di insediamento di PMI.
6. Sostegno al lavoro, ai lavoratori e alle piccole e medie imprese in crisi, attraverso l’adozione di contratti di
solidarietà e della staffetta generazionale.
7. Creazione di un portale online regionale del marchio “Made in Marche” dove pubblicizzare tutte le attività
professionali, imprenditoriali, commerciali, turistiche, artigianali, agricole del nostro territorio in modo da
avere la massima visibilità in Europa e nel Mondo.
8. Creazione di un portale dove inserire tutte le PMI Marchigiane per favorire interscambi tra aziende.
9. Creazione di nuovi posti di lavoro tramite incentivi ad aziende che si occupano di:
– recupero, rigenerazione, riutilizzo di materie e prodotti;
– produzione di beni ed imballaggi completamente riciclabili;
– produzione di imballaggi/contenitori riutilizzabili per il settore alimentare e casalingo in genere;
– realizzazione di impianti/sistemi per abbattere l’inquinamento delle acque;
– realizzazione di apparecchiature per la separazione e il riutilizzo delle acque meteoriche;
– tecnologie informatiche atte a sviluppare una mobilità sostenibile e intelligente;
– investimenti atti a produrre risparmi perpetui in settori e processi di pubblico interesse;
10. Riforma dei Centri per l’Impiego, più efficienza ed efficacia, incontro reale tra aziende e lavoratori.
11. Creazione di nuove reti d’imprese internazionali per agevolare l’export aggregando realtà e prodotti
riconducibili a specifici territori con un occhio di riguardo alla promozione e tutela dei prodotti di eccellenza.
INDUSTRIA ED ATTIVITÀ PRODUTTIVE
Considerando la crisi del settore industriale nella nostra regione, risulta l’obbligo per i prossimi amministratori di
non disperdere le capacità e le competenze dei lavoratori delle industrie e delle aziende artigianali e promuovere la
nascita di aziende innovative, sia sul piano delle attività/produzioni che degli assetti societari. Per le aziende in
difficoltà occorre verificare le possibilità di sostegno economico a fronte di impegni sul piano sociale e ambientale.
Va rimarcata la valenza strategica, sul piano economico e sociale, della produzione industriale per soddisfare la
richiesta interna di beni durevoli e di consumo, ma anche per puntare all’esportazione.
Il nostro programma prevede il sostegno alla competitività tramite l’innovazione dei processi e dei prodotti per
distinguersi su tutti i mercati.
Al fine di accedere ai finanziamenti europei, la Regione, da noi amministrata, sarà promotrice di interventi di eco-
innovazione e attività di ricerca.
La nostra strategia, rivolta a mantenere i necessari livelli occupazionali nei settori produttivi, comprende la
formazione di distretti di economia circolare ove l’approvvigionamento delle materie prime è garantito, in tutto o in
parte, dal riciclo dei materiali di scarto e dal recupero dei beni/prodotti al loro fine vita.
In linea con i principi dello Sviluppo del Sostenibile e con gli obiettivi del Movimento 5 Stelle, incentiveremo le
attività e le produzioni rivolte alla salvaguardia e al recupero del Patrimonio Ambientale, coniugandole con la
necessità di interventi nei settori Ambiente, Ecologia, Trasporti ed Energia nella nostra regione. Cercheremo di
favorire la produzione “in casa” per ciò che ci serve.
Individueremo le forme di finanziamento e di sostegno a tutti i livelli; verificheremo la possibilità di istituire appositi
fondi regionali a sostegno dell’innovazione e di bandire concorsi di ricerca e borse di studio per l’innovazione dei
prodotti, dei processi produttivi e non produttivi (es.: smaltimento o recupero beni e materie) e per l’efficientamento
energetico.
Altro elemento importante per il recupero dei posti di lavoro è facilitare la nascita di imprese formate “dal basso”,
cioè da lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro, e/o da altri disoccupati, che associandosi possono creare
nuova imprenditoria sul modello delle piccole società cooperative o delle Fa.Sin.Pat. argentine (Fabricas Sin
Patrones).
Seguendo i principi della Green Economy, o più aggiornata “Economia Circolare”, queste aziende potrebbero
occuparsi del prolungamento della vita dei beni, con attività di produzione di parti di ricambio non più reperibili,
cannibalizzazione, superamento della obsolescenza programmata, manutenzione e il recupero delle materie prime
da reinserire nelle relative filiere.
La precedenza degli interventi economici, fiscali e burocratici sarà concessa alle PMI e comunque alle attività con
filiera produttiva a prevalenza locale (o almeno italiana); gli interventi verranno modulati per i seguenti scopi e
risultati:
– prevenire la chiusura delle aziende e la perdita dei posti di lavoro;
– nascita di imprese dal basso;
– economia circolare – Sviluppo del sostenibile;
– innovazione di processo e di prodotto;
– internazionalizzazione COMMERCIALE delle imprese (export e non delocalizzazione);
– formazione reale ed efficiente;
– valorizzazione delle eccellenze;
– premi per performance sociali, economiche (rapporto redditi lavoratori/datori di lavoro) e ambientali;
– outlet/Fiere per i prodotti delle Marche;
– referendum per decisioni che comportano effetti sulla comunità (finanziamenti, concessioni, ecc.).
Al fine di dare risposte ai temi del lavoro in tutti settori, e consapevoli delle potenzialità dei nostri territori, si valuterà
la possibilità di creare un modello socio-economico-produttivo tale da poter istituire il marchio “Made in Marche”
come sinonimo di qualità della vita e dei prodotti della nostra regione.
SALUTE E SANITÀ
PUBBLICA, ACCESSIBILE, GARANTITA, EFFICENTE
Il bilancio della Regione Marche destina la gran parte dei fondi alla sanità. Questi fondi rappresentano i sacrifici e
lo sforzo giornaliero dei cittadini. Questi sforzi devono essere ripagati offrendo una sanità in grado di soddisfare le
esigenze dei cittadini stessi attraverso un servizio veramente pubblico, vicino alle diverse realtà regionali ed
efficiente.
Quando si parla di sanità troppe volte ci si limita a ragionare sul modello che si vuole applicare, di manager e di
concorsi. Sono aspetti importanti ma ai cittadini interessa prima di tutto avere la garanzia di un servizio che funzioni
e che sia in grado di rispondere tempestivamente alle emergenze così come alle necessità meno urgenti. Bisogna
attivarsi per ridurre drasticamente il fenomeno della mobilità che porta molti cittadini della regione a cercare
prestazioni ospedaliere nelle regioni confinanti dove molto spesso si riceve un servizio migliore e con liste di attesa
minori. Il tutto deve essere fatto con dati alla mano in grado di dimostrare quale sia la reale situazione della sanità
regionale. Partire dai dati è l’unico modo per avere la certezza di poter programmare un percorso per il lungo
periodo in grado di garantire il raggiungimento di obiettivi chiari e precisi.
È altrettanto importante attivarsi per potenziare gli interventi mirati alla prevenzione delle malattie e alla formazione
dei cittadini, in maniera tale da aumentare la consapevolezza su quale sia il giusto approccio al servizio sanitario.
Questo a lungo termine consentirebbe di diminuire le richieste di prestazioni inutili e quindi agevolare chi ha
effettivamente la necessità di essere assistito.
Le proposte del Movimento 5 Stelle sono quindi a medio e lungo termine: piani ambiziosi hanno bisogno di anni per
realizzarsi, più di una legislatura e non vogliamo che accada quello che è proprio accaduto nelle Marche. Di fatto
gli attuali amministratori hanno cambiato struttura, obiettivi e investimenti del sistema sanitario regionale, seguendo
principi non del tutto chiari e ortodossi e soprattutto senza la dovuta condivisione con i cittadini.
1. Accesso ai servizi sanitari (CUP, prescrizioni esami diagnostici, ricoveri) e rapporti con gli utenti: il
cittadino che percepisce un bisogno di salute deve poter accedere in qualsiasi momento ad un sistema che
lo informi nel modo più esauriente su quale struttura può rispondere al bisogno percepito.
a. Possibilità di prenotazione delle visite diagnostiche tramite farmacie, medici di famiglia, medici
b. Diffusione di presidi orientati ad una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse, che facilitino
c. Efficientamento della infrastruttura telematica, di comunicazione, informatica e di elaborazione dati,
2. Sistema dei trasporti e delle emergenze (trasporti interni, trasferimenti fuori/regione, riordino
emergenza sanitaria): revisione radicale della organizzazione della rete di trasporti sanitari urgenti e non
urgenti. Integrazione della rete dei trasporti non sanitari, di cittadini che debbano avere l’accesso a
prestazioni anche ambulatoriali, e di operatori del SSR (Servizio Sanitario Regionale) che debbano
spostarsi per motivi di servizio con il sistema dei trasporti regionali mediante la creazione di un apposito
consorzio al quale possono partecipare anche i privati, all’interno di un piano dei trasporti integrato, e
cofinanziato dal SSR.
Centrale 118: Realizzazione di un’unica centrale di emergenza regionale in grado di coordinare anche
eventi eccezionali con riduzione costi rispetto alla situazione attuale.
3. Acquisti sanitari e non sanitari (CONSIP, centrale regionale, sistemi di rilevazione dei prezzi,
valutazione costi/efficacia dei prodotto farmaceutici, parafarmaceutici, attrezzature sanitarie, EDP
ECT) Regolamento vincolante per la costituzione delle commissioni che redigono i capitolati di gara, con
particolare riferimento alle specifiche tecniche, attraverso:
specialistici e strutture territoriali (l’obiettivo è di prenotare direttamente all’atto della prescrizione in
modo da ridurre i tempi che un utente deve dedicare all’attività).
l’utilizzo dei servizi sanitari: quali sms per la terapia, applicazioni di telemonitoraggio, robotica,
domotica.
anche al fine di renderla trasparente ai cittadini.
a. gli acquisti saranno programmati ed effettuati con il duplice scopo di raggiungere un rapporto
volume/ordine tale da permettere una diminuzione dei costi e ottenere una uniformità qualitativa del
materiale in tutte le strutture regionali che garantisca il massimo rapporto costo efficienza/efficacia;
b. lo sviluppo di capitolati di acquisto sia per i prodotti che per i servizi, che garantisca la più ampi a
partecipazione di tutti i fornitori;
c. il rispetto della normativa, in tema di acquisti elettronici, verifica della qualità delle offerte in fase di
consegna, implementazione degli acquisti sul mercato elettronico con eventuale uso delle carte di
credito aziendali.
4. Amministrazione e controllo attraverso:
a. bilancio economico-finanziario-patrimoniale di ogni struttura e relativo bilancio sociale nel rispetto
dell’utenza;
b. bilancio delle aziende sanitarie, comprese le partecipate, certificate da Enti internazionali;
c. struttura informatica di controllo delle prenotazioni e delle prestazioni erogate al fine di evitare abusi o
rendite di posizione (dati numerici e soglie di allarme);
d. struttura informatica di controllo delle attività svolte nelle varie strutture;
e. possibilità di pagamento delle prestazioni sanitarie tramite bonifico o carta di credito direttamente da
casa (riduzione del tempo per l’utente);
f. accentramento di tutte le strutture amministrative al fine di ottimizzare i costi (buste paga, gestione
personale, controllo di gestione delle singole strutture, bilancio);
g. struttura informatica di controllo degli acquisti con soglie di allarme in caso di superamento dei costi
standard;
h. gestione dei magazzini con eliminazione del materiale in deposito non utilizzato;
i. cartelle cliniche e storia sanitaria dell’utente accessibile informaticamente dall’utente stesso. Questo
comporta la registrazione informatica di tutte le attività sanitarie svolte da un utente, di tutti gli esiti
diagnostici, di tutte le visite, sia in strutture private sia pubbliche, i vantaggi sono che l’utente non deve
ripetere l’anamnesi ogni volta che cambia medico specialistico o ingresso in ospedale o ingresso in
strutture territoriali, inoltre non deve tornare presso la struttura diagnostica a ritirare i referti.
5. Partecipazione delle piccole e medie imprese al sistema delle forniture di beni e servizi, attraverso bandi
chiari e trasparenti e uniformati per prodotto/servizio con continuità nel tempo.
6. Ristrutturazione del terzo settore, modifica dei rapporti con il SSR. Creazione di sinergie fra sistemi inter-
regionali e imprese.
7. Prevenzione e campagne di prevenzione, il Piano Nazionale della Prevenzione, il controllo dell’utilizzo dei
finanziamenti per la prevenzione. Applicazione piena delle legge sull’osservatorio Epidemiologico
regionale, revisione della organizzazione delle strutture dedicate alla prevenzione, costruzione di un nuovo
dipartimento.
8. Introduzione del Chronic Care Model, come modello di assistenza medica dei pazienti affetti da malattie
croniche, per favorire il miglioramento della condizione dei malati cronici e l’approccio “proattivo” tra il
personale sanitario e i pazienti stessi, con questi ultimi che diventano parte integrante del processo
assistenziale, proprio con l’obiettivo di passare da un modello di “Medicina d’attesa”, dove il bisogno si
trasforma in domanda, ad una “Sanità d’iniziativa”.
9. Potenziamento dell’assistenza domiciliare
10. Assetto definitivo della rete ospedaliera (più chiara e comprensibile possibile per il cittadino), adeguamento
DEFINITIVO della rete ospedaliera alle indicazioni nazionali, revisione della strutturazione dei servizi
intermedi ospedalieri e loro integrazione a rete, revisione delle reti cliniche e della rete trasfusionale;
integrazione fra rete ospedaliera e prestazioni complesse da erogarsi in ambiente ospedaliero. Inserimento
dei poli ospedalieri nel piano dei trasporti regionale.
Azienda unica regionale inglobando le altre realtà sanitarie pubbliche attraverso:
a. strutture per aree omogenee: uscire dalla politica delle strutture provinciali e sviluppare una politica
sanitaria in funzione delle aree territoriali al fine di ottimizzare la copertura dei territori (in particolare
quelli dell’interno);
b. ospedali: sviluppare accordi con le regioni confinanti per valorizzare le discipline specialistiche dei vari
ospedali; valutare un sistema di trasporto pubblico agevole per i poli ospedalieri;
c. sistema di controllo oggettivo sulla qualità dei servizi erogati nelle strutture private, sistema di controllo
sull’appropriatezza dei ricoveri e delle attività svolte, revisione del sistema delle convenzioni al fine sia
di salvaguardare la qualità del servizio sia di permettere il giusto utile alle aziende.
11. Territorio: capisaldi della rete territoriale. Case della salute, distretti, continuità delle cure, percorsi integrati
multidisciplinari Integrazione su sistemi complessi: psichiatria, tossicodipendenze, attraverso:
a. centralità del medico di base tramite l’utilizzo delle strutture territoriali;
b. realizzare ospedali di comunità o case della salute per ottenere la continuità assistenziale quanto più
vicino possibile al domicilio abituale del paziente, risolvere problemi lievi dei pazienti, preparare i
pazienti all’attività ospedaliera, assicurare un’assistenza H24, presenza di Punti di Primo Intervento
dotati di tutte le apparecchiature, le strutture ed il personale necessario in modo da garantire livelli di
assistenza adeguati ai bisogni della popolazione, attività di diagnostica, attività ambulatoriali di
medicina specialistica e generica;
c. sviluppare l’assistenza residenziale sanitaria per utenti cronici e per attività post acuta in maniera da
permettere all’utente di curarsi nell’ambiente familiare.
12. Ridefinizione dei parametri quantitativi previsti dal regolamento stato/regioni e completa riscrittura della
normativa regionale al fine di assicurare un’assistenza di emergenza efficiente ed efficace in tutte le zone
dell’entroterra marchigiano, e garantire la piena operatività, limitata ad alcune specialità, di tutte le strutture
ospedaliere già presenti sul territorio.
13. Reale controllo dei costi e del bilancio delle aziende attraverso sistemi di valutazione dei dirigenti e dei
direttori.
14. Personale.
a. Il personale, a tutti i livelli deve essere selezionato esclusivamente tramite metodi oggettivi.
b. Sistema incentivante.
i. Il sistema incentivante/premiante deve essere unico in tutta la regione e non, come attualmente
ii. Il sistema degli incentivi deve essere costruito tenendo conto di un mix di parametri che valgono
avviene, differenziato per struttura (a parità di mansione, un infermiere di un ospedale riceve un
valore differente in base all’ospedale nel quale lavora).
per tutto il sistema delle professioni e per tutte le categorie professionali: oggettivi e facilmente
identificabili, che tengano conto della soddisfazione dell’utente, che tengano conto
dell’orientamento verso l’appropriatezza basata sulle evidenze scientifiche.
c. Rimodulazione delle attività amministrative e delle attività di Direzione di struttura.
d. Gestione razionale dei trasferimenti del personale, evitando trasferimenti inutili.
e. Assunzione di personale tecnico al fine di rendere operativo l’intero comparto diagnostico su due turni
giornalieri (16 ore), al fine di ridurre drasticamente le liste di attesa.
CULTURA
CULTURA FONTE D’IDENTITÀ
Se si favoriscono progetti di formazione con criteri qualitativi che valorizzino le capacità delle persone si superano
le logiche assistenziali e si promuovono le capacità personali, umane e sociali del cittadino. In questo caso i
contributi investiti in cultura, indirettamente, aiutano il mercato del lavoro e tutelano la dignità del cittadino.
La promozione della cultura mediante il restauro e la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale delle aree
interne e costiere, non è efficace se non è inserita in una visione più ampia che abbia capacità di organizzare
efficienti trasporti che portino il turista a vivere un’esperienza diversa, a partire dal raggiungere la destinazione di
vacanza con mezzi di trasporto diversi dall’automobile e dall’aereo, in una visione di tutela del territorio e di turismo
eco-sostenibile.
Si ha dunque un tentativo transdisciplinare di contribuire indirettamente al raggiungimento degli obiettivi di
assessorati che gestiscono il trasporto e l’ambiente, migliorando anche nel contempo la salute. Perché sappiamo
che uno dei modi utili a razionalizzare le spese sanitarie è far stare tutti meglio e la qualità dell’aria e del cibo
incidono notevolmente sulla salute. Così la valorizzazione delle eccellenze enograstronomiche-locali, inserite nel
pacchetto turismo, condizioniamo positivamente la salute dei cittadini, sostenendo le PMI e le famiglie.
All’interno di questo percorso, di questa visione di una Regione Marche più vicina al cittadino, il Movimento 5 Stelle
vuole assolutamente scongiurare tagli e ripristinare risorse ai musei, alle attività culturali, alle mostre, al teatro, ai
corsi di orientamento musicale bandistico e, soprattutto, non possiamo più accettare di vedere tagli da 15 milioni
nelle politiche sociali, per esempio, considerando che molti dei compiti che prima avevano le Province dovranno
essere assorbiti da altri Enti.
La cultura significa identità poiché il patrimonio storico, le antiche arti e gli antichi saperi, sono quelle qualità che ci
permettono di farci conoscere mentre ci riconosciamo. Cultura significa eccellenza e apertura, investendo su un
costante aumento del livello qualitativo che abbia occhio di riguardo verso l’innovazione non trascurando la
tradizione. Il Turismo significa scambio, conoscenza e contaminazione, è vitale per il tessuto economico di una
regione e per poterlo incentivare è necessario valorizzare il prodotto locale e ciò che offre il territorio in termini
storici e culturali.
Il Movimento 5 Stelle si impegna a:
– Istituire un soggetto unico che gestisca artisticamente e amministrativamente il circuito lirico/sinfonico
nell’ottica di semplificare l’accesso alle contribuzioni, il controllo del raggiungimento degli obiettivi prefissati,
la diminuzione dei costi amministrativi e l’aumento della disponibilità economica fruibile dagli operatori del
settore.
– Attivare un servizio di tutoraggio per facilitare l’accesso ai fondi Europei non gestiti dalla Regione.
– Tutelare, conservare e far conoscere il Patrimonio artistico marchigiano, garantendo il possesso dei
requisiti a tal fine necessari da parte del personale addetto alla custodia, al restauro ed alla esposizione.
– Assicurare per i progetti finanziati dalla Regione (soprattutto per i cosiddetti “progetti di interesse regionale”
che recepiscono finanziamenti diretti) un reale ed effettivo monitoraggio sugli obiettivi, non solo dal punto di
vista della rendicontazione economica, ma anche da quello della sostenibilità territoriale e dell’innovazione,
pena la revoca dei contributi concessi.
– Procedere ad una mappatura dell’esistente per quanto riguarda le grandi e, in particolar modo, le piccole
realtà culturali del territorio marchigiano incentivando le imprese culturali che abbiano come obiettivo la
promozione del territorio e sostenere le realtà culturali che abbiano come obiettivi la tutela della pratica
artistica amatoriale (bande musicali, gruppi musicali per esempio), l’organizzazione di manifestazioni a
carattere culturale (fiere, festival, sagre, feste) che abbiano caratteristiche di autenticità, periodicità, inter-
culturalità, tutelando il dialetto, il ballo, il canto e tutto ciò che proviene ed è strettamente legato alla
tradizione marchigiana.
– Programmare in maniera efficace e coordinata l’apertura dei musei e di tutte le strutture di particolare
rilevanza culturale ed artistica in genere.
– Limitare l’incuria dei siti archeologici, controllando e valutando di intervenire anche sui cantieri di restauro
già in fase di lavorazione.
– Giungere ad un accordo con le sedi Vescovili per operare azioni sinergiche circa la valorizzazione del
patrimonio artistico ecclesiale e comunale presente all’interno dei centri storici.
– Sviluppo e potenziamento di eventi che introducano la cultura nelle scuole e sul territorio, aumentando
l’accessibilità ai cittadini appartenenti alle fasce di popolazione normalmente meno interessate dalle attività
culturali, mediante la collaborazione tra tutti i soggetti di formazione musicale e culturale in genere per
migliorare l’efficacia del sistema e la qualità della formazione (Conservatori di Pesaro e Fermo, scuole di
musica, corpi bandistici, cori, orchestre, Licei Musicali, Scuole medie ad indirizzo musicale, ecc.).
TUTELA DEL
TERRITORIO E
DELL’AMBIENTE
AMBIENTE BENE COMUNE DA TUTELARE, VALORIZZARE, PRESERVARE, RECUPERARE
ENERGIA COME BENE COMUNE AL SERVIZIO DEL CAMBIAMENTO, PULITA, DEMOCRATICA E
EFFICENTE
Il Movimento 5 Stelle si propone al governo della Regione Marche per difendere gli aspetti essenziali legati al
rispetto dei diritti dell’ambiente, l’avvio di un processo di risanamento del territorio, la trasparenza, la partecipazione
e la concertazione con i territori, la strategia rifiuti-zero. Il Movimento 5 Stelle dice no agli inceneritori, no alle
speculazioni con i soldi pubblici sull’energia di qualsiasi tipo (no agli impianti energetici speculativi).
La situazione ambientale della regione e di molte città della appare piuttosto critica. Fra le altre criticità più eclatanti
va indubbiamente ricordata la presenza in regione di una area AERCA (Area ad Elevato Rischio di Crisi
Ambientale, definita dalla Regione Marche con Delibera Amministrativa n. 305 del 1° Marzo 2000) fra Ancona,
Falconara Montemarciano e Jesi; un sito SIN (Sito di Interesse Nazionale) nell’area della raffineria API di
Falconara; un sito SIR (Sito di Interesse Regionale, ex SIN) in quella del Basso Bacino del Chienti.
Le politiche degli ultimi anni hanno portato a situazioni ambientali fuori norma, con scelte prive di attenzione per gli
aspetti ambientali, provocando un degrado che, per altro, ha anche penalizzato le potenzialità di sviluppo del
terziario e del turismo.
Il problema dell’ inquinamento fuori controllo, in particolare per alcuni parametri come le polveri sottili o per certe
matrici ambientali, è evidente e denunciato da anni. Su questi aspetti la Regione Marche ha ricevuto anche dei
richiami dalla Unione Europea. È evidente che il problema dell’inquinamento è stato ampliamente sottovalutato,
con scelte politiche che sono andate addirittura nella direzione di un ulteriore aggravio, nonostante talvolta ci
fossimo trovati in una situazione di palese violazione dei limiti di legge.
La problematica di un ambiente insalubre e di un territorio degradato ed a rischio, comporta due tipi di
conseguenze: la prima, quella più evidente e diretta, di carattere sanitario (stimati anche dalla stessa ARPAM –
Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche. Lo IARC- Centro Internazionale per la Ricerca sul
Cancro, con la “Press Release“ n. 221 del 17 Ottobre 2013, ha inserito l’inquinamento della matrice aria da traffico,
riscaldamento ed emissioni industriali, nel Gruppo 1, cioè sicuramente cancerogeno per l’uomo).
La seconda, una tipologia di sviluppo che, oltre a consumare risorse e diritti dei cittadini, appare ormai legata ad un
modello al tempo stesso in crisi e causa stessa della crisi.
In questo quadro, si vuole porre il logico paradigma che saranno solo i territori sani ad avere una
opportunità reale di uscita dalla crisi e di ripresa economica.
Per tale ragione, quindi, il ripristino di buone condizioni ambientali e la lotta all’inquinamento sono molto più che
giuste rivendicazioni ambientali, sanitarie, dei diritti: sono soprattutto strumento di ripresa economica. Ed è proprio
un approccio economico, oltreché di tutela ambientale, quello che può guidarci verso una vera soluzione delle
criticità.
La parole fondanti del programma del M5S sugli aspetti legati alla Tutela del territorio e dell’Ambiente sono quindi:
TRASPARENZA, RISANAMENTO, RIFIUTI, ENERGIA, ACQUA, TERRITORIO/ASSETTO IDROGEOLOGICO E
ATTIVITÀ ESTRATTIVE, AREE NATURALI PROTETTE, TUTELA DALL’ELETTROSMOG, AMIANTO,
PARTECIPAZIONE E CONDIVISIONE.
TRASPARENZA
Il Movimento 5 Stelle propone l’accessibilità totale ed immediata alle informazioni ambientali, dando piena
attuazione alle vigenti normative inerenti la trasparenza e l’accesso alle informazioni ambientali (Dl. 33/2013; Dlgs
195/2005) nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Aarhus, e uno spazio web con metodi di
organizzazione dei procedimenti tale da rendere intuitivo ed agevole l’accesso.
Un piano di manutenzione e un piano per nuove istallazioni di centraline di rilevamento qualità dell’aria, aggiornate
alle nuove direttive Europee, in tutte le zone critiche regionali, soprattutto in quelle codificate come zona “A”;
obbligo tassativo di pubblicazione entro 7 giorni dal rilevamento.
Sarà avviata una concreta, puntuale e contestualizzata analisi delle situazioni delle emissioni e della situazione
ambientale, al fine di realizzare un efficace monitoraggio ambientale.
La nomina del direttore generale dell’ARPAM sarà realizzata attraverso concorsi pubblici trasparenti con
particolare rilevanza al curriculum professionale e commissione scelta tra figure professionali di pari ruolo delle
altre agenzie regionali.
RISANAMENTO
Il Movimento 5 Stelle vuole che sia resa effettiva l’acquisizione del Principio Europeo di Precauzione, che ha lo
scopo di tutelare e proteggere la salute umana e la qualità della vita, contribuire per un ambiente migliore,
provvedere al mantenimento delle specie e conservare la capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa
essenziale per la vita.
Tale principio andrà attuato e declinato obbligatoriamente nei procedimenti autorizzativi. A tal fine, verrà adottata
apposita DACR (Deliberazione del Consiglio Regionale) che disciplini la VIS (Valutazione di Impatto Sanitario) per
tutti gli impianti inquinanti di nuova realizzazione, allargata anche a quelli che richiedono il rinnovo.
Si darà attuazione alla Direttiva 96/62/CE del 27 settembre 1996, che si pone, all’art.1 fra i suoi obiettivi
fondamentali quello di “mantenere la qualità dell’aria e dell’ambiente, laddove è buona, e migliorarla negli altri casi”.
La Regione quindi, può stabilire che i nuovi insediamenti debbano migliorare la qualità di vita dell’uomo, per il
rispetto dei limiti di legge. Nel caso in cui si aggiunga inquinamento per parametri già fuori norma, si dovrà
contestualmente prevederne una uguale o superiore diminuzione.
Sarà istituito il Forum permanente sull’Ambiente e sul Risanamento, aperto ai cittadini (la partecipazione è per
definizione il più grande strumento di garanzia), in cui gli Enti locali e strumentali stabiliscano il quadro attuale ed
applichino in maniera equa ed efficace i provvedimenti già previsti dalle normative Europee, favorendo così
l’applicazione del principio di concertazione con i territori.
Uno dei primi obiettivi inoltre sarà quello di chiarire il quadro sanitario delineandolo in maniera rigorosa, attraverso
l’elaborazione di tutti i dati epidemiologici a disposizione dell’Amministrazione regionale, dai quali si potrà poi
ricavare anche il Registro Regionale Tumori.
Sarà implementato un Distretto delle Bonifiche, in collaborazione con le principali Università e con gli imprenditori
locali, che realizzi e sappia esportare un proprio know-how nel settore ormai in continua espansione dell’ “industria
del risanamento”, soprattutto delle matrici suolo e sottosuolo.
Sarà introdotto il piano regionale per la bonifica delle discariche abusive e per il ripristino delle aree contaminate
secondo i criteri della direttiva EU 2004/35/CE recepita dall’Italia con il D.Lgs 152/2006.
Modifica del piano regionale per la bonifica dei siti S.I.R. dando la priorità assoluta ai siti più pericolosi per
l’ambiente, e in particolar modo agli ex siti SIN; implementazione dell’apposito fondo per bonificare eventuali siti
caratterizzati da inquinamenti espansivi previsto dall’art. 250 del Dl.152/2006; divieto assoluto di costruzione su
questi siti che debbono essere ripristinati ed essere adibiti esclusivamente a verde pubblico o verde attrezzato.
Obbligo di bonifica e riqualificazione da parte di privati che acquistano aree compromesse da impianti industriali in
dismissione e/o abbandonati, secondo i parametri dell’EPA (Environmental Protection Agency – l’Agenzia per la
Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti d’America).
Estensione delle indagini sulle sostanze inquinanti anche alla rilevazione puntuale del “Black Carbon” (polveri
ultrasottili pericolose per la salute), oltre a quelle già previste dal protocollo.
RIFIUTI
Il Movimento 5 Stelle propone di adottare la Strategia Rifiuti Zero, e dice NO agli inceneritori di qualsiasi genere
e denominazione.
Realizzerà degli osservatori per elaborare le strategie per il riutilizzo e per la riduzione a monte dei rifiuti e per
coordinare con le aziende le strategie per rendere più ecocompatibili i materiali utilizzati nella produzione, al fine di
evitare o ridurre quello che poi finirà nei rifiuti indifferenziati.
Gli obiettivi sono quelli di minimizzare la produzione e massimizzare la raccolta differenziata dei rifiuti, incentivando
la modifica delle abitudini di acquisto e consumo dei beni (guerra agli imballi, semplificandone la natura dal punto
di vista del riuso e del riciclo e incentivando lo sfuso) e le abitudini di produzione e conferimento dei rifiuti.
Si vuole così ottenere nel medio termine l’obiettivo Rifiuti Zero (Riuso, Riciclo, Valorizzazione), ottenendo il riciclo
totale dei rifiuti e la produzione di ed il recupero totale della materia prima secondaria.
Uno degli strumenti migliori è l’applicazione della Tariffa Puntuale, pago solo per i rifiuti indifferenziati che produco
e differenzio meglio, al posto della TARI (Tassa sui Rifiuti calcolata in base ai metri quadrati e agli abitanti la casa),
al fine di raggiungere l’obbiettivo dell’80% di RD per il 2020 a livello di media regionale. In questo modo è possibile
creare un indotto e posti di lavoro con la filiera del riciclo e del recupero, da cui si può produrre della materia prima
secondaria, con conseguente abbattimento dei costi per le aziende che possono utilizzare materia prima
secondaria a costi notevolmente minori rispetto a quella primaria.
Revisione degli ambiti con la possibilità di introduzione di sub-ambiti per territori omogenei, al fine di avvicinare le
decisioni al territorio e di giustificare realmente e concretamente le economie di scala. Il ciclo dei rifiuti di un ambito
si chiuda nell’ambito stesso.
Gli strumenti che il Movimento 5 Stelle utilizzerà sono diversi ed innovativi oltre che integrati fra loro.
Politiche di riduzione a monte della produzione: introduzione di sistemi premianti e/o di agevolazione nelle
tariffe comunali, per iniziative che favoriscano il riuso e per quei soggetti che adottino pratiche per la prevenzione e
riduzione dei rifiuti all’origine quali, ad esempio, vendita di merci sfuse o con imballaggi biodegradabili.
Incentivazione alle aziende che attuano processi di riprogrammazione industriale al fine di eliminare e limitare la
produzione beni e prodotti non riciclabili.
Prevedere presso ogni impianto di smaltimento la realizzazione di un centro di ricerca finalizzato a effettuare
analisi merceologiche per individuare la tipologia e l’incidenza degli oggetti e dei materiali costituenti il rifiuto
urbano residuo, oggetto di riprogettazione industriale sulla base del principio della responsabilità estesa del
produttore
Dal calcolo della differenziata vanno esclusi: i rifiuti provenienti da processi produttivi e i rifiuti provenienti
dall’agricoltura e dalla selvicoltura, gli inerti da costruzione e da demolizione, le frazioni conferite a soggetti terzi
rispetto al gestore, gli scarti di selezione delle frazioni differenziate non destinati a riciclo, gli sfalci e i rifiuti derivanti
da pulizia di corsi d’acqua e di spiagge marittime; mentre vanno comprese: le frazioni differenziate di rifiuti raccolte
dal gestore o conferite presso i centri di raccolta purché destinate a riciclo e le frazioni pericolose raccolte dal
gestore o conferite presso i centri di raccolta, anche non destinate a riciclo.
La Regione con apposita legge deve incentivare le operazioni relative a cessioni di prodotti e di componenti di
prodotti recuperati a scopo di riuso, le cessioni di materiali derivanti da riciclo e quelle di prodotti realizzati con
materiali ottenuti da riciclo con percentuale minima del 90 per cento, le cessioni e le commercializzazioni di
compostato derivante da trattamento della frazione organica differenziata dei rifiuti.
Formazione delle tariffe: introduzione ed utilizzo di sistemi di tariffazione puntuale, ovvero basati sul criterio “chi
produce meno rifiuti e fa meglio la raccolta differenziata paga di meno”, per il servizio della gestione e raccolta
rifiuti sui territori comunali dando significativa ed oggettiva differenziazione nelle tariffe fra i comportamenti più o
meno virtuosi.
Esclusione dal Piano di ogni forma di “esportazione” dei rifiuti prodotti dall’ambito verso siti situati in territori
non appartenenti all’ambito di produzione. Possono valere poche e mirate eccezioni: ad esempio, tipologie di rifiuti
che per i livelli quantitativi di produzione e/o la specializzazione della tipologia di trattamento richiesta sono così
peculiari da spingere più ambiti a unificare le risorse. In tale ottica, i rifiuti secchi saranno trattati negli impianti che
verranno realizzati all’interno dell’ambito.
La regione deve assicurare l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti urbani e speciali, compresi quelli pericolosi, in
tutte le fasi di trattamento, attraverso l’introduzione di specifica previsione sul dimensionamento, relativa agli
impianti di trattamento per il riciclo e per il recupero di tutte le frazioni differenziate e agli impianti di smaltimento in
sicurezza delle frazioni residue e non recuperabili. Gli spostamenti di rifiuti non riciclabili devono essere consentiti
solo in presenza di accordi interregionali e limitatamente al tempo di realizzazione di impianti idonei al loro
trattamento nell’ambito regionale.
L’impiantistica da realizzare per il trattamento dei rifiuti secchi utilizzerà le migliori tecnologie e tecniche, al fine di
ottenere il riciclo totale dei rifiuti e massimizzare il recupero totale della materia prima secondaria. Adozione di un
regolamento per l’istallazione di impianti industriali dediti al recupero di rifiuti non pericolosi, provenienti dall’edilizia
urbana, industriale oltre a terra e rocce da scavo, sabbie o materiale inquinato, che dovrebbero essere collocate
lontano dai centri abitati, a non meno di 5 km (10 km in zone a densità turistica).
Agevolare gli investimenti effettuati per l’acquisizione delle aree e per la realizzazione degli impianti di gestione
della raccolta dei rifiuti urbani, destinati ai centri di raccolta, a quelli per il riuso.
Istituire centri per il riuso e per il riciclo al fine del riutilizzo dei prodotti e dei componenti di prodotti esclusi dal
circuito per la raccolta differenziata domiciliare, di cui sia ancora possibile il riuso anche attraverso un processo di
riparazione. Devono essere realizzati almeno un centro di raccolta, ogni 10.000 abitanti per il conferimento delle
frazioni di rifiuto urbano non riciclabile, ingombrante e pericoloso. Tale centro di raccolta deve essere affiancato dal
centro per il riuso e per la riparazione in cui i prodotti e i componenti di prodotti suscettibili di possibile riuso, sono
indirizzati verso aree di deposito per le successive fasi di riparazione e di riuso, senza essere classificati come
rifiuti.
Non inserire nella pianificazione della gestione rifiuti le tecnologie della discarica e dell’incenerimento dei rifiuti
a causa dei risultati, ritenuti negativi o non accettabili, prevedendo quindi la non apertura di nuove discariche ed un
crono programma per la progressiva diminuzione d’uso, dismissione e bonifica di quelle esistenti (incluse quelle
esaurite), nonché l’esclusione della produzione di CDR, CSS o di qualsiasi altro tipo di combustibile destinato ad
incenerimento o combustione. Creazione di Impianti per il Trattamento a Freddo e per il Riciclo totale, così da
realizzare un vero recupero energetico a basso impatto ambientale.
Favorire e promuovere con forza e determinazione il compostaggio domestico, e di comunità con adeguato
sconto sulla tariffa, pari ad almeno il 20 per cento dell’importo totale, al fine di ridurre al minimo la quota finale della
FORSU (Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani).
Consentire e promuovere il compostaggio collettivo di caseggiato e di zona, per l’utilizzazione di aree verdi
pubbliche urbane concesse a comunità cittadine ai fini del deposito di frazioni organiche domestiche compostabili
per la realizzazione di orti e di giardini urbani anche a fini didattici e di promozione dell’autocompostaggio e
dell’autoproduzione alimentare. Incentivare l’allestimento, in tutte le aree di verde pubblico aventi superficie idonea,
di una zona per la trasformazione in compostato della frazione organica derivante dagli sfalci e dalle potature
leggere della stessa area nonché delle altre aree verdi del comune, fino a un massimo di 1.000 tonnellate/anno per
ogni zona (queste zone, potrebbero essere utilizzate anche per la trasformazione in compostato della frazione
vegetale derivante dalle aree verdi private circostanti)
La Regione in collaborazione con il Ministero della salute, con l’Istituto Superiore della Sanità, il Consiglio
nazionale delle ricerche, l’Agenzia nazionale per le tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, le
Aziende regionali per la protezione ambientale, gli ordini professionali dei medici e le comunità locali deve
provvedere alla stesura, di un piano di monitoraggio sanitario e ambientale per individuare le aree e i bacini
industriali ove la presenza di discariche, di impianti di incenerimento/combustione e di attività industriali illegali ha
determinato un danno ambientale e l’insorgenza di patologie. Il piano deve identificare i soggetti responsabili del
danno ambientale, individuare le attività di bonifica sul territorio e definire le azioni di prevenzione e di cura delle
patologie riscontrate, con utilizzazione di opportuni bioindicatori, includendo la mappatura del latte materno
effettuata su un campione significativo di popolazione residente e quella del latte vaccino prelevato in aziende
zootecniche e di lavorazione del latte operanti nell’area. In relazione al piano di cui sopra devono essere istituiti,
ove non previsti o funzionanti, appositi registri sui tumori riscontrati nelle aree e nei bacini industriali ivi delimitati,
conferendo le risorse e i poteri necessari alle strutture sanitarie locali. Una particolare tutela sanitaria deve essere
riconosciuta agli operatori e ai lavoratori impiegati nei predetti impianti attraverso forme di prevenzione, di
monitoraggio e di profilassi specifica, attuate da strutture pubbliche o convenzionate con il servizio sanitario
nazionale, finanziate, in entrambi i casi, dai gestori degli impianti stessi.
In collaborazione con gli organi centrali di governo, istituire le banche alimentari, intese come luoghi pubblici
gestiti dai comuni in collaborazione con le principali organizzazioni umanitarie, con le associazioni di volontariato e
con le organizzazioni non lucrative di utilità sociale del territorio, cui conferire il surplus alimentare proveniente da
circuiti distributivi commerciali, da aziende di produzione, da fondazioni e da singoli cittadini (la donazione per
scopi di solidarietà civile e di sostegno al disagio sociale di scorte alimentari integre e non scadute è interesse dei
singoli comuni al fine di ridurre il conferimento nel sistema di raccolta dei rifiuti urbani e di sottrarle allo
smaltimento).
Le pubbliche amministrazioni devono mantenere aggiornate le informazioni in loro possesso relative alla gestione
integrata dei rifiuti e, allo scopo, devono detenere elenchi, registri e schedari accessibili al pubblico. Devono
essere rese operative, banche dati elettroniche, liberamente accessibili dai cittadini, comprendenti le relazioni
sulla situazione ambientale, la legislazione, i piani o le politiche nazionali, le convenzioni internazionali e i contratti
di affidamento della gestione del servizio. I cittadini utenti devono essere informati, fin dalla fase iniziale dei
processi decisionali, sui seguenti elementi: l’oggetto sul quale deve essere presa la decisione; la natura della
decisione da adottare; l’autorità competente; la procedura prevista, comprese le informazioni di dettaglio sulla
procedura di consultazione; la procedura di valutazione dell’impatto ambientale, ove prevista. I gestori dei servizi di
raccolta, di trasporto, di trattamento, di recupero e di smaltimento dei rifiuti devono fornire alle amministrazioni
locali servite tutti i dati tecnici ed economici relativi al servizio. Il mancato rilascio dei dati deve costituire motivo di
risoluzione per inadempimento del contratto. Le amministrazioni devono rendere pubblici tutti i dati tecnici ed
economici della gestione dei rifiuti, svolta in economia o mediante società partecipate, e garantire l’accesso alle
banche dati con fruizione diretta dai siti web istituzionali anche in caso di esternalizzazione del servizio.
ENERGIA
Favorire risparmio energetico, anche fissando una classe energetica minima per le nuove abitazioni e favorire
l’autoproduzione/autoconsumo energetico.
Applicazione e rispetto totale della legge regionale n. 10/2002 riguardante “Misure urgenti in materia di risparmio
energetico e contenimento dell’inquinamento luminoso”.
Maggior incentivi per il rinnovamento e la messa a norma di impianti di illuminazione pubblica e privata che vadano
dal cambio dei corpi illuminanti, alla sostituzione delle lampade, e all’adeguamento della rete interrata,
illuminazione pubblica a led.
Riteniamo di dover considerare il sole come fonte rinnovabile da prediligere, attraverso l’insieme dei sistemi che lo
utilizzano, a partire dalla copertura dei tetti industriali e residenziali in abbinamento alle migliori tecnologie
d’accumulo disponibili.
Favorire l’installazione di pannelli solari e la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, da realizzare anche per
il tramite di convenzioni con Energy Service Company (ESCO) ex Dlgs.115/2008 selezionate con gare ad evidenza
pubblica secondo i criteri ambientali minimi di cui al Decreto Ministeriale 7 marzo 2012 del MATTM. Con il
risparmio dalla bolletta così ottenuto si potrebbe avere anche una buona parte di liquidità da utilizzare per la
manutenzione o per altri scopi.
No alla realizzazione di rigassificatori on-shore/ off- shore.
No alla realizzazione di stoccaggi CO2 on-shore/off-shore, in quanto con le nuove tecnologie da essa è possibile
ricavarne energia elettrica pulita.
No alla realizzazione di stoccaggi gas in zone turistiche (costiere e non) e in vicinanza di zone abitate, anche e
soprattutto alle zone a rischio sismico e idrogeologico e in zone particolarmente sensibili e di pregio. Comunque il
reservoir non può in alcun modo essere collocato sotto a complessi abitativi. La distanza minima per poter
realizzare uno stoccaggio ( ove ne ricorrano i requisiti) è di 10 km di distanza da ogni centro abitato.
Stop ad ulteriori impianti di produzione di energia da combustione, tenuto conto anche del crollo dei consumi
energetici e delle prospettive previste, non ha più alcun senso continuare a proporre l’insediamento di nuovi
impianti.
Verifica della correttezza e delle piena legittimità delle autorizzazioni agli impianti ad energie rinnovabili, con
particolare riferimento alle Centrali a Biomasse/Biogas e fotovoltaico su terreni agricoli. Adozione degli atti dovuti e
necessari conseguenti, ivi inclusi provvedimenti di sospensione/revoca in autotutela, agli esiti di tali verifiche.
Attuazione delle sentenza passate in giudicato (Consiglio di Stato) e dismissione degli impianti per i quali risulta
annullato il titolo autorizzativo, con messa in pristino dei luoghi.
Riprogettazione del Piano Energetico Regionale che valorizzi, non solo la ricerca sulle nuove fonti rinnovabili, ma
anche una nuova gestione intelligente dell’energia. Questo perché ormai le reti elettriche tradizionali non sono più
in grado di supportare le esigenze di un settore in rapidissima evoluzione, si deve promuovere lo sviluppo delle
nuove Smart Grid del futuro.
Implementazione di alcune buone pratiche:
– “tetti in affitto”. Favorire la partecipazione dell’Ente Regionale e di quelli locali per l’adesione a tali iniziative
per le superfici dei propri immobili. Ma Si propone di dare agli Enti pubblici anche un ruolo di guida e
mediazioni tramite convenzioni con banche, aziende installatrici e privati, per favorire tali pratiche e ridurre
ulteriormente i costi per i cittadini. Incentivare la ricerca ed il miglioramento del know how per le aziende
regionali;
– collocazione su strutture industriali, artigianali e commerciali – che hanno come problema primario la
dismissione o lo smaltimento di amianto – di pannelli fotovoltaici di ultima generazione, come il fotovoltaico
organico (FVO) e come i pannelli che producono energia anche in mancanza di sole;
– produzione di energia elettrica con sistemi geotermici ad alta temperatura (dove congruo e possibile);
– utilizzo dei sistemi di geotermia a bassa energia per la climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento) di
ambienti interni e la produzione di acqua calda sanitaria per abitazioni, uffici, scuole, serre, palestre, piscine
e in tutti i luoghi pubblici, con scambiatori geotermici e pompe di calore;
– favorire il minieolico diffuso;
– Verificare la possibilità di poter applicare la nuova tecnologia di produzione di energia elettrica dalle onde del
mare (moti ondosi) -ricerca finanziata anche dalla commissione Europea sin dal 1993 -, per mezzo di micro
turbine.
ACQUA
L’acqua è un “bene dell’umanità” e conseguentemente non può essere considerata un prodotto od una merce,
perciò la sua gestione deve essere totalmente pubblica e volta ad assicurare il diritto all’acqua come un diritto
fondamentale per l’uomo. L’intero ciclo dell’acqua deve essere quindi gestito in maniera unitaria e rispettosa degli
equilibri naturali.
Il nostro programma prevede:
1. Attuare, recepire, applicare la volontà di 27 milioni di Cittadini Italiani che hanno espresso una loro volontà,
che è quella di restituire all’acqua il connotato di bene pubblico, non contrattabile, non mercificabile e dalla
cui gestione deve essere tassativamente esclusa ogni possibilità di investimento retributivo;
2. Separazione della gestione idrica da quella dei rifiuti ed energetica, secondo la volontà degli Italiani
espressa mediante referendum popolare.
3. Avviare una procedura di applicazione delle norme che prevedono la tutela, il risparmio, la conservazione
della risorsa dell’acqua dalla captazione (prelievo a uso umano) alla depurazione, nell’ottica della miglior
gestione possibile, pubblica e partecipata, nei criteri di economicità e salubrità della risorsa e bene
universale “acqua” rigettando completamente il suo utilizzo come bene mercificabile e vendibile.
4. Realizzare il Piano regionale per la regolamentazione delle case dell’acqua.
Altri punti programmatici salienti sono di seguito elencati:
– Adozione dei contenuti della proposta di legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la
gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”.
– Istituzione di una quota pro-capite di acqua giornaliera, minima, garantita e gratuita, pari a 50
litri/giorno/persona, come diritto inalienabile di accesso e fruizione della risorsa acqua.
– Investimenti prioritari in riduzione delle perdite degli acquedotti, risparmio idrico, ottimizzazione della
gestione e, successivamente, nelle azioni tese all’incremento della captazione di nuove risorse.
– Istituzione di aree di tutela e rispetto per tutti i punti di approvvigionamento (anche superficiali).
– Protezione capillare delle zone di alimentazione delle acque sotterranee (zone di tutela pozzi/sorgenti,
parchi/aree protette, bilancio idrico acquiferi). Estensione ai corpi idrici superficiali, oggetto di captazioni
potabili, delle tutele previste per le aree sensibili.
– Rilascio di concessioni di captazioni di acque profonde solo dopo studi idrogeologici pluriennali che accertino
la sostenibilità degli effetti sul sistema acquifero regionale.
– Potenziamento della depurazione delle acque reflue urbane ed industriali comprese le acque di prima
pioggia.
– Adozione di moderne modalità di irrigazione delle aree agricole (risparmio idrico, lotta all’abusivismo).
– Mitigazione del rischio idrogeologico (stabilità versanti, casse di espansione, consumo di suolo zero).
– Rinaturalizzazione delle aste dei corsi d’acqua (deflusso minimo vitale, utilizzo ricreativo).
– Risoluzione del problema dell’ingressione marina nelle falde costiere attraverso uno studio sistematico e
dettagliato.
TERRITORIO/ASSETTO IDROGEOLOGICO E ATTIVITÀ ESTRATTIVE
Nel corso dell’ultimo decennio, il territorio della Regione Marche è stato sottoposto ad una eccessiva pressione
antropica che ha portato ad evidenti squilibri che ora danneggiano in modo manifesto anche le attività ed il
benessere umano, dobbiamo tornare a rispettare la natura, attraverso i seguenti punti programmatici:
– Consumo di suolo zero
– Restaurazione dei fiumi
– Lotta al dissesto idrogeologico
Stop al Consumo di territorio. Incentivazione del recupero e delle ristrutturazioni.
Rivisitazione del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), riperimetrazione delle aree e rivalutazione delle classi di
rischio.
Il dissesto idrogeologico causa vittime e danni ingentissimi in tutta Italia, Marche comprese, basti pensare alle
mareggiate che degradano le nostre coste compromettendo l’economia balneare (140 km di costa marchigiana è
antropizzata su un totale di 180 km); alle alluvioni ormai frequenti a cui è sottoposta Senigallia, alle annuali
esondazioni dei nostri fiumi che danneggiano abitazioni, strutture artigianali, infrastrutture (ponti, sponde, strade);
alle decine di frane e smottamenti che interrompono la viabilità nell’entroterra dove spesso non esiste un asse
viario alternativo ed il traffico resta interrotto o a senso alternato per parecchi mesi; alle colate di fango che
invadono le strade, che oltre a creare un rischio per la circolazione, depauperano il suolo agrario della porzione
maggiormente fertile, costringendo gli agricoltori ad aumentare la concimazione.
Investire prioritariamente nella mitigazione del rischio idrogeologico consentirebbe di creare posti di lavoro diretti
mediante la realizzazione degli interventi, ed indiretti: evitando danni a famiglie, attività, imprese e luoghi pubblici e
consentendo il consolidarsi delle attività economiche.
Occorre perciò abbandonare l’idea che il benessere si crei con la cementificazione di nuovo suolo, il M5S
promuoverà una politica di “consumo di suolo zero”, ove privilegiare la ristrutturazione ed efficientamento
funzionale ed energetico delle strutture esistenti, evitando di continuare a costruire sulle aree a rischio. Siamo in
presenza di decine di centri commerciali e capannoni industriali sottoutilizzati sparsi nel territorio.
Occorre stabilizzare i versanti franosi che insistono sulla viabilità interna al fine di evitare interruzioni, magari
migliorando la sicurezza stradale con mirati allargamenti di corsia e miglioramento di alcune curve pericolose.
Introduzione di un piano per la messa in sicurezza dei fiumi, dei torrenti e dei fossi collettori, specie in zone ad alta
densità di popolazione o turistiche.
Occorre realizzare una serie di vasche di espansione lungo gli alvei dei nostri corsi d’acqua per poter laminare i
picchi di piena ed evitare le esondazioni, ad esempio esistono progetti, non ancora realizzati; pluridecennali relativi
alle vasche di espansione sul Misa per proteggere Senigallia.
Occorre adottare migliori modalità di aratura dei campi nelle zone collinari, evitando di arare in direzione ritto chino
per privilegiare direzioni traverso poggio, realizzando anche efficaci regimazioni delle acque di scorrimento
superficiale.
Occorre provvedere ad una capillare manutenzione delle sponde e dei versanti, incentivando i privati a realizzare
opere di pulizia della vegetazione riparia e potenziando i consorzi forestali pubblici che gestiscano i territori
montani esaltandone la biodiversità ed evitando lo sfruttamento della filiera legno-energia se non per utilizzo
domestico.
Occorre valorizzare i nostri monti anche con la creazione del Parco del Catria-Nerone.
Contrastare la cementificazione delle spiagge ed i fenomeni di erosione causati dall’intervento antropico. Tutela,
conservazione e valorizzazione dell’arenile e delle dune tipiche. Rispetto dell’equilibrio fra spiaggia “commerciale” e
spiaggia naturale.
Introduzione dell’obbligo della figura del Geologo nelle Commissioni urbanistiche e paesaggistiche – sia a livello
comunale che provinciale – e in particolare in tutti quei contesti a vari livelli pubblici nei quali sono espresse
valutazioni con evidenti ricadute idrogeologiche; prevedere la figura del geologo del territorio per gli Enti pubblici.
Contrastare l’inquinamento delle falde acquifere e di superficie intensificando controlli e vigilanza e ristrutturare la
gestione degli alvei fluviali e lacustri.
Programmazione regionale delle cave sulla base dell’effettivo bisogno, per limitare nuove coltivazioni e
promuovere il riciclaggio delle materie prime e derivate; si pensi anche all’utilizzo di macerie per comporre nuovi
materiali da costruzione.
Aumentare i canoni di estrazione e ridefinire criteri più restrittivi in materia di controllo in merito al recupero
ambientale delle cave.
Per la tutela del territorio è di fondamentale importanza coinvolgere e affidarsi a chi nei territori ci vive e vi conduce
le proprie attività. Il che porta anche al potenziamento delle iniziative di formazione, per quei temi di cui, nel tempo,
sono cambiate le condizioni gestionali. Allo stesso modo si devono sfruttare al meglio le potenzialità degli Enti
gestori delle proprietà collettive: Università agrarie e Comunanze, così facendo si riuscirebbe ad avere un controllo
capillare e diffuso sul territorio con la possibilità di realizzare una rete di segnalazioni immediate e di organizzare
interventi tempestivi in caso di dissesto o di situazioni critiche. Di conseguenza si riuscirebbe ad avere un servizio
di “pronto intervento” e di creare posti di lavoro nelle aree più disagiate.
AREE NATURALI PROTETTE
Potenziare il sistema dei parchi regionali, delle oasi e delle riserve prevedendo l’istituzione di nuove aree per
portare la regione ad raggiungere e superare l’obiettivo di avere il 20% del territorio sotto tutela.
Passare da aree protette dedicate alla sola conservazione della biodiversità ad aree in grado di rappresentare un
volano economico sempre nel pieno rispetto della tutela dell’ambiente e del territorio vietando ad esempio la
realizzazione di nuovi impianti produttivi all’interno dei confini delle aree protette.
Destinare parte dei fondi europei per l’istituzione di marchi di qualità dei prodotti agroalimentari prodotti all’interno
delle aree protette.
Destinare parte dei fondi europei per la certificazione della filiera del legno.
Potenziamento dei Centri di Educazione Ambientale per consentire che tali centri possano diventare importanti
punti di riferimento per l’attività educativa delle scuole di ogni grado.
TUTELA DALL’ELETTROSMOG
Lo IARC (Centro Internazionale per la Ricerca sul Cancro – OMS ) con la “Press Release “ n. 208 del 31 maggio
2011, ha inserito l’inquinamento da radiofrequenza e elettromagnetismo nel gruppo 2B, come possibile
cancerogeno per l’uomo.
Per questo motivo bisogna combattere l’inquinamento da elettrosmog, posizionando in luoghi idonei antenne e
radar e spingendo per eliminare dalle scuole gli impianti Wi-fi.
Si dovrà rivedere le normativa in vigore legiferando una nuova legge sulla protezione ambientale dall’esposizione a
campi elettromagnetici indotti.
Rivedere e aggiornare le zonizzazioni – obbligatorie per i comuni – per le antenne di telecomunicazioni, tenendo
conto di questi nuovi studi dello IARC.
AMIANTO
Censimento dell’amianto. Indicare una figura di riferimento all’interno dei comuni per le segnalazioni di tetti o
strutture contenenti eternit.
Convenzione con aziende specializzate nello smaltimento, al fine di tenere bassi i costi per eliminare l’amianto
dagli immobili privati. L’Ente pubblico deve farsi garante e da catalizzatore per gli investimenti volti alla messa in
sicurezza e bonifica dall’amianto. Riattivazione e nuova incentivazione del programma “Eternit Free”.
Le amministrazioni comunali devono georeferenziare gli edifici con coperture e/o componenti contenenti amianto,
istituendo uno specifico catasto anche tramite l’analisi e l’interpretazione di ortofotocarte multispettrali o con altri
validi sistemi. Si devono attivare forme d’incentivazione fiscale per la rimozione, o la messa in sicurezza, dei
componenti in amianto e svolgere la gestione dei rifiuti di amianto adottando misure dirette a promuovere e a
sostenere sia la ricerca nell’ambito delle alternative ecocompatibili, sia le tecnologie che se ne avvalgono, nonché
a garantire procedimenti quali l’inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, ai fini dell’inattivazione delle fibre di
amianto attive e della loro conversione in materiali che non mettano a repentaglio la salute pubblica.
PARTECIPAZIONE E CONDIVISIONE
I cittadini singoli o riuniti in associazioni devono avere la possibilità di intervenire e di guidare la politica della
regione per quanto riguarda la tutela dei beni comuni quali l’ambiente, il paesaggio, il territorio e l’acqua. Per
questo motivo verranno messe in atto tutte le iniziative e gli strumenti in grado di aumentare la possibilità di
partecipazione e confronto. Verrà stabilito un rapporto costante con le diverse realtà territoriali per avviare un reale
processo di collaborazione e condivisione. In questa ottica il Movimento 5 Stelle si propone di portare in
discussione la proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela del suolo appena ce ne sarà la possibilità.
TURISMO
PRIMA RISORSA DELLE MARCHE
Il Turismo è uno dei pilastri su cui intendiamo concentrare i progetti di sviluppo economico marchigiani. Un turismo
sostenibile che si integri perfettamente con la nostra realtà territoriale e non alteri l’ambiente è una priorità. Un
turismo rinnovato, che non abbia bisogno di nuove strutture ricettive, ma punti a rivalutare quelle esistenti,
attraverso un sostegno concreto regionale ed una formazione degli operatori turistici che deve avere come effetto
l’incentivazione delle nostre peculiarità culturali e territoriali, in favore di un turismo destagionalizzato. Un turismo
accogliente grazie a servizi che permettano di visitare tutta la regione con semplicità e in cui le informazioni siano
facilmente fruibili in rete.
1. Creazione e promozione di un brand “Marche” che non sia legato soltanto all’enogastronomia, ma che
possa ricomprendere ed integrare tutti gli aspetti e le sfaccettature del Turismo marchigiano.
2. Creazione di un Osservatorio Regionale preposto a valutare i benefici degli investimenti pubblici turistici a
posteriori al fine di evitare la reiterazione di investimenti improduttivi ed iniziative non efficaci.
3. Incentivazione alla ristrutturazione ed al riammodernamento delle strutture ricettive esistenti in un’ottica sia
di allineamento agli standard di efficienza e risparmio energetici che di riqualificazione turistica.
4. Sviluppo di un modello di “albergo diffuso” nelle città d’arte e zone dell’entroterra.
5. Miglioramento del servizio di trasporto pubblico anche in funzione dell’offerta turistica.
6. Favorire e sostenere la formazione in materia turistica in ogni suo aspetto (accoglienza, organizzazione,
promozione), ritenendo la creazione di personale competente e specializzato un punto di forza
imprescindibile della fruizione turistica.
7. Adeguamento della segnaletica in modo da rendere le località turistiche e i punti di interesse più facilmente
raggiungibili sia con i mezzi privati che pubblici.
8. Contrarietà alla realizzazione di nuovi edifici per la ricettività turistica.
9. Introduzione della descrizione multilingua presso i monumenti e tutti gli altri luoghi di interesse turistico.
10. Sostegno ai progetti pilota per lo sviluppo delle potenzialità turistiche meno note come il cosiddetto turismo
lento, il cicloturismo, il turismo sportivo e quello didattico e creativo.
11. Sostegno a progetti mirati alla valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico, architettonico, eno-
gastronomico e di tutte le forme di artigianato tradizionale, anche mediante la promozione di circuiti turistici
tematici (ciclo-turismo, turismo ippico, ecc.).
12. Istituzione di un sistema di controllo del rispetto delle normative che riguardano la registrazione delle
presenze e gli standard di sicurezza e accoglienza.
13. Utilizzare strumenti informatici avanzati (per esempio il QRcode) presso ogni luogo di interesse culturale
per offrire informazioni al turista riguardo al reperto che sta visitando. Collegando questi strumenti ai social
più in voga si può trasmettere la propria esperienza in diretta affinché sia vissuta in rete in tempo reale.
14. Rendere i luoghi di interesse culturale fruibili e accessibili ai disabili (per esempio audioguida per non
vedenti o ipovedenti).
AGRICOLTURA
AGRICOLTURA SOSTENIBILE CARDINE E RELAZIONE TRA “UOMO” E TERRITORIO
Le Marche hanno un vasto territorio agricolo, in cui sono ancora vive antiche tradizioni contadine e sono presenti
un grande numero di prodotti tipici conosciuti in tutto il modo.
Il Movimento 5 Stelle crede che per tenere vive queste tradizioni ed i prodotti tipici, la sostenibilità economica
dell’agricoltura deve passare anche attraverso nuove forme di coltivazione rispettose dell’ambiente: le coltivazioni
biologiche e biodinamiche, la permacoltura, la lotta integrata e tutte le buone pratiche che limitano lo sfruttamento
della risorse suolo e acqua.
Favorendo le produzioni agricole tipiche del territorio marchigiano è possibile un rilancio dell’economia locale, così
come favorendo amministrativamente ed economicamente lo sviluppo delle aziende agricole presenti, il ricambio
generazionale degli addetti nell’agricoltura e facilitando il recupero delle zone agricole abbandonate e marginali.
Il nostro scopo principale è quello di snellire le burocrazia, e di creare un servizio regionale più presente nel
territorio. Il territorio agricolo regionale deve essere protetto dalle coltivazioni OGM; vogliamo attivare strategie che
garantiscano un approvvigionamento proteico non OGM per l’alimentazione animale, economicamente sostenibile
per produttori e consumatori. Inoltre è fondamentale presidiare la manutenzione e messa in sicurezza del territorio
mettendo in atto le leggi già in vigore e contrastando la cementificazione del territorio e dei fiumi, aggiornando
inoltre il Piano Regionale Forestale per tutelare e valorizzare ancor di più i nostri boschi e foreste, con particolare
attenzione al supporto della prevenzione di eventi alluvionali e per attenuare il rischio idrogeologico.
Il Movimento 5 Stelle propone:
1. Snellimento della Burocrazia: semplificazione della enorme burocrazia che grava anche sulle imprese
agricole e che genera costi che le rendono meno competitive rispetto a realtà equivalenti di altri Paesi
europei. Semplificare la domanda di seminativo ed eliminare o ridurre al minimo la spesa per le domande
riducendo i passaggi burocratici. Ottimizzare la promozione delle opportunità di finanziamento e sostegno
dai fondi europei, garantendo procedure più rapide e trasparenti. Organizzare il lavoro
dell’Amministrazione regionale che si occupa di ricerca fondi o aggregazione delle domande di progetti
imprenditoriali agricoli. Qualificare il personale che deve eseguire i controlli operativi dei progetti realizzati
sul territorio, per arrivare all’equilibrio ottimale tra monitoraggio ed esigenze di produzione.
2. Favorire lo sviluppo di un mercato interno per salvaguardare la competitività e il valore dei nostri
prodotti tipici attraverso l’organizzazione di fiere, stand enogastronomici, convegni. Incentivare la filiera
corta di qualità, sostenendo e promuovendo l’incontro tra produttori a km zero e consumatori locali
sostenendo i centri commerciali naturali e i mercati contadini locali. Aiutare la nascita di mercati permanenti
gestiti direttamente dagli agricoltori.
3. Valorizzare e tutelare i prodotti agricoli marchigiani e le eccellenze enogastronomiche regionali
attraverso promozioni mirate antispeculative per supportare ed incentivare la sopravvivenza delle aziende
favorendo la vendita diretta, la rete slow food e le attività agrituristiche. Potenziamento del marchio “Made
in Marche”, agendo sul Piano di Sviluppo Rurale, assieme a regole ed indicazioni chiare sulle etichettature
dei prodotti che riportino ogni singolo passaggio.
4. Proporre da subito delle azioni di rivolte al Parlamento Italiano per eliminare l’IMU agricola
5. Potenziamento dell’ASSAM.
6. Disincentivare l’uso dei diserbanti sui fossi o bordi stradali con apposita legge regionale che annulli tale
pratica.
7. Promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile nelle molteplici zone rurali di pregio non ancora
valorizzate.
8. Favorire le pratiche agricole mirate al recupero e al mantenimento delle vecchie cultivar e del
materiale germoplasmatico di valore (banca dei semi autoctoni), recupero delle produzioni antiche legate
alla tradizione e all’identità del popolo marchigiano. Supportare la banca del germoplasma che le metta in
relazione con i cittadini/agricoltori che vogliano diventare “custodi di semi”.
9. Incentivare le aziende biologiche, l’agricoltura sostenibile e altre pratiche agricole rispettose
dell’ambiente (es: agricoltura mapi, “tecniche colturali su sodo” ecc.). Sempre nel rispetto e nella tutela
delle aziende agricole convenzionali, punti di forza dell’economia marchigiana.
10. Incentivare le forme associative per fare impresa agricola e sostenere tutte le forme di rete tra agricoltori.
11. Sostenere i centri di ricerca per la sperimentazione e divulgazione nel settore agricolo e
dell’ortofrutticoltura, favorendo la diffusione dei risultati degli studi al servizio della produttività e della
redditività delle aziende agricole e promuovendo la comunicazione fra il modo accademico e quello
agricolo.
12. Revisionare il metodo di tariffazione dell’acqua ad uso irriguo, basando la nuova tassazione
sull’effettivo consumo anziché sulla metratura della superficie di coltivazione.
13. Incentivare i sistemi di garanzia partecipata (PGS), sostenere le start-up, sostenere il credito alle
aziende agricole.
14. Favorire il recupero delle zone agricole marginali e riportare l’agricoltura in montagna. Destinare i
terreni bonificati ad attività agricole che necessitano di cooperazione tra più imprese.
15. Favorire lo spostamento dal I al II pilastro PAC, dal sostegno diretto alle aziende agricole allo sviluppo
rurale.
16. Favorire l’autoproduzione locale, destinando terreni agricoli incolti, dismessi o mal curati a pensionati e
studenti per lo sviluppo di orti urbani, orti collettivi e orti sinergici.
17. Sostenere lo sviluppo dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale)
18. Garantire una formazione permanente su tematiche importanti come PAC, fertilità del suolo, OGM e
biodiversità, nuove colture da produrre con relativi costi/benefici delle metodologie e delle tecniche di
riduzione dell’uso di diserbanti e fitofarmaci, coinvolgendo le strutture scolastiche del territorio. Sviluppare
progetti di educazione agroalimentare a tutela dei consumatori e per un consumo più consapevole.
19. Rilanciare la coltivazione della canapa (Cannabis sativa).
20. Posizionare in siti strategici le arnie per favorire il ripopolamento delle api.
Una attenzione particolare dovrà essere rivolta ai principi contenuti nei due documenti della Carta di Arcevia nelle
quali a nostro avviso sono state inseriti i fondamenti indispensabili per lo sviluppo di una agricoltura sana e al
servizio del territorio e dell’uomo
PESCA
IL MARE…. COME DESIDERIO DELLA VITA
Il mare Adriatico, più di altre zone del Mar Mediterraneo, è caratterizzato dalla presenza di numerose specie
oggetto di pesca (stock multispecifici) con una conseguente elevata varietà di sistemi e attrezzi di pesca che, in
particolare nella fascia costiera, coesistono.
Il MoVimento 5 Stelle vuole tutelare e rispettare l’ambiente marino, rispettare le tradizioni di pesca della nostra
Regione e delle attività imprenditoriali del settore pesca, con l’obiettivo di garantire la produttività degli stock ittici
sia nell’attuale che per le generazioni future, con questi obiettivi il MoVimento 5 Stelle propone i seguenti punti di
programma.
Pesca sostenibile: applicazione del Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio Europeo relativo alle misure di
gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo, impegnandosi a farne
rispettare le finalità, gli obiettivi e le regole (es. taglie minime di cattura).
Sostegno alle attività di pesca in mare attraverso il rafforzamento di partnership permanenti con le associazioni
di categoria e gli Istituti di Ricerca del territorio riconosciuti dal Ministero (es. C.N.R.-ISMAR Ancona) sui problemi
della pesca. Il monitoraggio dello stato delle popolazioni ittiche garantisce, infatti, la possibilità di gestire
correttamente gli stock con le giuste azioni quali ad esempio: ricerca di metodi di pesca meno impattanti e più
selettivi, creazione a rotazione di zone di pesca e ripopolamento, fermo biologico, tempi di pesca, quantitativi
giornalieri catturabili etc.
Incentivare, sostenere ed ottimizzare l’autoregolamentazione degli operatori di pesca: passare da una
strategia di tipo “comando e controllo” ad una di cogestione tra Enti amministrativi, scientifici e consorzi che
valorizzi appieno il ruolo delle imprese di pesca come la normativa europea, nazionale e regionale permettono.
Esportare a livello regionale esperienze ed iniziative locali virtuose come ad esempio l’autoregolamentazione della
pesca al pesce azzurro praticata dalle volanti a coppia anconetane (ad opera dell’omonimo Consorzio), che per
garantire un’ottima qualità del pescato hanno stabilito una quota giornaliera per coppia di imbarcazioni pari a 500
casse di alici.
La pesca vista nell’ottica della Gestione Integrata delle Zone Costiere: nella fascia costiera coesistono
numerose attività di pesca (es. reti fisse, nasse, trappole, cestini per lumachine di mare, draghe idrauliche per
vongole, piccolo strascico costiero), raccolta (es. mitili) ed acquacoltura. Per favorire la piena sostenibilità
ambientale e sociale della pesca costiera saranno coinvolti contemporaneamente TUTTI gli “attori” che operano
nella fascia costiera.
Incentivare le attività di pesca sportiva e/o di pesca-turismo.
Confronto con lo Stato e massimo sostegno legislativo possibile per consentire che le iniziative volte a favorire
lo sviluppo delle Imprese Agricole venga estesa anche alle Imprese della Pesca. In particolare nello sviluppo delle
attività di acquacoltura in mare e/o nella acque interne, carenti da un punto di vista normativo.
Sostegno al pieno utilizzo di risorse europee per i progetti del settore e massima attenzione ai pagamenti. I
finanziamenti per il fermo devono giungere in tempi certi.
Stop alle trivellazioni. Impediremo la palese intenzioni di rendere l’Adriatico un impianto di estrazione petrolifera:
l’abbassamento del terreno viene amplificato da attività antropiche come l’estrazione di idrocarburi. Occorrerà
stilare un Piano di azione straordinario per fronteggiare la subsidenza in tutta la Regione. Siamo contrari alle
trivellazioni su tutto il territorio regionale e istituiremo i divieti di prospezione, perforazione e coltivazione di
idrocarburi. Ci batteremo contro eventuali concessioni in corso come quelle per le attività di Airgun.
Burocrazia: impegno per snellire le pratiche, in prima persona per quella di competenza diretta della Regione ed
attraverso una costante pressione politica verso il Governo centrale per la burocrazia di competenza statale. Lotta
per una più equa applicazione delle sanzioni penali in una nazione che finora è stata forte con i deboli e debole con
i forti.
Porti: definizione di un programma periodico di interventi per le difesa del mare, difesa dei litorali e cura del
pescaggio portuale con il dragaggio che deve essere una attività ordinaria programmata e non un’emergenza
elettorale.
URBANISTICA
URBANISTICA SPAZIO A MISURA D’UOMO E DI BAMBINO
L’incapacità di programmare un ottica di sviluppo ha portato i nostri attuali amministratori – se cosi si possono
chiamare – a limitarsi di amministrare, malamente, semplicemente le cose ordinarie. In un decennio di mal governo
la nostra Regione è decaduta come non mai.
Il nostro territorio manca da tempo di una pianificazione adeguata che contempli nuove regole che tengano conto
delle situazioni emerse dalla grave e persistente crisi sociale ed economica che attanaglia l’intera Regione.
I centri storici, cuori pulsanti e anime delle nostre città e paesi, luoghi che sintetizzano l’essenza originaria: la
storia, l’urbanistica, la cultura di un popolo, sono stati completamente abbandonati al deterioramento e le molte
attività di ogni genere in essi presente è stata soppressa dall’avvento della grande distribuzione favorita dalla
pianificazione urbanistica insensata.
I grandi quartieri non centrali sono stati considerati semplici aggregati esterni (non a caso definite periferie) per
questi luoghi e per i loro cittadini residenti è stato mai realisticamente programmato uno sviluppo sensato.
La cosa pubblica: scuole, ospedali, parchi, è stata lasciata ammalorare e si trova ora in un grave stato di
conservazione.
L’obiettivo primario della nuova pianificazione regionale dovrà essere quello di porre un limite al consumo
sconsiderato del territorio, non come misura repressiva e di limitazione della crescita ma come incentivo ad uno
sviluppo sostenibile che guardi principalmente agli interessi del cittadino.
In quest’ottica ci muoveremo affinché venga superato il concetto di edilizia e cementificazione che ha portato alla
creazione della bolla immobiliare causa maggiore della depressione economica-sociale del nostro territorio.
L’azione d’intervento si sviluppa attraverso i seguenti punti programmatici:
1. Emanazione di una nuova Direttiva Regionale in cui si obbligano i Comuni a dotarsi Piani Regolatori
Generali e/o modificare quelli già adottati entro il prossimo quinquennio.
I nuovi PRGC e in quelli revisionati dovranno essere redatti sulla base della capacità insediativa reale che
dovrà tenere conto di tutti gli immobili non utilizzati e/o invenduti che dovranno essere obbligatoriamente
censiti.
La nuova legge Urbanistica Regionale dovrà normare affinché si proceda ad una riduzione generale degli
indici di edificabilità, e favorire con accordi di programmi incentivanti, la stipula di convenzioni – anche per
l’edilizia privata – che prevedano la vendita degli alloggi a prezzi convenzionato stabiliti con una formula
simile a quella del calcolo del prezzo di vendita delle aree PEEP, con capitolati base, materiali, classe
energetica, e altro; insomma tutto ciò che occorre affinché la nuova edilizia costruita sia di alta qualità.
Per le varianti ai PRG si dovranno porre importanti limitazioni, e ove concesse, si dovrà procedere ad
appropriata valutazione in termini costi-benefici e fare in modo che i maggiori benefici avuti dal richiedente
si traducano in altrettanti benefici per la collettività che vadano a ripagare i costi (in termini di
cementificazione e consumo di territorio ricadenti sulla collettività) sostenuti.
In caso di concessione di varianti urbanistiche gli oneri verranno aumentati. I richiedenti dovranno
prendersi in carico “adottare” pezzi di città, es. asfaltare una strada, curare la manutenzione delle scuole,
comprare i computer per i loro laboratori e altro per un periodo di alcuni anni.
2. Attivazione di norme e strumenti che favoriscono la partecipazione democratica dei cittadini al processo
decisionale nei comuni in materia di urbanistica.
3. Introduzione della procedura R.I.E. (Riduzione dell’Impatto Edilizio) negli strumenti urbanistici attuativi, un
indice di qualità ambientale che serve per certificare la qualità dell’intervento edilizio rispetto alla
permeabilità del suolo e del verde.
Una parte dei processi di degradazione macro e microclimatica del nostro ambiente è causata ed
alimentata dalla sigillatura e impermeabilizzazione dei suoli. Le superfici impermeabilizzate e sigillate
provocano un riscaldamento della massa d’aria sovrastante e i moti convettivi portano al ricircolo delle
polveri. Il calore del sole accumulato e irradiato ha, come diretta conseguenza, un aumento delle
temperature nelle nostre città, venendo a mancare il naturale effetto mitigatorio dato dal processo di
evapotraspirazione della vegetazione. Il veloce deflusso delle precipitazioni nei corsi d’acqua, essendo
stata eliminata o fortemente ridotta la naturale infiltrazione attraverso gli orizzonti del suolo, porta disordine
nella regimazione delle acque meteoriche sottratte al naturale ciclo di captazione e restituzione
all’ambiente mediante l’infiltrazione, l’evaporazione e l’evapotraspirazione.
Tutti i comuni della regione dovranno inserire l’ ”Indice R.I.E.” nell’ordinamento edilizio comunale.
4. Revisione e aggiornamento del PPAR (Piano Paesistico Ambientale)
Completa rivisitazione del Piano Paesistico Ambientale che dovrà accumunare tutti gli strumenti pubblici di
gestione e di progetto delle trasformazioni del territorio regionale. Il PPAR delle Marche approvato più di 25
fa nel 1989, è ormai superato e non più al passo con i tempi.
Il nuovo Piano Paesistico dovrà produrre una coscienza condivisa, individuare e descrivere l’identità dei
tanti paesaggi Marchigiani e le regole che ne hanno guidato la costruzione nel periodo storico in cui si sono
trasformati.
Dovrà essere costituito un vero e proprio Atlante del Patrimonio Territoriale, Ambientale e Paesaggistico, e
questo Dovrà contenere tutte le identità in modo che si possano generare le condizioni di riproduzione.
Il nuovo Piano disegnerà un’idea di futuro sostenibile di medio e lungo periodo nello scenario
Paesaggistico del territorio delle Marche.
Dovrà contenere le linee guida, rivolte ai pianificatori e ai progettisti, linee che descrivano i modi corretti per
guidare le attività di trasformazione del territorio, l’organizzazione delle attività agricole, la gestione delle
risorse naturali, la progettazione sostenibile delle aree produttive, e così via.
Dovrà contenere una serie di immagini, rappresentative dei tratti essenziali degli assetti territoriali
desiderabili, tratti strategici di riferimento per avviare processi di consultazione pubblica.
5. Entro cinque anni tutti i comuni della regione dovranno dotarsi di un Piano di Eliminazione delle Barriere
Architettoniche (PEBA) nei propri edifici di interesse pubblico e procedere alla completa eliminazione
materiale delle barriere architettoniche.
Il PEBA dovrà essere integrato con il Piano di Accessibilità Urbana (PAU) che studi un progetto degli spazi
urbani finalizzato alla realizzazione di percorsi pedonali sicuri e accessibili a tutti.
6. Obbligo per i comuni di dotarsi di un nuovo Regolamento Edilizio Comunale redatto sulla base di uno
schema tipo di regolamento edilizio tipo regionale, che vada a sostituire le centinaia i regolamenti edilizi
ora in vigore, semplificando e uniformando le procedure edilizie.
7. Integrazione tra norme urbanistiche e necessità di trasporto per una mobilità sostenibile più pubblica e
meno privata.
8. Incentivazione di una nuova edilizia nell’ottica della Riqualificazione Ecosostenibile, tutti i comuni dovranno
aggiornare e/o dotarsi di un Piano Energetico Comunale (PEAC) secondo direttive e linee basi regionali, al
fine di plasmare le nuove tipologie di intervento edilizio e invogliare le imprese locali e i proprietari dei
terreni edificabili e costruire secondo i dettami del protocollo ITACA. (Ciò comporterebbe un aumento delle
qualifiche degli operatori del settore con nuovi posti di lavoro. Una maggiore qualità abitativa delle nuove
edificazioni e delle ristrutturazioni. Da non sottovalutare il fatto che, in taluni casi, con progetti di
ristrutturazioni edilizie del patrimonio storico comunale secondo i dettami sopra citati, vi è la possibilità di
attingere a finanziamenti e fondi comunitari, finora snobbati e inutilizzati, fondi che restano al di fuori del
famigerato Patto di Stabilità)
La nuova edilizia dovrà essere costruita seguendo l’esempio delle cittadine europee più all’avanguardia,
mirando al raggiungimento del consumo energetico zero, individuando ed utilizzando ove previsto anche
fondi comunitari.
Nei nuovi edifici:
– dovranno essere previsti tutti gli accorgimenti costruttivi con l’obiettivo di ottenere la massima
– dovrà essere realizzata la cablatura per Internet ad alta velocità, con il sistema della fibra ottica,
– dovranno essere installati pannelli fotovoltaici sui tetti per almeno 2 kW, in misura maggiore
– si dovrà prevedere uno spazio per l’alloggiamento delle batterie per accumulo dell’energia,
– dovrà essere previsto un sistema di recupero delle acque piovane da usare per irrigare i giardini;
efficienza energetica: classe A+, consumo < 14 kWh/m2 anno;
secondo lo standard FTTH, Fiber to the Home, che permette di raggiungere i 100 Mb /s di
trasmissione dati e può arrivare fino a 400 Mb/s;
rispetto ad 1 kW richiesto dalla attuale normativa nazionale;
generata dai pannelli fotovoltaici; (la tendenza sarà ad avere sempre più impianti staccati dalla rete
che consumano quanto producono);
– dovranno essere previste zone di verde comune commisurate al numero di alloggi e residenti in tali
– dovranno essere previsti spazi comuni per il parcheggio delle biciclette;
– dovranno essere colonnine riservate all’approvvigionamento dell’energia elettrica per autovetture.
In quest’ottica, anche gli edifici pubblici, come scuole, ospedali dovranno essere interessati da un
progressivo recupero.
9. Organizzazione di un sistema di Edilizia Residenziale Sociale mediante valorizzazione del patrimonio
pubblico esistente e incentivazione del cohousing con insediamenti abitativi composti da alloggi privati
corredati da ampi spazi destinati all’uso comune e alla condivisione.
10. Recupero e valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, museale ed industriale storico e di pregio.
11. Introduzione su base regionale di protocolli prestazionali tipo, per i lavori pubblici e privati.
12. Incentivi alla riconversione dei terreni da edificabili ad agricoli.
13. STOP alla realizzazione di nuovi centri commerciali decentrati. Pianificazione regionale con incentivazioni
agli imprenditori per la creazione di addensamenti commerciali e di servizi dove ritrovarsi, passeggiare,
incontrarsi e fare acquisti; puntando sempre di più alla realizzazione di centri Commerciali Naturali nei
centri storici.
14. Stop alle grandi e maestose opere pubbliche, sostituibili con interventi di manutenzione ordinaria e
salvaguardia del territorio fondamentali per il benessere della vita quotidiana.
aree dovranno essere individuate aree dove fare compostaggio;
TRASPORTI E MOBILITÀ
TRASPORTO SOSTENIBILE, MULTIMODALE E SOLIDALE
C’è un’idea che non ha mai attecchito in Italia, quella che se investi nella mobilità investi nel futuro dei territori,
creando sviluppo e producendo ricchezza. Un modello integrato di mobilità nella nostra Regione porterebbe ad un
miglioramento della qualità della vita, ridisegnando il profilo delle nostre città e dei nostri territori, finanche
attraendo investimenti
La questione della mobilità costituisce una priorità assoluta. Abbiamo due obiettivi: risolvere i problemi ancora
aperti sul nostro territorio regionale e contemporaneamente elaborare un progetto a lungo termine per una diversa
idea di mobilità.
Il primo elemento che deve vedere impegnati tutti gli Enti interessati, in un’ottica di collaborazione comprensoriale
e intercomunale è la riduzione del traffico privato leggero e pesante.
Una politica della mobilità rispettosa dell’ambiente e rivolta alla realizzazione di qualità urbana si intreccia
necessariamente con scelte urbanistiche di salvaguardia del territorio e deve essere basata sull’utilizzo di
infrastrutture leggere e di spazi vivibili per pedoni e ciclisti.
La mobilità è tra i problemi prioritari che emergono in tutte le aree urbanizzate, il 30% della percorrenza dell’intero
sistema dei trasporti è effettuata in città. Le stime aggiornate indicano che l’80% di tutti i costi esterni dei trasporti
urbani è dovuto a fenomeni di inquinamento e congestione.
La politica e le istituzioni dovrebbero riflettere e dare indicazioni che possano migliorare la qualità della vita che,
come noto, comprende un gran numero di indicatori non solo economici. Quando si stilano le classifiche delle città
in cui la qualità della vita è migliore si guarda alla situazione politica locale, all’economia, alla cultura, alla sanità,
alla vivibilità dell’ambiente urbano, agli spazi verdi e loro accessibilità, al traffico, e all’inquinamento atmosferico. In
queste classifiche, proprio la mobilità, l’accesso ai luoghi e l’inquinamento sono sempre più fattori determinanti di
successo.
Si può quindi dire senza timore che il trasporto e la mobilità incidono sul modo di vivere e sulla garanzia dei diritti.
Infatti per garantire il bene sociale ed economico della comunità nel suo complesso è necessario che sia garantito
l’accesso delle persone ai luoghi, ai servizi e ai beni.
Chi si occupa di mobilità dovrebbe quindi gestire la domanda individuando gli obiettivi da perseguire dopo aver
studiato il problema e averne conosciuto i numeri. I dati non hanno connotazione politica, ma quello che può
cambiare sono le decisioni politiche, una volta ottenuti ed analizzati i dati.
Sino ad oggi non sono esistite vere strategie in tema di Trasporti, si può solo ammettere che il sistema partitico ha
privilegiato il Privato ed ha reso inefficiente il Servizio di Trasporto Pubblico. Quest’ultimo è in passivo, dà un
servizio nettamente inferiore alle proprie potenzialità ed è al centro di lottizzazioni partitiche.
La politica dei trasporti deve cambiare totalmente!
Il nostro obiettivo consiste nell’integrazione tra i diversi mezzi di trasporto, nello sviluppo di un sistema che incentivi
il cittadino ad usarlo ed a lasciare a casa l’auto, nel costruire una rete di servizi che dia la possibilità e la comodità
di sceglierlo.
Intendiamo anche sviluppare una rete di trasporti pubblici che privilegi la mobilità sostenibile su ferro. Vogliamo la
fruibilità per i disabili, la ristrutturazione delle linee ferroviarie dismesse. Intendiamo rinegoziare con Trenitalia il
servizio regionale con particolare attenzione ai pendolari.
Per realizzare tutto ciò proponiamo l’istituzione di un’Azienda Unica Regionale dei Trasporti, concorrenziale con
altre società italiane, non lottizzata, basata sulle competenze e che non sia la somma delle aziende e delle
poltrone ora esistenti. In questo modo riduciamo drasticamente le dirigenze e investiamo sulla pianificazione a
medio e lungo termine.
1. Azienda Unica Regionale dei Trasporti per la mobilità e logistica integrata:
– costituzione di un soggetto unico per la mobilità integrata;
– unico bacino regionale a garanzia della mobilità dei cittadini;
– conferimento di tutte le aziende di trasporto pubblico con quote maggioritarie di Enti pubblici alla società
regionale;
– unico CdA con un solo amministratore delegato e riduzione drastica dei dirigenti con eliminazione degli
incarichi politici;
– due aree di attività distinte tra mobilità e logistica con visione integrata della pianificazione e sviluppo;
– predisposizione di un Piano Regionale dei Trasporti che avvii innanzitutto un coordinamento tra sistemi
di trasporto, integrando orari e luoghi di interscambio, al fine di ottimizzare la semplicità di spostamento
di marchigiani e turisti. La finalità ultima sarà quella di ridurre la necessità di utilizzo dell’automobile.
– figure professionali scelte solo con il principio della competenza.
– Puntuale applicazione della normativa relativa all’individuazione del Mobility Manager per le aziende ed
Enti pubblici, e creazione di un loro coordinamento.
2. Il treno al centro della mobilità integrata:
– rete ferroviaria/treno/stazioni come struttura portante del sistema di mobilità;
– recupero delle ferrovie e delle stazioni dismesse;
– treni moderni e cadenzati per la mobilità regionale
– stazioni ferroviarie come hub della mobilità integrata;
– progetto stazione futura;
I treni e il trasporto regionale:
– gara regionale per il trasporto ferroviario delle tratte fuori contratto FS;
– partecipazione pubblica agli incontri per il rinnovo dei contratti di servizio.
Progetto stazione futura:
– stazione come riferimento della mobilità per viaggiatori e turisti;
– utilizzo in comodato d’uso e recupero di tutte le stazioni dismesse;
– adeguamento di tutte le stazioni per la mobilità delle persone diversamente abili. Per i ciechi e gli
ipovedenti vanno progressivamente realizzati i percorsi audio tattili;
– autostazioni in vicinanza delle stazioni;
– integrazione con linee di trasporto stradali e piste ciclabili;
– parcheggi in prossimità per auto e bici con colonnine per ricarica elettrica (gratuiti per chi poi utilizza i
mezzi pubblici);
– aree dedicate sia per bike sharing sia per car sharing.
Mobilità bus urbani ed extraurbani:
– tratte complementari ed esclusivamente di asservimento al treno con eliminazione di tutte le tratte
duplicate al treno;
– rinnovo parco autobus attualmente ad alta emissione inquinante;
– utilizzo di mezzi più piccoli per percorsi specifici (ospedali – stazioni, stazioni – centri storici);
– corse notturne urbane su prenotazione ed a chiamata;
– servizi a chiamata su tratte specifiche;
– trasporti pubblici gratuiti la domenica per le famiglie;
– potenziamento delle corsie preferenziali per i mezzi pubblici con controllo elettronico delle infrazioni;
– disincentivazione del traffico privato in luogo del potenziamento di quello pubblico;
– eco-pass per tutte le auto dirette nei centri storici con una o due persone per auto;
– controllo scrupoloso dell’evasione e del “portoghesismo”;
– sgravi fiscali per le aziende che rimborsano in tutto o in parte gli abbonamenti ai dipendenti.
3. Potenziamento del Portale Web Regionale con la creazione di una applicazione per gli smartphone e il
collegamento con una rete di georeferenziazione dei mezzi.
4. Miglioramento di capillarità, tempo di percorrenza, frequenza e costo grazie ad una riprogrammazione dei
trasporti regionali e alla garanzia di coincidenze, con orari decisi insieme ai pendolari.
5. Favorire ed incentivare il telelavoro, in modo da ridurre lo spostamento da casa all’ufficio.
6. Intermodalità: introduzione nell’intera rete regionale dei BIR (biglietto integrato regionale), BIM (biglietto
integrato metropolitano) e dei titoli di viaggio contact-less distribuiti sotto forma di tesserino che potrà
essere usato anche per servizi quali bike-sharing, car-sharing, pagamento parcheggi e i tragitti non in
abbonamento. Tessera viaggio inserita nella tessera sanitaria.
7. Mappatura regionale delle piste ciclabili propedeutica alla loro interconnessione urbana e interurbana e
Fondi agli enti locali che facilitino la nascita di nuove e moderne piste ciclabili.
8. Rimodulazione della pianificazione aeroportuale in collaborazione con i rappresentanti del comparto.
Analisi di attività, flussi, situazione economica e prospettive di sviluppo dell’Aeroporto delle Marche ai fini
del suo rilancio. Promuovere l’operatività delle compagnie aeree low-cost, per quanto attiene il trasporto
passeggeri. La valorizzazione dell’unico aeroporto regionale avviene attraverso il piano aeroporti formulato
dal Ministero dei Trasporti che se attuato eviterebbe il declassamento messo in atto da ENAV che sta
diminuendo le apparecchiature per il rilevamento e la trasmissione dei dati metereologici.
9. Interporto Marche fa parte dei 15 interporti italiani ricompresi nella rete TEN-T dall’UE (Rail Road
Terminal). Occorre migliorare i collegamenti ferroviari ed eleminare le strozzature per rendere omogenee le
capacità di trasporto su ferro (messa in esercizio di treni merci da 750 metri di lunghezza, adeguamento
sagome di gallerie e ponti, come ad esempio la galleria di Cattolica) e come piattaforma logistica integrata
e collegata con porto e aeroporto e con la ferrovia Roma – Falconara e l’Adriatica.
10. Raddoppio della Orte Falconara. E’ necessario ottenere dal Governo l’impegno per il raddoppio della linea
ferroviaria Orte – Falconara tenendo conto che nell’ambito del rinnovo del contratto di programma tra lo
Stato e Ferrovie dello Stato (RFI) (2014 2017), la Camera dei Deputati ha chiesto di inserire tra le opere
prioritarie proprio il raddoppio della Orte – Falconara.
11. Porto internazionale di Ancona. Lo scalo è inserito nella rete dei porti core (14 porti italiani) definita dalla
UE e rientra nei programmi di sviluppo con scadenze già indicate (2020 e 2050). Il progetto predisposto dal
Governo (documento del Ministero Infrastrutture e Trasporti dell’8 marzo 2015) è in contrasto con la
programmazione comunitaria e prevede la soppressione delle Autorità Portuali (compresa Ancona), con lo
scopo di creare una nuova unità di missione a livello centrale, simile a quelle salite alle cronache di questi
giorni. Quindi, va contrastato questo nuovo strumento governativo che agisce in deroga alle norme e
procede in modo “opaco”, in grado di aggirare la lotta agli sprechi e alla corruzione. La proposta del
Governo va contrastata anche sulle proposte riguardanti il lavoro portuale in quanto il disegno governativo
prevede l’abolizione dell’art. 16 (le ex compagnie portuali e le imprese portuali strutturate), l’abolizione delle
imprese art. 17 per la fornitura del lavoro temporaneo per i picchi di lavoro e la deregolamentazione totale
del lavoro. Analogo attacco viene sferrato nei confronti dei servizi tecnico nautici (piloti, ormeggiatori e
rimorchiatori) e neanche una parola per i dipendenti delle Autorità Portuali che si troverebbero senza
lavoro per legge. Va invece sperimentata la possibilità di allargare le competenze dell’Autorità Portuale in
altri porti della Regione da attuare in accordo con i Comuni interessati come già avvenuto in altre regioni.
Inoltre su tutti i porti marchigiani situati alla foce dei fiumi va garantita una costante manutenzione dei
fondali anche per evitare i danni alle imprese di pesca e del turismo che ogni anno si vedono costrette a
sospendere le attività.
12. Le strade faraoniche e le procedure opache. La Società Quadrilatero avrebbe dovuto realizzare le
infrastrutture stradali con il partenariato pubblico privato, con il plus valore da ricavare con i PAV e con la
“cattura di valore” da ottenere mediante la vendita delle aree leader. In realtà gli investimenti sono stati
solo e unicamente fondi pubblici! Chi ha costituito la Società Quadrilatero ha mentito a tutta la comunità. La
struttura creata senza trasparenza si è rivelata costosa, un doppione di ANAS S.p.A., i costi delle opere
sono lievitati a dismisura e i tempi di consegna delle opere non sono stati rispettati. Il MoVimento 5 Stelle si
impegna a far uscire la Regione Marche dalla compagine societaria di Quadrilatero S.p.A. e dalla Società
“socia” Centritalia S.p.A., fantasiosamente creata lo scorso anno per la Fano-Grosseto. Basta con i
carrozzoni clientelari e mangiasoldi. Il MoVimento 5 Stelle continuerà in ogni modo a vigilare sulla
concessione per la bretella di collegamento tra il Porto di Ancona e la grande viabilità (cosiddetta Uscita a
Ovest). L’impegno dei nostri Consiglieri e Parlamentari ha già permesso di sventare i regali da centinaia di
milioni di euro contenuti da clausole capestro per lo Stato. L’Autorità Nazionale Anti Corruzione presieduta
dal Prof. Cantone sta indagando sulla vicenda e noi contribuiremo in modo chiaro e trasparente per evitare
l’ennesimo scandalo nella realizzazione delle opere pubbliche che hanno costi enormi, nessun rapporto
costi – benefici e un danno paesaggistico ambientale in una zona delicatissima quale è quella della
“grande frana” di Ancona.
NESSUNO DEVE RIMANERE INDIETRO
La situazione di grave crisi economica in cui versa il nostro paese ha portato a una notevole diminuzione delle
risorse disponibili per la gestione delle politiche sociali e ha accresciuto enormemente il livello di disagio della
popolazione, esasperando anche molto le relazioni sociali (familiari ed extra-familiari) nonché, aumentando il
numero di persone costrette a rivolgersi ai servizi sociali.
I servizi sociali si trovano, oggi, sempre più assediati all’interno di meccanismi di gestione del Welfare che invece di
aprire le porte a una diversa gestione delle risorse (anche umane) sono costretti a rispondere in emergenza e con
le poche risorse disponibili distribuendo tra tutti (e in modo sempre più burocratico-amministrativo e non valutativo
sociale), quanto disponibile e solo fino al raggiungimento della soglia, per poi subire profondamente il disagio
espresso dai cittadini senza trovare opportune vie di uscita.
Il Movimento 5 Stelle propone
– La creazione di un sistema di welfare che coniughi al suo interno Lavoro, Salute e Assistenza. Le aree di
intervento che devono costantemente essere collegate affinché le misure di assistenza messe in atto siano
a tutto tondo misure di inclusione sociale a partire dalla condizione lavorativa e di salute presenti. (unico
dipartimento e unico assessorato).
– Riappropriazione del ruolo di programmazione e controllo con azioni di pianificazione sociale regionale
modellate concretamente su un metodo di azione orizzontale e non verticale e tanto meno verticistico e di
partito, nonché a sfavore di una politica sociale accentratrice e addirittura invasiva (es. gestione di fondi
direttamente ad opera della Regione senza opportuna distribuzione sul territorio per opportuna
progettualità).
– Innovazione di contenuto. Riprogrammazione delle risorse in funzione dei bisogni e non più per progetti
settoriali che tendono altresì a favorire solo alcune categorie a discapito di altre (es.: fondi per la SLA, o
per l’autismo).
– Innovazione di sistema. Passare da un sistema di welfare redistributivo a un sistema di welfare
moltiplicativo/generativo in cui le risorse non si consumano ma si rigenerano costantemente.
Ad esempio introduzione di un contributo momentaneo per uscire dalla condizione di bisogno alimentare,
ma nel frattempo ricerca e concessione di un pezzo di terra da coltivare insegnando l’autoproduzione
alimentare, o una borsa lavoro all’interno dei servizi comunali o del territorio disponibili affinché si apprenda
un nuovo lavoro e contemporaneamente si aiuti la comunità (es. pulizia del verde pubblico).
– Innovazione organizzativo-gestionale della spesa sociale dedicata agli aiuti economici (stop ai mille
contributi/sussidi a se stanti – e basati solo su pratiche amministrative e non su logiche di aiuto
professionale – e più progettazione);
– Innovazione metodologico-professionale in cui gli operatori sociali siano di più e più capaci di agire in
termini progettuali (incentivare la formazione continua e la supervisione) e in modo integrato nella rete
territoriale di Enti e servizi diversi (più lavoro di comunità e più lavoro di rete, producono meno casi e più
autodeterminazione).
È necessario che i Diritti essenziali siano sempre esigibili: “Nessuno deve rimanere indietro!”.
Quindi:
– mai più annunci di sussidi/contributi di nome e non di fatto (es. fondo sostegno affitti: oggi si da l’anno dopo
per l’anno prima – quindi devi aver già pagato – e poi con massimali per un anno che si aggirano intorno ai
400-500 Euro);
– mai più persone senza casa e mai più case senza persone dentro (offerta di incentivi a progetti di
cohousing ma anche di messa a disposizione protetta di alloggi per la comunità e di verifica e controllo
dell’attuale utilizzo delle case popolari)
– mai più risorse umane sole e incapaci di rimettersi in gioco: rigenerare le risorse significa anche mettersi a
disposizione della comunità e ciò vale anche per chi il lavoro ce l’ha e non solo per chi non ce l’ha (stretta
collaborazione tra settore pubblico e datori di lavoro – tra giovani e meno giovani – per lo sviluppo del
lavoro nel nostro Paese).
ALCUNI INTERVENTI NEL DETTAGLIO
– Creazione di equipe multiprofessionali integrate tra i servizi, coinvolgendo anche Terzo Settore e
volontariato.
– Censimento, monitoraggio e verifica delle condizioni reali di tutti i dormitori pubblici sparsi sul territorio ed
instaurare un dialogo diretto con il personale volontario e professionale a supporto di tutte le
amministrazioni comunali.
– Socio Assistenza: riorganizzare la filiera per competenze, ruoli e sinergie permettendo una risposta
completa e non un mero aiuto economico.
– Formazione permanente e omogenea a tutti gli operatori di ogni genere e grado del settore.
– Prevenzione delle criticità a cominciare dalle scuole, ospedali, strutture di accoglienza per costituire
banche dati e mappatura del territorio.
– Trasparenza e ricaduta sui cittadini: creare feedback di ritorno per verificare il grado di soddisfazione, e di
informazione del cittadino, la divulgazione e l’educazione ai servizi sono il punto di partenza per avere
idoneo comportamento nei confronti della “cosa pubblica”.
– Revisione con un tavolo di lavoro con il Coordinamento delle Associazioni socio Assistenziali e sanitarie,
ripristinando un minimo monte risorse ad integrazione del fondo per i non autosufficienti ed indigenti.
– Censimento di un piano per la eliminazione di barriere architettoniche a livello regionale.
– Impiego di giovani in servizio civile come “compagnia” per anziani soli e/o come “addetti a piccole
commissioni” per l’anziano stesso, in modo da ricreare rapporti di vicinato.
– Incentivare lo sviluppo dell’impresa sociale finalizzata all’erogazione di servizi di interesse collettivo (servizi
sociali, sanitari, assistenziali, educativi, ricreativi, ecc.) e più in generale di servizi alla persona e alla
famiglia.
– Studiare e promuovere forme di convenzionamento efficace con i soggetti privati che erogano servizi
sociali sul territorio, supportando e valorizzando le imprese che stanno investendo in nuovi servizi e
strutture.
– Studiare percorsi e progetti finalizzati al lavoro e inclusione sociale dei disabili.
– Favorire e promuovere le Pari Opportunità per tutte e tutti valorizzando le differenze, anche attraverso la
creazione di strumenti istituzionali che garantiscano la diffusione della cultura delle pari opportunità, la
prevenzione della violenza di genere, il rispetto per le differenze, l’affermazione dei diritti dei bambini e
delle bambine, la prevenzione e la promozione della salute psico-fisica delle donne, l’accessibilità e la
piena fruibilità del territorio per chi vive condizioni di disagio fisico, l’integrazione interculturale.
– Promuovere e valorizzare il capitale sociale e reddito di cittadinanza, perché crediamo che le persone sono
portatrici non solo di bisogni, ma anche di capacità e che è possibile che queste capacità siano messe a
disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con l’amministrazione pubblica, ai
problemi di interesse generale.
POLITICHE PER LA FAMIGLIA
Il diritto alla famiglia è uno dei diritti fondamentali per ogni minore, e l’impegno delle istituzioni in questo senso deve
essere rafforzato ed organizzato. Cosa sottintende il diritto alla famiglia? Certamente il diritto, proprio di ogni
minore, di crescere in un ambiente di affetti, di attenzioni, di stimoli educativi, di esempi, su cui impostare il
percorso di crescita individuale. Ciò introduce a riflessioni sull’istituzionalizzazione dei minori, cioè al loro
collocamento in Comunità di accoglienza o case-famiglia (che dovrebbero aver sostituito gli istituti tradizionali che
ospitavano i minori prima del 2006), come anche sui grandi temi dell’adozione, dell’affido, della mediazione
familiare, scelte spesso conseguenti ad abbandoni, separazioni e divorzi.
I servizi sociali sono la chiave del problema. Dovrebbero sostenere i genitori in difficoltà per evitare
l’allontanamento del minore, e la sua collocazione in una Comunità o presso una famiglia affidataria. Dovrebbero
provvedere parallelamente a fornire gli aiuti economici urgenti, il personale addetto al sostegno domestico o
scolastico, le psicoterapie, le terapie riabilitative nei casi di alcolismo o di tossicodipendenza.
Se tutto ciò nella realtà non avviene è per varie ragioni:
– i fondi elargiti dai Comuni per l’assistenza pubblica sono quasi sempre insufficienti per fronteggiare i
bisogni della popolazione;
– la mancanza nei servizi sociali di équipe specializzate che oltre all’assistente sociale prevedano le figure
dello psicologo e del pedagogista, per analizzare in modo approfondito le situazioni e trovare le soluzioni
più idonee ai problemi;
– la mancanza di verifiche da parte dei Tribunali. Si agisce dunque pensando che proteggere il minore da
una situazione difficile significhi solo allontanarlo dalla sua famiglia per quanto più tempo possibile. Invece,
l’ultimo dei provvedimenti da attuare è proprio l’allontanamento del minore dalla famiglia naturale. Dovendo
rinunciare alla preziosa collaborazione di consulenti specializzati e mettendo in atto gli allontanamenti o gli
affidamenti senza alcuna speranza circa il recupero della famiglia in crisi, gli operatori sociali finiscono per
nutrire sfiducia nelle capacità rigenerative della famiglia, e mettono in atto provvedimenti sull’utenza senza
possedere gli strumenti necessari al risanamento delle situazioni familiari spesso molto gravi.
Oltre alla mancanza di mezzi teorici e pratici che permettano di assistere validamente coloro che ne hanno
bisogno, c’è da dire anche che gli enti pubblici locali restano spesso scollegati fra loro, quando non proprio in
conflitto. Malgrado la complessità della situazione, occorre sempre tener presente che la persona, soprattutto se si
tratta di un minore, ha diritto di essere rispettata nella sua dignità ed a svilupparsi in condizioni adatte. Ciò significa
che agli operatori si richiede un’elevata professionalità e non prestazioni relative al solo aspetto economico. È
anche impensabile contare sempre sulle forze del volontariato per la soluzione dei bisogni della popolazione.
Il minore in difficoltà o abbandonato deve, poter beneficiare dell’accoglienza presso un nucleo familiare, ricevere
tutto il sostegno di cui ha bisogno, e laddove si è lavorato con scrupolo e professionalità da parte dei servizi sociali,
rientrare nella propria famiglia d’origine una volta superata la crisi. Ciò comporterebbe enormi vantaggi anche per
la pubblica amministrazione, che risparmierebbe in modo considerevole sul mantenimento dei minori negli istituti
(compresi quelli che si occupano di cura e riabilitazione dei minori), infatti il costo giornaliero di un minore
ricoverato in qualsiasi struttura di accoglienza dovrebbe variare da un minimo di 80 euro a qualche centinaio (a
seconda del grado di specializzazione dell’istituto). Mentre una famiglia affidataria percepisce un contributo di soli
400 euro circa al mese. Se poi venisse finalmente agevolata la possibilità di adottare definitivamente i minori in
stato di abbandono, ovviamente il costo si azzererebbe. Inoltre, si creerebbe maggiore occupazione nel nostro
territorio, nel momento in cui agli assistenti sociali venissero affiancate figure professionali specializzate per la
soluzione delle problematiche dei minori, delle loro famiglie, per la conduzione degli affidi eterofamiliari e delle
adozioni, per la formazione del personale, operatori per il sostegno domestico delle famiglie in condizioni di
disagio, e scolastico dei minori, ecc.
Di seguito elencate ci sono le azioni di politiche per la famiglia che il Movimento 5 Stelle vuole realizzare.
– Fondare dei punti di ascolto sul territorio per le famiglie in grave disagio sociale integrandoli anche con
servizi legali a basso costo o gratuiti.
– Particolare attenzione nell’assegnazione alla categoria dei genitori separati degli alloggi, di prima
emergenza anche solo in via temporanea.
– Monitoraggio affidi e ingressi in comunità residenziali di minori italiani e stranieri con la istituzione di un
osservatorio regionale indipendente per censire i singoli casi di allontanamento a tutela e sostegno delle
famiglie.
– Riconoscimento ed effettivo rispetto del diritto indisponibile dei figli di genitori separati a ricevere
pariteticamente da ciascuno di essi educazione e cura.
– Istituzione di uno specifico punteggio premiale per l’accesso alle graduatorie per l’assegnazione di alloggi
di edilizia popolare, equiparando la sentenza di separazione o divorzio ad uno sfratto esecutivo, in caso di
assegnazione di casa coniugale all’altro.
– Sostegno al reddito tramite apposito fondo regionale di nuova istituzione per genitori separati, che aiuti i
papà separati a sostenere il nuovo affitto e a mantenere i figli anche in caso di perdita del lavoro e che aiuti
le mamme separate ad integrare il mantenimento dei figli in caso di non corresponsione dell’assegno da
parte dell’altro genitore.
– Dare sostegno alla natalità, alla maternità e alla paternità, con la istituzione di un fondo finalizzato al
sostegno economico di interventi a tutela della maternità e a favore della natalità. Tale sostegno sarà
utilizzabile per l’acquisto di beni e servizi per la madre e il bambino.
– Valorizzare le politiche territoriali di conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari e le reti di
imprese che offrono questo tipo di servizi ai propri dipendenti; incentivare in ogni modo la contrattazione
decentrata e di secondo livello, per permettere il ricorso a strumenti innovativi di welfare aziendale volti ad
accrescere il benessere del lavoratore e la competitività dell’impresa; rafforzare la presenza degli asili nido.
POLITICHE SOCIO-ASSISTENZIALI
Le reti sociali sono la prova del nove della buona amministrazione. Se le reti sociali ottengono risultati, motivano
alla partecipazione i cittadini che cominceranno a trovare utile il trovarsi a discutere dei beni comuni, dal momento
che sanno di essere ascoltati da chi può dare seguito alle loro istanze.
Risulta quindi necessario rivedere le norme sul Terzo Settore presenti a livello regionale per convogliare le risorse
in una direzione più agevole e progettuale possibile con relativi sistemi di monitoraggio/verifica e valutazione del
miglior modello territoriale avviato per una sua rilettura e diffusione, ridefinendo finanche i confini esatti della loro
azione nel territorio affinché per es. il volontariato non sostituisca o tamponi più i servizi precari o inesistenti.
Occorre promuovere e incentivare progettualità innovative che agiscano per aumentare la coesione sociale e
sostengano l’autodeterminazione.
Il Movimento 5 Stelle propone:
– di avviare un processo di modernizzazione delle tecnologie presenti negli enti territoriali affinché ne
sostengano poi fortemente l’utilizzo di qualità sia da parte degli operatori che dei cittadini che ne devono
usufruire ormai sempre di più;
– di individuare nel “bisogno” il punto focale e di partenza per tutte le politiche socio/assistenziali e nella sua
soddisfazione il parametro principale nella valutazione dell’efficacia ed efficienza delle stesse;
– lo sviluppo e potenziamento di servizi basati su modelli comunitari, collocati nei normali contesti di vita, nei
quali sia centrale il riferimento alla qualità di vita delle persone, senza alcun sradicamento dal territorio e
dalle relazioni di origine;
– il potenziamento degli interventi a sostegno della domiciliarità in modo da consentire alle persone il diritto di
scelta rispetto alla possibilità di poter continuare a vivere presso il proprio domicilio,
– la corretta applicazione dei Livelli Essenziali di Assistenza sociosanitaria (LEA) in merito all’assistenza
semiresidenziale a disabili gravi e a quella tutelare con assicurazione e garanzia di tutti i servizi previsti
(domiciliari, diurni e residenziali);
– di prevedere oneri e tariffe a carico degli utenti che siano rispettosi della vigente normativa nazionale;
– un chiaro impegno affinché l’applicazione del nuovo ISEE non determini ostacoli all’accesso ai servizi;
– il rispetto della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dal nostro Parlamento con
legge 18/2009) in particolare in riferimento all’articolo 19, Vita indipendente ed inclusione nella comunità;
– la garanzia degli standard del personale socio-assistenziale, privilegiando la qualità del servizio in un
equilibrio che non penalizzi i requisiti essenziali in favore esclusivamente dell’impatto economico.
POLITICHE GIOVANILI
Il Movimento 5 Stelle propone:
– di favorire la partecipazione sociale giovanile come base per l’affermazione della progettazione partecipata,
strumento fondamentale per far fronte all’inadeguatezza dell’attuale livello di coinvolgimento dei giovani nei
processi decisionali;
– di favorire e sostenere la protezione dal disagio, ambito a cui sono riferibili i servizi sociali, quelli di
prevenzione delle dipendenze, i consultori giovanili, ecc.;
– la creazione ed il mantenimento di beni e servizi specifici per i bisogni giovanili (Informagiovani, servizi
informativi, scuole di formazione, CAG, consulte, sostegno all’associazionismo);
– di colmare le lacune in termini di know how per chi regolarmente si interfaccia con il mondo giovanile, in
particolare per il personale amministrativo.
PARI OPPORTUNITÀ
Il MoVimento 5 Stelle è contro ogni forma di discriminazione e si adopererà in Consiglio regionale affinché vengano
attuate politiche volte a rispettare i diritti di tutti, indipendentemente da genere, razza ed origine etnica,
orientamento sessuale, disabilità. Un nuovo approccio culturale rileva come la condizione di disabilità non derivi da
qualità soggettive delle persone, bensì dalla relazione tra le caratteristiche delle persone e le modalità attraverso le
quali la società organizza l’accesso ed il godimento di diritti, beni e servizi. Il cittadino non è solo fruitore, anzi è in
primis il principale attore. Crediamo nello sviluppo e potenziamento di servizi basati su modelli comunitari, collocati
nei normali contesti di vita, nei quali sia centrale il riferimento alla qualità di vita delle persone, senza alcun
sradicamento dal territorio e dalle relazioni di origine. Risulta quindi necessario rivedere le norme sul Terzo Settore
presenti a livello regionale per convogliare le risorse nella direzione più agevole e progettuale possibile affinché
aumenti la coesione sociale e venga sostenuta l’autodeterminazione e affinché il volontariato non sostituisca o
tamponi più i servizi precari o inesistenti.
– Ripensare agli organismi di parità regionale, al fine di renderli più snelli e trasparenti, nella loro azione di
vigilanza contro ogni forma di discriminazione, e più efficienti ed efficaci nel proporre politiche ed iniziative
per il raggiungimento di una effettiva parità di genere e nel migliorare l’integrazione economica e sociale
delle persone con disabilità; (la commissione regionale viene spogliata della sua connotazione politica e
partitica e viene trasformata nell’espressione delle associazioni operanti sul territorio nell’ambito delle pari
opportunità).
– Finanziare i centri anti violenza e plagio sulle donne, con la creazione di un portale completo di database,
come riferimento Regionale Anti Violenza.
– Misure a sostegno del lavoro negli asili nido, pubblici e familiari per dare supporto al ruolo di genitore
lavoratore.
– Predisporre leggi sul Riconoscimento di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi (Certificato di famiglia
anagrafica) e sulla Registrazione del testamento biologico (Registro del testamento biologico).
– Favorire le Comunità familiari per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini
con disabilità; (Realizzazione del Piano d’azione biennale per la disabilità).
– Preciso impegno sulla destinazione delle risorse, non più provinciali, per l’assistenza didattica domiciliare
degli studenti minorati sensoriali della nostra regione.
– Riconoscimento e sostegno del lavoro usurante dei Caregiver familiari, in gran maggioranza donne, in
quanto elemento della rete del welfare locale, aumentare l’importo degli assegni di cura, prevedere la
contribuzione figurativa, garantire una copertura assicurativa per malattie e infortuni sul lavoro, prevederne
la formazione e l’aggiornamento.
– Sostenere lo sviluppo nelle scuole di iniziative volte a diffondere la cultura della parità, decostruendo gli
stereotipi di genere e formando reti di relazioni allo scopo di insegnare il “valore della differenza” alle donne
e agli uomini del futuro.
– Progettare un futuro di pari opportunità finanziando la redazione di progetti e percorsi specialistici di
approfondimento, premiando con borse di studio i più significativi risultati di ricerca di studentesse e
studenti di Facoltà e Istituti universitari che abbiano come fine l’occupabilità sostenibile e di qualità di
donne giovani o di donne escluse dal mondo del lavoro.
ISTRUZIONE
ISTRUZIONE PUBBLICA STRUMENTO DI CONSAPEVOLEZZA E CRESCITA
Il diritto all’istruzione è fondamentale per lo sviluppo della persona che lo Stato, in tutte le sue forme, deve
garantire e tutelare. In controtendenza con le disposizioni nazionali, il programma regionale dovrà respingere ogni
concezione “aziendale” del bene pubblico dell’istruzione con tutti i mezzi nonostante le dovute limitazioni relative al
titolo V della Costituzione.
La scuola non è solo un luogo in cui si apprendono nozioni ma un il luogo dove si costruisce il futuro di una società
poiché rappresenta ciò che dopo un paio di decenni sarà il nostro Paese.
La regione dovrà occuparsi di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitino la libertà e l’uguaglianza
dell’istruzione, dovrà applicarsi nel rendere le scuole luoghi sicuri mettendo a norma e in sicurezza gli spazi
scolastici, dovrà non solo promuovere progetti per il risparmio energetico, la conoscenza dell’ambiente e il rispetto
del territorio ma applicarsi per dare l’esempio all’interno delle istituzioni scolastiche diminuendo gli sprechi.
Ogni intervento in ambito scolastico non dovrà essere soggetto a semplicistiche riduzioni di spesa ma dovrà avere
come priorità la didattica e la formazione dello studente, il rispetto del personale scolastico e il coinvolgimento delle
famiglie nel ruolo educativo.
– Investire nella riqualificazione degli edifici per una corretta lotta agli sprechi e per creare ambienti consoni
ad ospitare i nostri figli e a prevenire malattie dovute alla scarsa decenza delle strutture che li ospitano.
– Progettare investimenti destinati a dotare le scuole di strumenti informatici competitivi (banda larga,
computer e aule multimediali, ecc.) che permettano agli alunni di costruire un rapporto con la tecnologia
che sia guidato dai docenti e finalizzato a saperla usare correttamente.
– Riconoscere il valore primario della figura dello studente e del welfare studentesco: drastico abbattimento
dei costi dei mezzi pubblici di trasporto su rete regionale e integrata, obbligatoria messa a disposizione in
forma gratuita e aperta del materiale didattico su supporti elettronici, incentivi all’acquisto di computer,
incentivi alla diffusione degli e book, assistenza sanitaria gratuita, rimborso delle spese di tirocinio, diritto
ad avere alloggio in uno studentato.
– Sviluppare e promuovere progetti innovativi, etici ed ecosostenibili come le piattaforme di Co-Working
– Sostenere il finanziamento prioritario della scuola statale. Il M5S ritiene prioritario il finanziamento della
scuola statale (Art. 33 della Costituzione Italiana) senza misconoscere il ruolo delle scuole paritarie.
– L’accesso ai finanziamenti da parte degli istituti paritari deve avvenire tramite bandi pubblici chiari e
trasparenti orientati al raggiungimento del massimo benessere per i cittadini.
– La scuola privata si deve reggere sulle risorse proprie derivanti dalle rette degli iscritti.
– Ottenere più risorse dai fondi europei che aiutino a sostenere il diritto allo studio e il potenziamento
culturale dell’offerta formativa legata al territorio, con l’ausilio di un tutoraggio utile a seguire i bandi
collaborando con le scuole.
– Creare un percorso continuativo tra la scuola e il mondo del lavoro e dell’impresa, favorendo progetti di
collaborazione e investendo nella formazione culturale, riferita al patrimonio artistico locale, che sia
funzionale ad accrescere le competenze dei giovani che influenzeranno l’accoglienza e i servizi turistici.
– Investire nello sport aumentando le possibilità di collaborazione con gli sporti detti “minori” e le scuole
migliorando e nobilitando le condizioni in cui versano gli Istituti che spesso non hanno ambienti adatti a
svolgere le ore di educazione fisica.
– Investire nell’educazione di tutti coloro che in passato non hanno avuto la possibilità di frequentare le
scuole ritenendo una necessità irrinunciabile la formazione del cittadino, Il Movimento 5 Stelle si propone di
diffondere le scuole serali garantendo formazione permanente e accessibile e sostenendo la formazione
specialistica qualificata per favorire il rientro nel mercato del lavoro.
– Rendere pubblica e aperta l’anagrafe delle scuole al fine di una programmazione di interventi strutturali e
colmare eventuali lacune esistenti.
– Impostare un sistema di Feedback da parte dei cittadini sulla condizione e l‘uso degli edifici scolastici
esistenti.
– Concretizzare le azioni necessarie al superamento delle “classi pollaio”.
– Riequilibrare il dimensionamento scolastico rivedendo la distribuzione e la struttura degli istituti
comprensivi, al fine di facilitarne la fruibilità e, al contempo, la presenza più capillare sul territorio.
– Eliminare i tagli all’assistenza scolastica per le alunne/i con disabilità sensoriale
– Promozione di azioni rivolte a prevenire l’abbandono scolastico, la dispersione e la marginalità nelle scuole
di ogni ordine e grado.
– Sgravi fiscali e/o tariffe avvantaggiate sui trasporti pubblici, accesso gratuito o agevolato a musei, teatri,
cinema, palestre e attività sportive, iniziative letterarie, musicali, beni culturali presenti sul territorio
regionale.
– Sostegno economico agli enti locali che investono, mantengono ed ampliano l’offerta di servizi, orari e
progetti pedagogici innovativi; realizzazione di strutture pubbliche in grado di assorbire la richiesta delle
famiglie.
– Sostenere le collaborazioni con artisti ed educatori per la diffusione della cultura della legalità, per la
salvaguardia dell’ambiente, per lo studio dei diritti fondamentali presenti nella nostra Costituzione.
– Sostenere e finanziare progetti ed attività di scambio interculturale con paesi europei ed extra europei.
– Modificare ed ottimizzare l’ERSU nell’ottica della semplificazione delle procedure di accesso ai servizi
erogati che oggi risultano complessi, macchinosi e non sempre a favore degli studenti.
– Coordinare maggiormente i quattro Atenei regionali definendo lauree di interfacoltà, condividendo i servizi
per la didattica, l’orientamento e la promozione formativa anche post universitaria per limitare la
proliferazione degli insegnamenti e qualificare l’offerta formativa degli Atenei marchigiani nella qualità sia
della ricerca sia della didattica.
– Chiedere al Governo nazionale di abrogare il comma 27bis del DM 81/13 che impedisce agli abilitati in
Graduatoria d’Istituto di entrare in Graduatoria ad Esaurimento, predisponendo assunzioni per tutto il
precariato del personale docente e ATA, includendo nel piano di stabilizzazione tutti i precari abilitati della
scuola.
La pratica sportiva non deve esaltare esclusivamente l’aspetto agonistico, competitivo e spettacolare, ma deve
porre in primario risalto gli aspetti educativi, relazionali e di armonico sviluppo del corpo, elementi fondanti per il
generale “benessere psico-fisico”, perseguibile ad ogni età.
L’abbandono progressivo dello sport avviene già in età scolastica. Purtroppo però, anche se il 74% degli istituti
scolastici italiani ha spazi sportivi, solo il 44% è dotato di palestre proprie. Inoltre, secondo il Ministero della
Pubblica Istruzione, in alcune classi il tasso di esenzione dalle ore di educazione fisica raggiunge il 40%.
All’arretratezza strutturale si aggiunge un problema culturale: spesso lo sport è inteso come spettacolo e
competizione e troppo poco come semplice gioco e passatempo. Perduta la componente agonistica presente nello
sport adolescenziale, comprese le competizioni scolastiche, molti, troppi ragazzi scelgono di non svolgere più
nessun tipo di attività fisica. Quindi o ci si allena per vincere o non ci si allena affatto. Quella che sembra mancare,
allora, è la consapevolezza che lo sport, prima di tutto, è benessere e salute, non solo desiderio di vincere un
campionato o una coppa. Eppure ed ecco un altro paradosso italiano, il nostro paese non è povero di impiantistica:
i centri sportivi sono quasi 95.000; mancano però i fondi per poterli mantenere attivi e funzionanti e per pagare gli
istruttori. Non vogliamo che lo sport diventi un’attività per i pochi che se lo possono permettere, ma che sia alla
portata di tutti, essendo un’attività altamente importante a tutte le età.
Qui vogliamo considerare in particolare le funzioni educative e di sviluppo del benessere individuale e di gruppo.
Le nostre azioni saranno tese a:
1. Favorire e incentivare l’aggregazione delle società Polisportive anche non agonistiche ed amatoriali.
2. Dare sostegno all’istituzione dell’Allenatore di famiglia, una figura che sia in grado di dare indicazioni
professionali per chi intenda approcciarsi a un’attività fisica.
3. Stop ai finanziamenti a pioggia discrezionali alle realtà sportive e controllo delle assegnazioni dirette.
4. Offrire più sport a scuola, con lo sfruttamento di orari pomeridiani per svolgere attività didattiche a carattere
motorio e sportivo.
5. Attivare una stretta collaborazione tra scuola e società sportive selezionate attraverso rigorosi bandi
pubblici.
6. Sviluppare la figura di un insegnante dedicato come tramite tra scuola e attività sportiva.
7. Favorire, uno sport ad ogni età, uno sport per ogni età, è necessario favorire una cultura di Life Long
Moving che renda l’attività fisica un elemento importante della quotidianità dei cittadini.
8. Censimento dei centri sportivi e chiusura delle società fittizie.
Integrazione sociale, decoro urbano e rispetto delle normative vigenti
Concepire la sicurezza come indice primario di qualità della vita deve essere uno dei punti cardine per la ripresa
del nostro territorio, sia dal punto di vista economico sia sociale. Il concetto di sicurezza non va determinato solo
dal tasso di criminalità effettiva, ma anche dal decoro urbano, dal rispetto per l’ambiente e dalla lotta all’abusivismo
in tutte le sue forme e manifestazioni. Pertanto, la sicurezza non può essere scissa dal contesto sociale. Il
Movimento 5 Stelle appoggia le proposte per una Regione sicura senza tralasciare contestuali interventi in materia
di politiche economico-sociali.
POLIZIA LOCALE
Gestioni associate di Polizia Locale: integrazioni alla normativa sulle gestioni associate di polizia locale tra
comuni, per favorire solo quelle che portano a miglioramenti concreti e verificabili del servizio.
Dotazioni di servizio: per gli automezzi e le altre dotazioni della Polizia Locale, vanno promossi i contratti di
leasing, che permettono di realizzare importanti risparmi.
Formazione professionale: la formazione professionale e l’aggiornamento della Polizia Locale devono basarsi su
un piano formativo effettivo, concreto e in grado di coprire in maniera omogenea il territorio. Un ufficio regionale si
occuperà di raccogliere e diffondere il materiale di pertinenza della Polizia Locale tra i vari comandi.
CONTROLLO DEL VICINATO E SUPPORTO AL CITTADINO
Controllo del vicinato: il M5S promuove questa forma di collaborazione tra vicini. Si tratta di sensibilizzare i
cittadini a porre maggiore attenzione a certi segnali, che normalmente trascuriamo e che possono indicare che
qualcuno è in procinto di commettere un reato. Una consultazione tra responsabili di zona riguardante una
situazione insolita e sospetta farà scattare la segnalazione alle forze dell’ordine, veri e unici responsabili della
sicurezza del territorio. Naturalmente, le segnalazioni andranno calibrate col buonsenso e dovranno essere ben
fondate. Il M5S marchigiano, perciò, si impegna a:
Favorire l’incontro e il confronto tra i cittadini e le forze dell’ordine;
Spingere i comuni a garantire spazi di incontro per i gruppi di controllo del vicinato;
Promuovere con i responsabili delle forze dell’ordine appositi progetti formativi.
L’attività dei gruppi è segnalata tramite la collocazione di appositi cartelli e adesivi, a scopo dissuasivo.
Centri di ascolto: promuoveremo l’istituzione di centri di ascolto, coordinati con gli sportelli dei servizi sociali, allo
scopo di ridurre i traumi subiti dalle vittime di reati.
STRUMENTI
Impianti di videosorveglianza: progetto regionale che delinei le caratteristiche tecniche affinché tutti i Comuni,
attivino e/o coordinino gli impianti presenti sul territorio.
Decoro Urbano: promozione della manutenzione e del decoro dei luoghi pubblici come indice di sicurezza urbana.
LOTTA AL GIOCO D’AZZARDO (ludopatia): Il problema del gioco d’azzardo viene oggi trattato come malattia da
parte delle aziende sanitarie locali, con aumenti esponenziali delle persone coinvolte che riversano su tali
pericolose iniziative le proprie esili risorse economiche. Il Movimento 5 Stelle vuole:
un Regolamento Regionale che normi la diffusione di VLT (Video Lottery) nelle strutture commerciali
presenti nell’intera regione;
una distanza di almeno 500 metri da luoghi cosiddetti “sensibili” (scuole, luoghi di culto, impianti sportivi,
oratori, biblioteche, centri anziani, centri ricreativi, parchi e giardini pubblici;
l’introduzione di un tesserino elettronico individuale obbligatorio per controllare età e tetto delle giocate;
il controllo della carta d’identità di tutti i clienti che usufruiscono delle VLT;
il divieto di pubblicizzare, all’interno e all’esterno del locale, la presenza della sala slot;
la regolamentazione dell’orario per l’esercizio del gioco elettronico;
incentivi fiscali ai locali che rimuoveranno le VLT;
il divieto per i concessionari di macchine da gioco di finanziare le formazioni politiche per evitare conflitti di
interesse.
PROTEZIONE CIVILE
Accorpamento: Il Movimento 5 Stelle vuole l’accorpamento di Protezione Civile e Polizia Locale sotto lo stesso
Assessorato per contenere i costi e ottimizzare i servizi.
Registro PEC: creazione di un registro regionale pubblico dove vengano inseriti i Piani di Emergenza Comunali di
Protezione Civile dei comuni delle Marche, approvati annualmente dai rispettivi consigli comunali e redatti secondo
i criteri di rischio e con gli interventi operativi svolti.
Comitato Regionale: costituito da Tecnici della Protezione Civile e da rappresentanti dei Comuni, che verifichi la
validità dei suddetti Piani di Emergenza.
EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ
Dare piena realizzazione a un maggiore coinvolgimento dei rappresentanti delle forze dell’ordine e del settore
giudiziario nel progetto di “Educazione alla Legalità”, tramite il quale svolgeranno corsi rivolti sia agli studenti che a
tutti i cittadini, sui temi legati alla legalità, con tematiche pensate su misura per le diverse categorie di persone.
OSSERVATORIO ANTICORRUZIONE
Integrazioni alla normativa esistente riguardante l’“Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e
mafiosa e la promozione della trasparenza”, aggiungendovi la funzione di prevenzione dei reati collegati alla
corruzione, con relativa raccolta dati ed elaborazione di proposte di contrasto del fenomeno. Le nomine dei membri
dell’Osservatorio vanno adeguatamente motivate e decise dal Consiglio dopo consultazioni con le principali
autorità giudiziarie della Regione e le ONLUS più rappresentative impegnate nella promozione della legalità.
PER LE MARCHE L’OPPORTUNITÀ DI CAMBIARE I POLITICI E LA POLITICA!
Nella nostra regione il PD e il PdL/Forza Italia hanno superato ogni limite di “decenza”. I due “vertici” del PD, il
Presidente della Giunta Spacca e del Consiglio regionale Solazzi, pur di mantenere la poltrona si alleano con il
PdL/Forza Italia che nel corso di dieci anni ha fatto una finta opposizione. Il PD si propone di “cambiare” il Governo
regionale che guida con i suoi dirigenti dal 1994, rendendosi in tal modo anche poco credibile e “assicura” gli
assessorati a coloro che governano tutt’ora con il “nemico” Spacca. Siamo alla farsa e alle burle sulla pelle dei
marchigiani e del peggior trasformismo. Le Marche possono uscire dalla tenaglia del malgoverno PD-PdL/Forza
Italia? A nostro avviso si. Nelle Marche, alle elezioni politiche il MoVimento 5 Stelle è risultato il più votato.
L’opportunità di cambiare davvero i politici e la politica è rappresentata solo dall’affermazione dell’unica alternativa
possibile e credibile: ripetere il successo del MoVimento 5 Stelle.