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Infolampo: Iussoli – Voucher

iussoli017Tutte le bugie sullo Ius soli
Il sociologo Francesco Carchedi e il “Cittadinanza Day”. “È una battaglia di civiltà. In discussione c’è un
diritto, non una concessione. La strumentalizzazione di chi è contrario, e che sfrutta le paure del
terrorismo, diffonde solo falsità”
di Maurizio Minnucci
“La speranza è che questa battaglia sacrosanta possa davvero condurre alla legge sulla cittadinanza.
Perciò è importante la mobilitazione di oggi (13 ottobre, ndr) appoggiata da tante organizzazioni e
associazioni, cittadini, studiosi, e anche da alcuni
parlamentari che non si sono arresi”. Francesco Carchedi,
sociologo, docente di Politiche e servizi sociali
all’Università La Sapienza di Roma, parla così del
“Cittadinanza Day”, la manifestazione a Montecitorio che
vede tra i protagonisti anche i sindacati per sostenere lo Ius
soli, finito in un vicolo cieco del Senato. “Prendiamo atto
in particolare – osserva Carchedi – dell’impegno di Luigi
Manconi, che è stato bravissimo a non mollare dopo che la
ministra Boschi aveva detto non c’era più nulla da fare e
che la legge sarebbe stata abbandonata da questa
legislatura. Lui invece ha rilanciato con la bella e
innovativa idea dello sciopero della fame alternato, che sta
coinvolgendo tante persone e ha fatto da apripista alla
manifestazione. Stiamo parlando di questioni civili che
appartengono a tutti”.
Rassegna Professore, lei segue da anni questi temi. Quando e perché nasce lo Ius soli?
Carchedi Pensate che fu istituito da Romolo, primo Re di Roma, come passo successivo allo Ius asylum.
Due istituti pensati all’epoca per popolare la città concedendo asilo ai perseguitati. È per questo che poi ci
fu il famoso Ratto delle Sabine, perché in tanti ottennero la cittadinanza ed erano per la maggior parte
uomini, quindi bisognava riequilibrare i generi. Fa sorridere che un istituto così nobile, pensato oltre 2700
anni fa, oggi non venga riconosciuto ai 7-800 mila giovani nati da genitori stranieri che vivono nel nostro
paese. Chi si appella alla retorica dell’impero o alla grandezza dall’Antica Roma, per difendere ciecamente
l’italianità, forse se l’è dimenticato.
Rassegna Estremismi a parte, però, le resistenze oggi sono tante. Secondo una recente ricerca
dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza, la legge sulla cittadinanza ha avuto negli ultimi anni un crollo
di consensi, passati dall’80 per cento del 2014 all’attuale 52 per cento. Come lo spiega?
Carchedi Nei sondaggi d’opinione le persone rispondono influenzate dalla contingenza, dal momento in
cui viene posta la domanda. In questi tre anni in Europa abbiamo avuto attentati cruenti, fatti da persone
che avevano la cittadinanza del paese in cui sono cresciuti. Ciò ha fatto pensare a qualcuno che i
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Pensioni, lavoro, contratti,
giovani.Il Governo dia risposte.

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Nuovi voucher, vecchi problemi
Nel 2016 sono stati più di 134 milioni i voucher utilizzati per la retribuzione del lavoro accessorio. Un
fenomeno che ha riguardato circa 1,7 milioni di lavoratrici e lavoratori. Ora, l’introduzione dei nuovi
strumenti di retribuzione occasionale sembra addirittura facilitare il sommerso, mettendo a rischio
soprattutto le donne. Capiamo perché
di Alberto Mazzon
Di lavoro accessorio si parla dal 2003, anno a cui risale l’introduzione della remunerazione delle attività
lavorative occasionali di breve durata, sia domestiche, che in settori come quello alberghiero e della
ristorazione. La progressiva liberalizzazione che ha accompagnato l’uso dei voucher – il sistema di
pagamento alla base del lavoro accessorio – ne ha poi determinato una straordinaria espansione tra il 2012
e il 2016. Un successo che al lavoro accessorio è costato dure critiche – come quella di essere oggetto di
abusi e responsabile di un’eccessiva precarizzazione del lavoro – tanto che la Cgil ne aveva proposto
l’abolizione con un referendum abrogativo che poi è stato anticipato dalla decisione del governo di
abrogare la normativa sul lavoro accessorio a marzo 2017, e dalla promessa di impegnarsi a fornire a
famiglie e imprese uno strumento alternativo per la retribuzione delle prestazioni di lavoro occasionali.
Da luglio 2017 è dunque iniziata la fase di sperimentazione del Libretto famiglia (Lf) e del Contratto di
prestazione occasionale (Cpo), due strumenti di pagamento nati per sostituire i voucher. In seguito
all’abolizione dei voucher, infatti, molte delle prestazioni accessorie rischiavano di essere relegate
all’economia sommersa, come ricordato anche dal Rapporto Annuale Inps 2017[1]. Un rischio che ha
toccato soprattutto le lavoratrici, che nel 2016 non solo costituivano la maggior parte dei lavoratori
accessori, ma che percepivano in molti casi un numero di voucher maggiore rispetto agli uomini
Il libretto di famiglia è riservato alle persone fisiche per la retribuzione di lavoratori domestici (in attività
come pulizie, assistenza e ripetizioni private). Il contratto di prestazione occasionale è rivolto invece a
imprese con non più di cinque dipendenti, lavoratori autonomi, pubbliche amministrazioni, associazioni e
altri enti privati. Tutti i datori di lavoro che intendono utilizzare i nuovi strumenti sono tenuti a creare un
portafoglio elettronico sulla piattaforma online dell’Inps. Entrambi gli strumenti prevedono il pagamento
di una somma di denaro comprensiva sia del compenso per il lavoratore che dei contributi e delle spese di
gestione trattenute dall’Inps. Come accadeva con i voucher per lavoro accessorio, il lavoratore percepisce
un compenso orario netto (fissato a 8 euro per il Lf e 9 euro per il Cpo) a cui si aggiungono i contributi in
Gestione separata Inps e il premio assicurativo Inail, entrambi a carico del datore.
I due strumenti interessano un considerevole bacino di potenziali utenti, dato che nel 2016 circa 1,7
milioni di lavoratori accessori hanno ricevuto complessivamente più di 134 milioni di voucher.
Nonostante ciò, stando a quanto comunicato dall’Inps il 30 agosto[2], i prestatori retribuiti con Lf o Cpo
tra luglio e agosto 2017 sono stati solo 6.742, di cui appena 686 lavoratori domestici. Secondo le
proiezioni Inps, anche a pieno regime i nuovi voucher coinvolgeranno un numero di lavoratori di poco
superiore a 320.000, appena il 20% dei prestatori di lavoro accessorio nel 2016. È quindi ragionevole
sospettare che molte delle prestazioni che erano emerse grazie al lavoro accessorio, regolato dalla
precedente normativa sui voucher, siano ritornate a essere svolte in nero. Le ragioni dello scarso utilizzo
dei due nuovi strumenti sono molteplici e diverse.
Una prima ragione che si potrebbe individuare per il mancato successo dei nuovi voucher è l’esclusione
delle imprese con più di 5 dipendenti dall’uso del Cpo. Tuttavia, guardando la Figura 2 notiamo che le
persone fisiche, gli enti giuridici e le imprese senza dipendenti costituivano quasi la metà dei datori di
lavoro accessorio nel 2016. Anche senza aggiungere le imprese con meno di 5 dipendenti il numero
potenziale di datori di lavoro supera di gran lunga i soli 16.250 che si sono registrati sulla piattaforma
Inps. Per questa ragione è improbabile che la restrizione riguardante il numero di dipendenti sia l’unica
determinante dello scarso utilizzo di Lf e Cpo.
Forse, un ruolo chiave dello scarso utilizzo dei contratti per collaborazione occasionale è stato giocato
dall’obbligo per i datori di lavoro di creare il portafoglio elettronico online. Qualcosa che può aver
rappresentato un ostacolo per quella parte di datori che ha meno dimestichezza con le nuove
tecnologie[3]. Nel 2016, ad esempio, alla vendita telematica era stato preferito l’acquisto in tabaccheria
per l’80% dei voucher venduti. Questo vale soprattutto per le famiglie, ma anche per quei piccoli e
piccolissimi imprenditori che spesso non hanno le risorse sufficienti per seguire il lungo iter burocratico
che prevede la registrazione sulla piattaforma Inps.
Dai dati riportati dall’Inps emerge soprattutto che il libretto di famiglia non è riuscito a proporsi come uno
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