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Infolampo: Sviluppo – Medicina

sviluppo-sostenibileSviluppo sostenibile, scelta obbligata
L’Italia si colloca al trentesimo posto della graduatoria Osce. Urgono incisive politiche di transizione
energetica ed ecologica, forti investimenti sull’innovazione e il capitale umano, oltre che strategie volte a
ridurre le disuguaglianze sociali
di Nuccio Iovene
Lunedì 2 ottobre il Consiglio dei Ministri ha finalmente varato la “Strategia nazionale di Sviluppo
Sostenibile”, il documento con cui il Governo Italiano delinea la strada che intenderà percorrere per il
raggiungimento degli obiettivi indicati dall’Agenda 2030
approvata dall’ONU. Qualche giorno prima l’Asvis
(l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile,
l’organismo nato il 3 febbraio 2016 che raccoglie oltre
170 tra istituzioni e reti della società civile), presentando
il suo rapporto annuale, aveva ricordato come l’Italia
continui a non essere in una condizione di sviluppo
sostenibile e, a meno di un cambiamento radicale del
proprio modello di sviluppo, non in grado di centrare né
gli obiettivi da raggiungere entro il 2020, né quelli fissati
al 2030.
Rispetto ai 17 obiettivi prospettati dalle Nazioni unite
(porre fine alla povertà; porre fine alla fame nel mondo;
assicurare salute e benessere; fornire un’educazione di
qualità; raggiungere l’uguaglianza di genere; garantire a tutti l’accesso all’acqua e a strutture igienico
sanitarie; garantire energia economica e sostenibile; incentivare crescita, occupazione e lavoro dignitoso;
promuovere l’innovazione; ridurre le diseguaglianze; promuovere città inclusive e sostenibili; incentivare
produzione e consumo sostenibili; condurre la lotta ai cambiamenti climatici; promuovere la tutela del
mare; promuovere la protezione dell’ecosistema terrestre; incentivare società pacifiche; rafforzare il
partenariato per lo sviluppo sostenibile) secondo il rapporto dell’Asvis il nostro Paese è in una situazione
critica per la metà di essi essendo ancora fermo su quattro di questi (Energia, Occupazione, Città
sostenibili e Cooperazione internazionale) e in netto peggioramento su altri quattro (Povertà, Gestione
delle acque, Disuguaglianze ed Ecosistema terrestre).
L’aggiornamento al 2017, riportato nel rapporto, dell’Indice elaborato dal Sustainable Development
Solutions Network (SDSN) e dalla Fondazione Bertelsmann utilizzando 62 indicatori elementari
conferma la posizione insoddisfacente del nostro Paese, anche rispetto agli altri Paesi OCSE: l’Italia si
colloca al trentesimo posto della graduatoria, confermando che per nessun obiettivo la condizione appare
in linea con il loro raggiungimento. L’Asvis non si limita, nel suo rapporto, ad analizzare la situazione
attuale, ma avanza anche proposte concrete per il breve e medio periodo tra cui quelle di completare l’iter
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Valdagno, dove la spesa sociale è
superiore alla media nazionale

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Donne, una medicina tutta per sé
Medicina di genere: perché il corpo delle donne non è uguale a quello degli uomini. Poiché non basta
una laurea per avere buon senso, e frizzi e lazzi sul femminismo che allunga le mani sulle pasticche per il
mal di testa si sentono ovunque, arriva per fortuna all’interno di un simposio medico che si occupa di
diabete, tumori, malattie rare, vaccini e nuove scoperte, una intera sessione dedicata alla “Salute delle
donne” con ben otto incontri tra specialisti di diverse discipline e un convegno finale, al “Forum della
sostenibilità e opportunità del settore salute”, in una affollatissima due giorni a Firenze.
di Silvia Garambois
Si è sempre guardato (anche) alla medicina come a cosa unisex, partendo dal corpo dell’uomo. Viene
fuori invece – tanto per fare un esempio – che le donne mediamente soffrono di osteoporosi 15 anni prima
degli uomini, mentre le malattie cardiovascolari si manifestano più tardi, 10 anni dopo, ma in maniera
“esplosiva”. Altro che mestruazioni…
Della medicina per le donne si sa poco o niente, giusto quel che ci racconta la pubblicità. Messi da parte i
problemi di bellezza (le ascelle maltrattate, i prodotti per il viso magnificati con parole magiche, ultima
l’acqua micellare), dalla pubertà alla menopausa sappiamo che: le ragazzine hanno un gran prurito “là”, le
giovani signore – oltre a fare un gran consumo di assorbenti igienici dalle forme più stravaganti -, sono
affette da stitichezza o da “quel mal di testa”, quando l’età avanza troviamo belle e raffinate donne
incontinenti la cui unica preoccupazione è il cattivo odore in ascensore, oppure che hanno la dentiera che
balla, o il ginocchio sifolino per cui non riescono più a essere valide multitasking alle prese con la casa, i
nipoti, le aspettative sociali. Un disastro! Massima solidarietà a quel signore (anche lui incontinente) che
ci ha raggiunte nella TV di chi viene irriso per problemi di salute “di genere”.
Se siano pubblicità sessiste, offensive o semplicemente ridicole sta alla sensibilità di chi le guarda (ma
alcune sono proprio offensive). Quella che manca è però una – necessaria – cultura diffusa sulla medicina
al femminile. “L’adolescenza spesso è caratterizzata da problemi legati all’autostima, alla capacità di
accettarsi, alla relazione con gli altri e con il cibo”, spiega Marco Gambacciani che, dopo una lunga
esperienza a San Diego, dirige oggi un centro di eccellenza a livello internazionale a Pisa, dedicato alla
salute della donna e soprattutto alla sua terza età: “Nella giovane donna – continua – è fondamentale il
controllo anche vaccinale delle malattie sessualmente trasmissibili, la prevenzione oncologica, la
salvaguardia della fertilità”. Poi, via via che il tempo corre, si apre l’ampio capitolo della tutela della
gravidanza, fino ad arrivare alla terza età.
A fronte di 7 milioni di donne in età fertile, nel nostro Paese ci sono dieci milioni di donne in menopausa.
E per loro il problema è innanzitutto la qualità della vita: sono gli aspetti che coglie al volo la pubblicità,
che conosce i punti deboli che raramente le donne “confessano” al ginecologo.
Ma sono paure e vergogne da sfatare, intanto con la conoscenza: aiuta sapere che un terzo delle donne in
menopausa – per quanto attivissime e lontane da pensionamenti – soffre di atrofia vaginale, e che questo
provoca problemi a una grande maggioranza di loro nei rapporti intimi con il partner; aiuta soprattutto
sapere che la medicina ha molte e semplici risposte a un problema che riguarda così profondamente la
qualità e il benessere della vita e delle relazioni.
Anche perché tra i tanti dati ce n’è uno che rattrista assai: troppe donne decidono di “subire”
(dolorosamente) il rapporto con il loro partner per la paura di sfasciare la famiglia, dopo una vita insieme.
E torna in mente l’epoca lontana, e che speravamo sepolta, in cui le sposine indossavano camicie da notte
con sopra ricamato “Non lo fo per piacer mio…”.
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