Via al progetto “Il traduttore in classe”: coinvolte 12 classi di 4 Comuni della Valdaso
Prenderà il via domani mattina a Monterubbiano “La voce dell’altro: il traduttore in classe”, la
principale iniziativa collaterale di BookMarchs – L’altra voce, il festival dedicato ai traduttori e alle
traduzioni editoriali, organizzato dall’Associazione Spaesamenti in collaborazione con l’Ecomuseo
della Valle dell’Aso e con il Comune di Campofilone come ente capofila.
In attesa del festival vero e proprio, che si svolgerà dal 4 all’8 settembre prossimi (con un
“aspettando il festival” nel weekend precedente) nei dodici paesi patrocinanti delle Province di
Fermo e Ascoli Piceno (Altidona, Campofilone, Carassai, Lapedona, Montefiore dell’Aso,
Monterubbiano, Monte Rinaldo, Moresco, Ortezzano, Pedaso, Petritoli e Ponzano di Fermo), la
direttrice artistica della rassegna Stella Sacchini coinvolgerà dodici classi delle scuole elementari e
medie dell’Istituto Comprensivo Vincenzo Pagani in un progetto voluto dalla dirigente scolastica
Andreina Mircoli e volto ad avvicinare gli studenti al mondo della lettura partendo da un punto di
vista “particolare”, quello, per l’appunto, del traduttore.
“Questo progetto è partito come costola del festival sia per radicarne la presenza nel territorio anche
durante l’anno sia per raccontare quella che è la sua vera anima, ossia il lavoro del traduttore” –
spiega la stessa Sacchini – “Farlo nelle scuole, poi, è particolarmente importante, perché è lì che
comincia a formarsi la coscienza dei lettori di domani”.
Secondo la direttrice artistica, inoltre, dietro al lavoro del traduttore si nasconde anche un potente
messaggio di interculturalità da veicolare tra le giovani generazioni, a maggior ragione in questo
preciso momento storico: “Tra i ragazzi e un testo scritto in una lingua straniera, e quindi per loro
teoricamente irraggiungibile, c’è il lavoro di avvicinamento del traduttore, che in questo senso
svolge un ruolo quasi di mediatore culturale” – aggiunge la Sacchini – “Così facendo i bambini
vengono educati all’incontro con l’altro, che è straniero fino a quando non lo conosciamo: ciò li
porta a scoprire mondi nuovi e cose di loro stessi che non sapevano, imparando allo stesso tempo il
vero significato del termine ‘accoglienza’”.