Attualità a cura di Maurizio Donini

La reattanza ovvero trasgredire al lockdown

“Un uomo non è una pietra, perché è una fonte diretta di energia; non è una macchina, perché la
direzione del comportamento risultante dalla sua energia viene interamente da dentro di lui.”
De Charms

Il lockdown italiano è stato il più lungo del mondo e non pare destinato a finire con una Fase 2 che
pare più una Fase 1.1 che una vera e propria riapertura, ma qual è la reazione dei cittadini ad un
provvedimento i cui risultati sono stati inversamente proporzionali alle restrizioni imposte alla
libertà personale? La situazione è stata probabilmente aggravata dalla leggerezza con cui il
governo ha approcciato l’arrivo della crisi, il 27 gennaio, 4 giorni prima della dichiarazione dello
stato di emergenza, il premier Conte proclamava a gran voce che eravamo “prontissimi”. La
reazione dei cittadini non si è fatta attendere. Svuotamento degli scaffali ai supermercati, incetta
di gel alcolici e mascherine, sull’onda di comportamenti e affermazioni senza senso dei politici,
occupati a fare aperitivi o comparsate in centri anziani che avrebbero dovuto invece essere chiusi,
le misure di precauzione sono state ignorate dagli italiani.
La chiusura dei posti di lavoro è stata vista come la possibilità di una vacanza inaspettata, piste da
sci e spiagge prese d’assalto, i ragazzi rimasti liberi dalla chiusura delle scuole si sono dati a feste e
discoteche, il virus ha ringraziato per il favorevole ambiente che gli era stato creato. Da qui a un
lockdown serrato con divieti mai visti e le forze armate a presidiare le strade il passo è stato breve,
e la reazione alle limitazioni della libertà individuale non si è fatta attendere. Il mondo si è presto
diviso in due, gli integralisti da balcone, intenti a spiare e segnalare qualunque movimento
sospetto che a loro dire infrangeva le sacre regole e quelli che si sono dimostrati insofferenti alle
limitazioni.
Premettiamo che il fatto che gli italiani siano tipicamente insofferenti ai divieti è una falsità e un
luogo comune da sfatare, percentualizzando le infrazioni sul totale dei controlli effettuati siamo al
2,6% contro il 5% dei francesi, che hanno dimostrato di essere molto meno ligi alle leggi in questo
caso. Certamente in termini assoluti quelli che hanno trasgredito regole, a volte fin troppo
cervellotiche e imposte con troppa pervicacia, sono stati tanti, ma tutto questo ha un nome ben
preciso, “reattanza psicologica”. Il termine è stato coniato nel 1966 dallo psicologo Jack Brehm.
Questi scoprì che a un’età di soli 2 anni, siamo attratti da ciò che è proibito o difficile da
raggiungere, situazione che si è verificata durante l’attuale stato di isolamento domiciliare. La
teoria della reattanza è presente anche in quella dell’autodeterminazione di De Charms, secondo
cui il bisogno di comportarsi in modo è una motivazione primaria.
Le aspettative e i sentiments personali rispetto la libertà influiscono in maniera proporzionale
sull’intensità della reattanza psicologica di fronte a una limitazione. Maggiore è l’importanza della
libertà per un soggetto, maggiore sarà la sua reattanza per intenderci; con quanta più forza si
userà per imporre le limitazioni, tanto più sarà la reazione a questo. La resistenza sarà
proporzionale alla quantità di libertà improvvisamente negata, anche se il tutto viene mitigato
dalla legittimità della fonte di limitazione. Se il governo gode di autorevolezza, la limitazione della
libertà verrà maggiormente accettata, ma la presenza massiccia di armati e posti di controllo

aumenta invece la reattanza, la reazione di fronte all’uso sproporzionato della forza per fare
rispettare le regole aumenta la reazione contraria e innesca fenomeni di ribellione.
Appena possibile, una volta tolte le limitazioni, la reazione avverrà in maniera diretta facendo
tutto ciò che era stato vietato, riempiendo bar e ristoranti piuttosto che facendo parties in strada.
Indirettamente, passeggiando anche se non piace o andando a fare la spesa nel supermercato più
lontano solo per ribadire e affermare la propria libertà di movimento per principio. Ogni
limitazione alla propria libertà aumenta l’ostilità verso chi l’ha imposta e farà diventare tanto più
importante proprio ciò che era stato proibito.
MAURIZIO DONINI