Pesaro-Urbino

IL RICORDO: MA QUEL TRENO DIMETICA PESARO

Le “pagine di storia buia e tragicamente sofferte” sono state rievocate dal
Presidente Mattarella nel “Giorno del ricordo” celebrato al Quirinale in
memoria delle migliaia di italiani torturati, assassinati e gettati nelle
foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della
Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale.  Due i simboli
della catastrofe – ha puntualizzato Mattarella – dei totalitarismi, del
razzismo e del fanatismo ideologico e nazionalista: la Risiera di San
Sabba, campo di concentramento e di sterminio nazista, e la Foiba di
Basovizza, uno dei luoghi dove si esercitò la ferocia titina contro la
comunità italiana.
Il Capo dello Stato ha ripercorso quel periodo di storia: La ferocia che si
scatenò contro gli italiani in quelle zone non può essere derubricata
sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia
sommaria contro i fascisti occupanti. Le sparizioni nelle foibe o dopo
l’internamento nei campi di prigionia, le uccisioni, le torture commesse
contro gli italiani in quelle zone, infatti, colpirono funzionari e militari,
sacerdoti, intellettuali, impiegati e semplici cittadini che non avevano
nulla da spartire con la dittatura di Mussolini. E persino partigiani e
antifascisti, la cui unica colpa era quella di essere italiani”.
Tra le tante iniziative promosse in Italia, particolare impegno hanno posto
Prefettura e Comune di Pesaro nel ricordare l’operato del questore aggiunto di
Fiume Giovanni Palatucci, medaglia d’oro, che salvò migliaia di ebrei pagando il
suo coraggioso operato con la vita a Dachau, dove lo deportarono i nazisti. Ma
anche nel porre in rilievo il  fondamentale ruolo della comunità pesarese
nell’accoglienza dei profughi giuliano-dalmati.   Ormai è storia consolidata
l'imponente Opera cui dette vita Padre Damiani  nell’ospitare migliaia di
giovani connazionali  provenienti dalle Terre sottratte all’Italia e fornendo loro
anche una istruzione che li avviò a ben collocarsi nella vita. Questo prete fu
protagonista di una impresa eccezionale.

Nell’aprile 1945 viene richiamato in servizio militare ed assegnato come
cappellano al Campo Profughi e Reduci di Udine dove affluivano i soldati
reduci dalla guerra e dai campi di concentramento. Esauritosi il passaggio
delle colonne dei reduci iniziò l’arrivo dei profughi dall’Istria, da Fiume, dalla
Dalmazia. Fra essi, quelli che più commossero Padre Pietro Damiani furono i
bambini: piangenti, ammucchiati in aule scolastiche trasformate in dormitori,
sdraiati su misere coperte nei cortili e, “nella mia mente si accendeva il
desiderio – ricorda il sacerdote – di fare qualcosa di particolare per i bambini
orfani, profughi, derelitti. Che colpa avevano essi, se gli uomini erano capaci
di tanta crudeltà? Decisi così di fondare una struttura per raccogliere i
bambini vittime della guerra”. Dal niente col tempo e con la solidarietà di
molti, ma anche con tanti sacrifici e sofferenze, si pervenne alla grande
“Opera che porta il suo nome e dove fino a qualche tempo fa annualmente
si riunivamo gli ex-studenti divenuti valenti professionisti della società italiana.
Ed altrettanto coraggiosa e proficua fu l’azione dell’allora sindaco Renato
Fastigi il quale, pur in presenza di un clima di diffidenza che purtroppo
aleggiava in Italia nei riguardi dei profughi (considerati, chissà perché,
filofascisti), non esitò a fornire a molti di loro aiuto e valido sostegno.
Un singolare ed apprezzabile ricordo – fa sapere il sito della Presidenza del
Consiglio – è quello attivato dalla  Società Istriana di Archeologia e Storia
Patria  con il progetto dal titolo “Leggere e ascoltare per ricordare. Giuseppe
Tartini e la sua musica”, dedicato al compositore e violinista istriano del
settecento. Figlio insigne dunque, anche se a suo tempo non subì persecuzioni,
di quelle terre sottratte alla sovranità italiana. La Società presenterà la ristampa
anastatica di un’opera dell’artista e organizzerà, in sinergia con il Conservatorio
di musica “Giuseppe Tartini” di Trieste, un intrattenimento con musiche
appunto di Giuseppe Tartini. Sempre dal sito della Presidenza del Consiglio si
apprende che “dal 10 febbraio al 27 febbraio 2024 si svolgerà il progetto del
“Treno del Ricordo”, promosso dal Ministro con delega di funzioni in materia di
anniversari nazionali, che prevede l’organizzazione di un viaggio, su un treno
storico appositamente allestito con una mostra multimediale, che ripercorra
idealmente quello compiuto dagli esuli istriani, fiumani e dalmati”. Il Treno del
Ricordo sarà inaugurato il 10 febbraio nella stazione di Trieste. Il suo viaggio

partirà l’11 febbraio e toccherà numerose tappe :Venezia, Milano, Torino,
Genova, Ancona, Bologna, Parma, La Spezia, Firenze, Roma, Napoli, per
concludersi il 27 febbraio a Taranto. Osservazione: ma perché non Pesaro che in
Italia è tra le città che più si è adoperata per soccorrere i profughi ?
*Presidente Emerito del Conservatorio Statale Rossini

 

di Giorgio Girelli