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Il mestiere di un buon educatore spiegato da Daniele Novara

Torna “Zerosei. Educare per crescere insieme”, forum rivolto a genitori e docenti, promosso
dall’Ambito Territoriale Sociale 13. Il 23 e il 24 febbraio, ad Osimo e a Loreto, il celebre
pedagogista illustrerà, in due incontri, i vantaggi di una relazione educativa fondata sul
dialogo.
In una vita fatta di ostacoli, la vera performance diventa il fallimento, lo impariamo fin da bambini.
Come impariamo dai nostri errori? In che modo usiamo le nostre risorse? Quanto influisce la guida dei
genitori nelle scelte da compiere?
Sono solo alcuni degli interrogativi che troveranno risposta durante il secondo appuntamento con
“Zerosei. Educare per crescere insieme”il forum di formazione e sensibilizzazione rivolto a genitori
e docenti e focalizzato sull’educazione dei bambini in età prescolare. Dopo aver affrontato, a
settembre scorso, la delicata relazione tra tecnologie e minori, torna l’iniziativa promossa
dall’Ambito Territoriale Sociale 13, comprendente i comuni di Camerano, Castelfidardo, Loreto,
Numana, Offagna, Osimo e Sirolo. Ospite d’eccezione il pedagogista, direttore del CPP di Piacenza e
docente dell’Università Cattolica di Milano Daniele Novara che animerà due eventi di
straordinario spessore. La prima serata dal titolo “Come favorire il gioco di squadra tra genitori” si
terrà venerdì 23 febbraio al Teatro La Nuova Fenice di Osimo dalle 20:45, a cui seguirà sabato 24
febbraio dalle 9:30 l’incontro “Cambiare la scuola si può: il metodo maieutico di Daniele Novara”,
presso la Sala Pasquale Macchi (Piazza della Madonna) di Loreto.
Trait d’union dei due approfondimenti è la costruzione di una relazione fondata sul dialogo con le
figure educanti, genitori e insegnanti, primi esempi di vita, porti sicuri ai quali tornare quando si cade,
inventori e custodi dialoganti di uno spazio di coesione dove poter affrontare le difficoltà, insieme.
Come la maieutica socratica ha insegnato che dialogando è possibile conoscere le verità più nascoste,
così Daniele Novara mostra in che modo domandare e ascoltare possano essere gli strumenti per una
relazione educativa nella quale anche chi insegna sia continuamente esposto al dovere di imparare.
Ufficio Stampa
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