slider

PENSIONI MARCHE: SEMPRE PIU’ POVERI E VICINI AL SUD CON LE DONNE SUPER PENALIZZATE

Le pensioni nelle Marche? Siamo sempre più poveri e vicini a quelli del Sud, con le donne ancora super
penalizzate. E’ il quadro che emerge dall’elaborazione Ires Cgil dei dati Inps 2024 sulle pensioni vigenti.
Loredana Longhin, Cgil Marche e Vilma Bontempo, Spi Cgil marche: “Le Marche scivolano verso la
povertà, le donne percepiscono una media di 815 euro in meno rispetto agli uomini. Non rassegniamoci a
diventare una regione del Sud. La Regione inverta la rotta prima che sia troppo tardi”.
I DATI – Sono 536.919 le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’INPS nelle
Marche di cui 301 mila pensioni di vecchiaia (pari al 56,2% del totale), 24 mila pensioni di invalidità
(4,6%), 110 mila pensioni ai superstiti (20,5%), 14 mila pensioni/assegni sociali (2,7%) e 86 mila prestazioni
a invalidi civili (16%). Pertanto, le prestazioni di naturale previdenziale rappresentano l’81,3% del totale
mentre quelle di naturale assistenziale sono il 18,7%.
E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio INPS sulle pensioni vigenti nel 2024 (escluse le gestioni dei
lavoratori pubblici), elaborati dall’IRES CGIL Marche.
L’importo medio mensile delle pensioni vigenti nelle Marche è di 956 euro lordi, con valori medi che
variano dai 1.244 euro delle pensioni di vecchiaia ai 489 euro delle pensioni agli invalidi civili.
Nelle Marche, gli importi delle pensioni di vecchiaia sono inferiori a quelli nazionali: -224 euro lordi medi
mensili. Particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni dei lavoratori dipendenti
che, nelle Marche, sono di 1.445 euro, ovvero -264 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali e -358
euro rispetto alla media delle regioni del Centro.
Ma non solo, considerando il complesso delle gestioni delle pensioni di vecchiaia, le Marche si posizionano
nella parte bassa della classifica, per importo medio mensile, anche la Campania, la Sicilia e la Sardegna e la
Puglia, hanno importi più alti.
Nelle Marche 303mila prestazioni pensionistiche, pari al 56,5% del totale sono inferiori a 750 euro al mese
(53,7% la media nazionale): dunque, circa 6 pensioni su 10 registrano un importo inferiore alla soglia della
povertà.
Sempre relativamente alle pensioni di vecchiaia, significativa è anche la differenza tra uomini e donne: se i
primi percepiscono 1.530 euro lordi, l’importo corrisposto alle donne è di 902 euro, ovvero mediamente 628
euro in meno ogni mese rispetto agli uomini; la differenza per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva
a -815 euro mensili. Il divario delle pensionate marchigiane emerge anche con le donne delle altre regioni,
con una differenza media di 123 euro in meno al mese.
L’ANALISI – Per Loredana Longhin, segretaria Cgil Marche, “questa situazione preoccupa perché ci
racconta di quanto la nostra regione si stia impoverendo e stia scivolando inesorabilmente verso Sud. Risalire
la parte bassa della classifica è possibile ma la Regione deve invertire la rotta subito, mettendo in atto
politiche finalizzate alla creazione di posti di lavoro stabile, in grado di garantire retribuzioni dignitose che
si trasformino alla fine della carriera lavorativa in una pensione equa. E invece anche chi lavora non può
considerarsi al riparo dal rischio di povertà. Il fenomeno dei working poor non sta risparmiando nemmeno
la nostra regione; è, quindi, necessario mettere in campo misure di contrasto alla povertà, a partire dal
ripristino delle misure universali di contrasto alla povertà”. Vilma Bontempo, segretaria regionale dello
Spi Cgil, a proposito del divario tra uomini e donne, sottolinea che ,“se confrontiamo il report 2024

con quello del 2023, si evince una tendenza all'aumento del gap tra uomini e donne sugli importi
delle pensioni di vecchiaia. Mentre nel 2023 la differenza era di -747 euro per le donne rispetto agli
uomini, nel 2024 si è passati a -815 euro. Una differenza che espone sempre più le donne a
condizioni di povertà se non si interviene sulla domanda di lavoro che offre alle donne solo
occupazioni precarie e a orario ridotto. Inoltre è necessario, come rivendichiamo da anni, introdurre
una pensione di garanzia riconoscendo i contributi per il lavoro di cura, formazione e ricerca di
lavoro. Una condizione pensionistica nella quale si conferma anche quest’anno il gap di genere: gli uomini
con pensioni fino a 750 euro sono il 40,2% del totale, per le donne tale percentuale sale al 68,8%, a
conferma di una maggiore esposizione alla povertà per il genere femminile”.