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Davvero bizzarra la comunicazione di questo Governo

Dapprima il Coronavirus fu trattato come un fatto che riguardava la lontana Cina, come se quel
Paese fosse ancora quello di Marco Polo. La sera si guardava la tv e tra un boccone e l’altro si
commentavano le immagini che giungevano da Wuhan.
Poi si scoprì che i cinesi viaggiavano, e tanto, e che in tanti erano in Italia o stavano rientrando
dalle festività del Capodanno cinese.
E subito lo slogan “Abbraccia il cinese”. Nelle tv i vari conduttori si fecero riprendere mentre
mangiavano gli involtini cinesi. Uh! Quanto sono buoni. Uh! Che delizia. Mangiateli. Non c’è da
aver paura.
A Firenze il sindaco Nardella ripreso a favor di telecamere mentre si scambiava abbracci con un
imprenditore cinese per dire “no” alle discriminazioni.
Poi i primi casi.
L’11 febbraio (dopo i primi casi nel lodigiano) ecco il primo decreto emanato allo scopo di evitare il
diffondersi di epidemie.
L’Italia, diceva Conte, “non diventerà un lazzaretto”.
Il 28 febbraio nuovo decreto “L’Italia riparte”. Il ministro dell’economia, Gualtieri, a chi gli
chiedeva del rialzo dello spread (già a 175 punti base) rispondeva “è fisiologico se si tiene conto di
questa vicenda, siamo ancora su valori assolutamente sostenibili e siamo fiduciosi che
l’andamento sarà positivo»
L’8 marzo, sempre il presidente Conte, firmò un nuovo decreto con misure rigorose per 14
province. “Non possiamo permetterci forme di aggregazione”.
I tempi dell’abbraccia un cinese erano già preistoria.
Poi arriva il Decreto “Cura Italia”.
E Schengen che Conte non ha mai voluto sospendere è stata sospeso da Macron e dalla Merkel, i
veri padroni di questa Europa.
E mentre i decreti si susseguivano, a rincorrere un virus sempre più avanti all’azione di governo,
fiorivano i commissari.
Il primo fu Borrelli. Quindi cestinata la proposta del centrodestra per un unico supercommissario
di comprovata esperienza, quale Guido Bertolaso, ecco la nomina di Domenico Arcuri a
commissario straordinario per l’emergenza coronavirus con poteri amplissimi.

Borrelli, va da se, ha già comunicato le sue dimissioni.
La battaglia contro il virus passa anche attraverso questo ma dalle parti di Palazzo Chigi qualcuno
già pensa al dopo. Perché dopo occorrerà necessariamente mettere mano alla ricostruzione del
Paese. E credo che occorrerà un nuovo ministero: quello alla ricostruzione.
Un ministero non nuovo per l’Italia. Vi fu già nel 1945. Allora alla sua guida c’era un certo Ugo La
Malfa. Prima, di tutto ciò però, passata l’emergenza Coronavirus, occorrerà far in fretta un’altra
cosa: commissariare l’attuale Governo!!!

Ascoli Piceno, 20/03/2020

Piero Celani