Attualità a cura di Maurizio Donini

Il barometro politico di luglio 2020

Il fatto politico del mese è sicuramente l’avvio dei Recovery Fund così fortemente voluti dal ticket Merkel-
Macron e che ha portato vantaggi per tutta l’Europa portando gli stanziamenti necessari a combattere la
crisi Covid-19 a un totale superiore a quello stanziato dagli USA. Si tratta 750 miliardi di euro divisi tra
360mld di prestiti da erogare e 390mld di sussidi. E’ bene puntualizzare che non avendo la UE fondi propri
tutti i 750 mld saranno reperiti sul mercato con indebitamento tramite emissione di bond, l’Italia
parteciperà al consorzio pro-quota del 13%, dovrà quindi accollarsi tale percentuale anche per per i
cosiddetti sussidi. Al nostro paese toccheranno 208,8 miliardi (81,4 tramite sussidi a fondo perduto e 127,4
di prestiti), in parole semplici l’Italia dovrà farsi carico non solo della quota dei 360mld di prestiti, ma anche
il 13% dei 390mld, ovvero 50,7mld. Il risultato è che come sussidi veramente a fondo perduto si parla di
32,1mld e non di 81,4.
Il vantaggio è indubbio e incontestabile, si sposta il debito pubblico dal BBB+ a tassi alti agli eurobond con
rating AAA e tassi quasi nulli, anche se questi arriveranno non prima del 2° trimestre 2021 e con ampi
controlli sull’uso che se ne faranno. Cosa che rende ancora più utili e indispensabili i 37mld del MES che
hanno l’unico vincolo della destinazione a uso sanitario (potrebbero rientrarvi anche i famosi banchi della
Azzolina) e già disponibili.
La macchina mediatica del M5s a favore del premier Conte è sempre potentissima e pronta a raccontare
una realtà che esiste solo entro i nostri confini. Tutti gli analisti e i commentatori stranieri si chiedono dove
esista questa favola dell’Italia esempio di come affrontare il Covid-19, perché di questa storia non ho
trovato riscontri in nessuno dei tantissimi forum, convegni, webinar, internazionali cui ho partecipato. In
realtà si fa sempre notare come i numeri condannino il nostro paese sul sistema di affrontare il
coronavirus, più che di sistema Italia, si dovrebbe parlare di sistema Casalino.
Qui invece si parla di una triste realtà che si è conclamata al vertice di Bruxelles, dove tutti i premier hanno
sfilato sul red carpet, ma solo uno, Giuseppe Conte, era scortato al rituale metro di distanza, dal portavoce
Rocco Casalino. Ora chiedersi chi veramente governi il paese è qualcosa più che una domanda da porsi.
Anche perché la crisi economia è stata affrontata in maniera adeguata solo all’eccellente ministro Gualtieri,
ma per il resto i dati sono evidenti a FMI, OCSE, Prometeia, McKinsey, Nomisma. L’Italia vanta il peggior
dato sul pil e al 2025 non avrà, contrariamente a tutti gli altri competitors europei e mondiali, nemmeno
recuperato i livelli pre-crisi-2008 (Lehman Brothers).
Altra domanda da porsi è se si debba accusare il M5s di poca coerenza o dargli merito di saper cambiare
idea, perché il capo politico Vito Crimi nel 2015 raccoglieva firme per l’uscita dall’euro dichiarando:
“Bisogna riprendersi la sovranità monetaria. Nell’euro siamo entrati sull’onda delle menzogne del centro-
sinistra e con il nullaosta del centro-destra. Grazie al M5S si potrà finalmente aprire un dibattito e in caso di
voto favorevole all’uscita dall’euro la maggioranza dovrà tenerne conto per non essere spazzata via e
sostituita da un governo a 5 stelle. Il referendum sull’euro è un voto sul futuro dell’Italia. Non va sprecato!”.
Ma i tempi cambiano, e ora che è al governo lo stesso Crimi esulta per l’accordo europeo: “A Bruxelles c’è
chi guarda solo al proprio Paese e chi, come il presidente Giuseppe Conte, lavora per il bene degli italiani e
dell’Europa intera. Questo significa essere comunità. In questa trattativa c’è in gioco il futuro dell’Unione.
Andiamo avanti uniti, con determinazione”. Anche questa giravolta a 360° è frutto del ticket Casaleggio-
Casalino? In questo caso non possiamo che esserne felici.
MAURIZIO DONINI