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Infolampo: Riforma sanità – Facebook

Riforma della sanità regionale: Cgil Marche, ribadiamo
nostre critiche
Barbaresi: preoccupa “l’impianto di una legge che sembra preludere a un cambiamento degli assetti del
Servizio sanitario e dello stesso welfare marchigiano, con un massiccio ingresso di partner privati”
A cosa servono sperimentazioni gestionali pubblico-privato nella sanità marchigiana? Cosa deve
contenere una legge che le disciplini? E soprattutto è questo il nuovo
orizzonte della sanità delle Marche? Queste sono solo alcune, delle
domande che le Segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil hanno fatto alla
giunta regionale e al consiglio che si accinge a discutere la proposta di
legge n. 145 che disciplina, appunto, le sperimentazioni gestionali
pubblico-privato in sanità.
“Abbiamo più volte ribadito alla Regione il nostro giudizio critico e le
nostre preoccupazioni rispetto all’impianto di una legge che sembra
preludere a un cambiamento degli assetti del Servizio sanitario
regionale e dello stesso welfare marchigiano, con un massiccio
ingresso di partner privati”, dichiara Daniela Barbaresi, segretaria
generale della Cgil Marche.
Innanzitutto la legge riconosce alla giunta regionale un’ampia
autonomia decisionale, che sfiora la discrezionalità, sull’adozione di
sperimentazioni gestionali in tutti gli ambiti del Servizio sanitario
regionale, nonché in ambito sociale.
Riconosce poi condizioni di particolare favore ai soggetti privati che
presentano progetti di sperimentazioni gestionali e fa un generico
richiamo agli enti del Terzo Settore, senza tuttavia “privilegiare nell’area del settore privato il
coinvolgimento delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale”, come esorta a fare la normativa
nazionale.
Inoltre, si ritiene discutibile procedere all’adozione di una legge per disciplinare sperimentazioni prima
della definizione di un nuovo Piano sanitario regionale a cui far riferimento per possibili modifiche degli
assetti organizzativi relativi alla rete dei servizi ospedalieri, territoriali e di prevenzione.
E’ poi fortemente lacunoso l’aspetto del monitoraggio e della verifica dei risultati delle sperimentazioni:
si prevede che la giunta regionale autorizzi l’attuazione di programmi di sperimentazione gestionale di
durata fino a 6 anni, condizionata a mere verifiche intermedie, senza che ne sia stabilità alcuna cadenza,
peraltro in contrasto con le norme nazionali che stabiliscono verifiche annuali e, poi verifiche al termine
del primo triennio di sperimentazione.
Infine, si ritiene indispensabile chiarire bene le modalità di utilizzo del personale pubblico dipendente dal
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Facebook & Co, tutte le manipolazioni di cui non ci
accorgiamo
Per ogni sito web 100 attori raccolgono i nostri dati. Con meccanismi intrusivi raffinati. Il garante Ue:
«La tecnologia è in simbiosi col potere». Nuove regole in arrivo: Zuckerberg rischia una multa da 1,6
miliardi.
di Giovanna Faggionato
La proporzione è impressionante: per ogni visita a un sito web, in media ci sono 100 parti terze, cioè
soggetti altri, pronte a raccogliere le nostre tracce, cercando di limitare il più possibile la loro
responsabilità sui dati raccolti. Un labirinto in cui ci muoviamo con disinvoltura, spesso senza accorgerci
di stare lasciando impronte a ogni parete, osservati da occhi che nemmeno vediamo. La cifra è riportata
nell’ultimo documento dedicato alla manipolazione online, pubblicato dal garante per la privacy europea.
ECOSISTEMA DIGITALE GLOBALE. E l’ecosistema digitale «funziona allo stesso modo a livello
globale», ha spiegato il presidente dell’authority per la protezione dei dati di tutti i cittadini europei,
Giovanni Buttarelli, a chi proprio il giorno dopo lo scandalo Cambridge Analytica gli chiedeva di
eventuali timori per la profilazione politica degli utenti nel voto italiano.
SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG. Ovunque si trova la «mancanza di trasparenza», la possibilità di
raccogliere dati tramite una lunghissima serie di strumenti, dalle fan page alle reti wi-fi fino a quiz
psicologici, spesso capaci di diventare virali. «Gli ultimi test ci dicono che ci sono molte novità, nuove
fonti di dati e diverse modalità di collezionarli. Cambridge Analytica è solo la punta dell’iceberg», ha
commentato il garante Ue. E in effetti era appena l’inizio.
Il giudizio di Buttarelli sembrerebbe distopico, ma è fondato sui più aggiornati studi in materia di
trattamento dei dati. E la sua conclusione è inquietante. Il sistema del microtargeting e della
manipolazione online, cioè quel meccanismo per cui i dati degli utenti vengono raccolti, poi profilati e
infine gli utenti diventano target di campagne specifiche commerciali o di opinione, sta compromettendo
un numero di diritti e libertà fondamentali dei cittadini. Il problema è reale e urgente. E non è un caso che
negli ultimi anni il garante abbia lavorato assieme alla Commissione Ue soprattutto al nuovo regolamento
per la protezione dei dati destinato a entrare in vigore il 25 maggio 2018.
RISCHIO DI UNA MULTA MILIARDARIA. Le nuove norme prevedono di riportare i dati sotto il
controllo dell’utente e considerano le preferenze politiche una tipologia speciale di informazioni che
vanno particolarmente salvaguardate e il cui utilizzo quindi è assai limitato. Se quelle regole fossero già
legge oggi, Facebook avrebbe rischiato una multa pari al 4% del suo fatturato, come ha spiegato Max
Schrems, l’attivista austriaco che ha portato per primo la società di Zuckerberg in tribunale e che ora con
la sua organizzazione non governativa No of Your Business (Noyb) si prepara a nuove cause basate sul
regolamento. Avrebbe pagato dunque 1,62 miliardi di dollari: forse anche troppo poco per quello che il
colosso americano si sta comprando di noi.
Il documento dell’authority Ue è un pugno in faccia nella descrizione del design del sistema digitale e dei
suoi effetti sulla sfera pubblica. App, social network, siti, si potrebbe riassumere, sono costruiti per
indurre il navigatore a lasciare più tracce possibili, esattamente come la merce sugli scaffali di un
supermercato è disposta in modo da far spendere di più al visitatore. Secondo il garante europeo gli
algoritmi riescono a massimizzare l’attenzione dell’utente e le preferenze, rendendolo quindi ancora più
facilmente manipolabile.
PRATICHE DI PROFILAZIONE DIFFUSE. La lista dei dati che forniamo a ogni passaggio nel web è
lunghissima: ogni volta che un dispositivo mobile si connette a una torre di telefonia o a un satellite Gps
viene registrato il luogo e il tempo di connessione, ricorda il report dell’authority, o i punti di accesso del
wi-fi registrano l’indirizzo ip, poi ci sono le cronologie di navigazione, degli acquisti, i “mi piace”, le
condivisioni, le immagini immagazzinate dai Cctv, le tivù a circuito chiuso che possono essere anche
normali telecamere su pc. Ma le pratiche di profilazione si sono affinate e valutano alcune caratteristiche
comportamentali complesse in base a schemi predefiniti registrati dai software come il comportamento
normale.
“Alcune società si specializzano nella valutazione delle persone sulla base di cinque tratti di personalità

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zuckerberg-cambridge-analytica/218828/