Una legge per i ricercatori nel settore privato
Negli ultimi anni, il ruolo dei ricercatori nel settore privato italiano ha acquisito crescente importanza,
evidenziando la necessità di un quadro normativo che ne riconosca e valorizzi adeguatamente la
professione. In risposta a questa esigenza, nel 2024 è stata presentata una proposta di legge intitolata “Per
una valorizzazione del lavoro di ricerca nel settore privato”, elaborata da Matteo Colombo e pubblicata da
ADAPT University Press. La proposta mira a colmare il divario tra il sistema della ricerca accademica e il
mondo imprenditoriale, promuovendo una collaborazione più efficace e continuativa. Un obiettivo chiave
è creare percorsi stabili per l’inserimento di ricercatori nelle aziende, riconoscendo formalmente la loro
figura professionale e delineando chiaramente le attività di ricerca, progettazione e sviluppo. In Italia,
secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel periodo 2011-2022 la spesa in R&S in rapporto al PIL nazionale è
aumentata in modo graduale (seppur con alcune discontinuità), passando dall’1,20% all’1,33%. Tuttavia, il
nostro Paese si posiziona al penultimo posto considerando i Paesi dell’area EU-15 e al diciottesimo posto
considerando l’area EU-27 (in coda rispetto a Paesi come Estonia, Ungheria e Polonia), dimostrando di non
cogliere ancora la rilevanza strategica del settore e il suo valore per la crescita economica e sociale.
La proposta di legge ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, le associazioni di categoria e i sindacati
hanno accolto con favore l’iniziativa, sottolineando come essa possa rappresentare un passo importante
per riconoscere il valore strategico della ricerca privata. Dall’altro, alcune rappresentanze del mondo
imprenditoriale hanno espresso preoccupazioni riguardo ai costi aggiuntivi che le nuove misure potrebbero
comportare, soprattutto per le PMI. Anche il mondo accademico ha manifestato interesse, auspicando una
maggiore collaborazione tra pubblico e privato. Secondo molti esperti, infatti, la sinergia tra università,
centri di ricerca e imprese potrebbe moltiplicare gli effetti positivi della proposta, creando un ecosistema
dell’innovazione più solido e integrato. La nuova normativa proposta mira a valorizzare e sostenere
l’attività di ricerca nel settore privato, riconoscendo il ruolo fondamentale dei ricercatori per lo sviluppo
economico e sociale del Paese definendo le diverse tipologie di ricercatori nel settore privato, in base al
merito, al titolo di studio, all’anzianità e alle competenze maturate. Sono previsti incentivi per le imprese
che investono in ricerca e sviluppo e per i ricercatori stessi, con particolare attenzione alla mobilità dei
ricercatori senior.
La proposta mira a semplificare le procedure amministrative per l’assunzione e la gestione dei ricercatori
nel settore privato, arrivando all’istituzione di un’anagrafe nazionale dei ricercatori permetterà di
monitorare e valorizzare le competenze presenti nel settore privato. Per questo, la proposta si prefigge di
disciplinare il rapporto di lavoro dei ricercatori nel settore privato, garantendo tutele e diritti adeguati e
prevede una classificazione dei ricercatori basata su criteri di merito e competenza, sono previsti incentivi
per le aziende che assumono ricercatori e investono in progetti di ricerca. Viene introdotta una maggiore
flessibilità nei contratti di lavoro per i ricercatori e si punta a favorire la collaborazione tra università, centri
di ricerca e imprese. Uno degli aspetti centrali della proposta è l’introduzione della categoria dei
“ricercatori” nell’articolo 2095 del Codice Civile, accanto a dirigenti, quadri, impiegati e operai. Questa
categoria includerebbe personale impegnato prevalentemente in attività di ricerca, progettazione e
sviluppo, in possesso di un dottorato di ricerca o titolo equivalente, nonché coloro che hanno acquisito la
qualifica attraverso contratti di apprendistato di alta formazione o ricerca
L'approvazione di questa proposta di legge potrebbe avere un impatto significativo sull’ecosistema della
ricerca in Italia, favorendo l’aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese; la
creazione di nuove opportunità di lavoro per i ricercatori; il trasferimento di conoscenze e tecnologie dal
mondo della ricerca al settore produttivo e il rafforzamento della competitività del sistema economico
italiano.
La proposta di legge si inserisce in un contesto europeo in cui la valorizzazione della ricerca e
dell’innovazione è considerata una priorità strategica, ma sarà fondamentale monitorare l’attuazione della
legge e valutare il suo impatto nel tempo. Se approvata, questa proposta di legge potrebbe rappresentare
una svolta significativa per il sistema della ricerca italiano, contribuendo a colmare il divario con altri Paesi
europei e a creare nuove opportunità per i giovani talenti. Tuttavia, il successo dell’iniziativa dipenderà
dalla capacità di trovare un equilibrio tra le esigenze delle imprese e quelle dei ricercatori, garantendo al
contempo risorse adeguate e un’attuazione efficace delle misure previste. In un’epoca in cui l’innovazione
è sempre più determinante per la crescita economica e il benessere sociale, investire nella ricerca privata
non è solo una scelta strategica, ma un dovere per garantire un futuro prospero e sostenibile. La proposta
di legge rappresenta un primo passo in questa direzione, ma sarà cruciale monitorarne l’impatto e adattare
le politiche in base ai risultati ottenuti.
MAURIZIO DONINI