La City University of London rimuove il nome di Cass dalla sua business school
Dopo le consultazioni sui legami storici di Sir John Cass con la tratta degli schiavi, la business school londinese ha preso la decisione di cancellarne il nome.
Londra, 8 luglio 2020. La City University of London ha annunciato che la sua business school non si chiamerà più Cass Business School.
Il 3 luglio, il Consiglio della City ha preso questa decisione all’unanimità, dopo un’ampia consultazione sul fatto che una parte della ricchezza di Sir John Cass, da cui la business school prendeva il nome, sia stata ottenuta tramite legami con la tratta degli schiavi e tenendo conto delle opinioni espresse dagli stakeholder. La decisione, unanime, si basa sul fatto che l’utilizzo del nome “Cass” fosse ormai incompatibile con i valori stessi della City: diversità e inclusione.
La business school era stata ribattezzata “Sir John Cass Business School” diciotto anni fa, in seguito a una donazione da parte della Sir John Cass Foundation, fondazione istituita nel 1748 e che prende il nome da Sir John Cass, il cui patrimonio è stato investito in maniera postuma nella creazione di un ente di beneficenza educativo.
Per il momento, la business school sarà chiamata semplicemente City’s Business School.
Julia Palca, Presidentessa del Consiglio della City, ha dichiarato al momento dell’annuncio: “Siamo consapevoli del grande dolore causato ai membri della nostra comunità e a molte persone di colore dal fatto che il nome della business school fosse associato alla tratta degli schiavi. Continuare a utilizzare il nome di Sir John Cass sarebbe stato interpretato come un condono per qualcuno la cui ricchezza derivava in parte dallo sfruttamento della schiavitù. Ciò è incompatibile con i nostri valori di diversità e di inclusione. Abbiamo quindi preso la decisione di rimuoverne il nome”.
Il Professor Sir Paul Curran, Presidente della City University of London ha aggiunto: “L’annuncio della nostra decisione di cambiare il nome della City’s Business School non significa assolutamente che il capitolo sia chiuso. Il lavoro che abbiamo intrapreso per contrastare la disuguaglianza razziale e per garantire che la City sia un luogo di lavoro e di studio inclusivo continuerà. Abbiamo ascoltato le preoccupazioni della comunità cittadina riguardo alla denominazione della business school e li abbiamo anche sentiti parlare delle loro esperienze quotidiane di razzismo e disuguaglianza”.
Il Professor Paolo Volpin, rettore ad interim della City’s Business School ha affermato: “Questa è la decisione giusta, ma è solo il primo passo. È importante proseguire con azioni chiare e misurabili che dimostrino il nostro impegno per l’uguaglianza razziale e l’inclusione. La comunità BAME (acronimo di Black, Asian and Minority Ethnic, ndr) della scuola si sta consultando chiedendosi come poter migliorare l’inclusione nella nostra comunità scolastica in maniera pratica e misurabile per assicurare il primato dell‘unicità lavorando sempre più duramente per migliorare il nostro forte senso di appartenenza”.
Il 10 giugno, la City ha inaugurato un lavoro di revisione di tutte le fonti storiche di finanziamento per determinare se persistano altri legami con la schiavitù e per formulare delle raccomandazioni. La revisione è stata presieduta da Hunada Nouss, membro del Consiglio di cui fa parte un gruppo eterogeneo dello staff della City ed esperti esterni indipendenti. Un rapporto sulla procedura di revisione è previsto per il mese di agosto.